Ieri ero a Radio Blackout per parlare di biometria, riconoscimento facciale e videosorveglianza. Lo spunto è ciò che sta avvenendo a Torino: potremmo parlare di città-esperimento permanente sulle tecnologie di sorveglianza. Sotto alcune riflessioni: radioblackout.org/podcast/videos…
leggendo e analizzando i progetti che spuntano in tutta Italia, emerge uno strumento fondamentale per la diffusione e giustificazione delle videocamere: possiamo infatti parlare di lessico della videosorveglianza
1) le videocamere sono descritte come strumenti per "prendersi cura" dello spazio urbano e dei cittadini: la cura del prossimo diventa in realtà una forma di monitoraggio continuo e invasivo nei confronti della persona
2) l'obiettivo delle videocamere è "migliorare la percezione di sicurezza": non importa se i reati sono in calo, ciò che conta è la presenza di oggetti visibili che ci ricordano che c'è il rischio che qualcuno commetta un crimine
3) le videocamere sono ad "elevata tecnologia": la qualità tecnologica diventa l'unico valore da tenere in considerazione, oscurando e mettendo da parte ogni riflessione sui rischi e le criticità della tecnologia
