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Ancora 50 giorni al blackout elettorale.
Poche persone, tra Regionali e Amministrative, sanno che il 20 settembre un referendum deciderà sul taglio della rappresentanza.
Chiediamo a chi ci segue di
✔️aggiungere al nome profilo #IoVotoNO
✔️informarsi e informare
✔️🔁e ♥️ #IoVotoNO
La Costituzione divide e riequilibra i poteri dello Stato distribuendo pesi e contrappesi; quando ci viene proposto di appesantire o ridimensionare un potere, dovremmo verificare se è previsto simultaneamente il contrappeso che permetta di rimanere in equilibrio.
Non danno questa garanzia né i preannunciati correttivi legati alla sopravvivenza di una maggioranza precaria, né un'ipotetica buona legge elettorale, modificabile in qualsiasi momento, in quanto legge ordinaria.
Riguardo ai costi, una regola tacita è patrimonio comune dei costituzionalisti: non si fa economia a discapito delle istituzioni democratiche. Non rispettarla oggi potrebbe comportare la proposta di un Parlamento di 100 membri domani, e dopodomani l'eliminazione dello stesso.
Se, poi, la vera questione fosse il contenimento dei costi, dimezzare le indennità agli attuali parlamentari comporterebbe un risparmio assai maggiore che diminuire del 36,5% i rappresentanti a stipendio immutato; è semplice matematica.
Sebbene sia comprensibile il malcontento provocato da un ceto politico giudicato incapace e corrotto, è controproducente individuare e colpire come responsabili gli spazi di rappresentanza democratica, in vece di chi li ha poco degnamente occupati.
Il numero medio di abitanti per deputato eletto alla Camera passerebbe da 96.006 a 151.210, collocandoci all'ultimo posto nella UE (siamo già al 23° su 27 Paesi); lo stesso rapporto al Senato aumenterebbe da 188.424 a 302.420, con notevoli discrepanze tra una Regione e l'altra.
A una diminuzione di seggi corrispondono collegi più ampi, maggior potere per chi esercita la rappresentanza, e minore capacità di influenzare l'eletto per i rappresentati. La teoria per cui il taglio creerebbe una scrematura virtuosa sulla classe dirigente è tutta da dimostrare.
È più prevedibile il contrario. I responsabili di partito, in sede di redazione delle liste elettorali, prima collocano nei collegi sicuri il notabilato fedele al partito, e in seconda battuta riservano posti residui per le figure più critiche, più preparate, più indipendenti.
Essendo tali persone molto meno di un terzo degli eletti, saranno queste ad essere tagliate, non il potere della “casta”. Si inficia così uno dei motivi principali di questo taglio. La riforma darebbe ancora più potere a chi utilizza le istituzioni per fini personali e partitici.
La revisione è presentata come necessità per elevare l'efficienza delle Camere, laddove il rallentamento dell'iter legislativo dipende da veti, personalismi, inconciliabilità programmatiche e scarsa attitudine alla mediazione, elementi che non sarebbero scalfiti dal taglio.
Al contrario, la diminuzione dei parlamentari potrebbe comportare criticità nel funzionamento delle Assemblee, soprattutto in relazione alla composizione delle Commissioni, dove sarebbe a rischio, specialmente al Senato, la rappresentanza proporzionale dei gruppi.
Questa revisione costituzionale, oltre a portare i deputati da 630 a 400 e i senatori elettivi da 315 a 200, ci chiede anche di dotare ogni Provincia Autonoma (Trento e Bolzano) di un numero minimo di 3 seggi senatoriali, equiparandola a una Regione.
Ciò provocherebbe squilibrio nella rappresentanza territoriale (171.579 ab./senatore in Trentino-Alto Adige, 327.872 in Sardegna) e impossibilità, per minoranze consistenti, di eleggere senatori in Friuli, Liguria, Marche, Umbria, Abruzzo, Basilicata, Sardegna (da 3 a 5 seggi).
Infine, due conseguenze più lievi:

1) il taglio comporterebbe l'aumento del peso relativo dei 58 delegati regionali rispetto al Parlamento in seduta comune (dal 5,7% all'8,7%) nell'elezione del Presidente della Repubblica;
2) il previsto limite di 5 senatori a vita di nomina presidenziale (art. 59), in carica contemporaneamente, restringerebbe la prerogativa del Capo dello Stato che dovesse iniziare a svolgere il mandato con tutti i seggi occupati per nomine precedenti.
Abbiamo già l'hashtag vincente (e 280 caratteri per tweet).
Anche 4 anni fa, all'inizio, sembrava impossibile difendere la Costituzione.
Coerentemente, punteremo al merito della riforma, non distraendoci con polemiche partitiche.
Con impegno, riusciremo anche stavolta.
#IoVotoNO
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