Buon #Ferragosto a tutti con un bel #cinethread registrato sul Film Ferragostano per eccellenza degli ultimi 40 anni: Un Sacco Bello, girato nella Roma deserta dell'estate 1979, esordio alla regia di Carlo Verdone foraggiato e incoraggiato da Sua Maestà Sergio Leone.
1) Già l'inizio è memorabile. Verdone avrebbe far voluto ballare Enzo su "Traintime" dei Cream, ma i diritti costavano troppo: così Leone gli consigliò di lasciar lavorare Morricone (“Famola fà a Ennio che c'aa fà uguale!”), che s'inventò questo splendido pezzo quasi fotocopia.
2) Il passaggio più celebre della colonna sonora è però il fischio malinconico e annoiato, perfetto per le città deserte d'estate, che trascina le vite dei tre protagonisti: merito di Alessandro Alessandroni del quale Morricone aveva già sfruttato le doti negli spaghetti-western.
3) Verdone si fa in sei e ognuno ha il suo personaggio preferito: per esempio, difficile restare indifferenti davanti a questo magnifico pezzo comico in cui il coatto Enzo s'inventa incidenti mai avvenuti: più che le parole, guardate le smorfie, l'espressività, i tic...
4) Capita che in alcune scene siano inquadrati due personaggi contemporaneamente. In quel caso la soluzione è artigianale: uno dei due non è Verdone - come in questo caso don Alfio, che è palesemente un altro attore.
5) Solo uno riesce a rubare la scena a Verdone e quell'uno è Mario Brega, caratterista di lungo corso che folgorò Verdone quando lo vide arrivare a casa Leone reggendo una grossa cassa di frutta e verdura. I pizzicotti sulle guance lasciarono a Verdone i lividi per molto tempo.
6) Verdone impiegò particolare cura verso il personaggio di Mario Brega (che nel film si chiama come nella realtà), tenero e volgare, chiassoso e contraddittorio: "So' comunista cosììì!" urla, mentre sfoggia al collo un vistoso crocifisso.
7) "Ancora oggi succede che qualcuno mi ferma per strada e mi chiede: mi dici "a stronzo"?". Isabella De Bernardi (Fiorenza) era la figlia 16enne dello sceneggiatore Piero: un giorno Verdone la sentì litigare con la sorellina, rimanendo molto colpito dalla sua parlata.
8) Commedia più malinconica di quello che sembra, con una punta di romantico squallore: il goffo racconto dell'ingenuo Leo sulla sua storia con una "cugina di Viterbo" potrebbe benissimo essere lo spunto per un noir di periferia alla Garrone o stile fratelli D'Innocenzo.
9) Oppure la bomba che scoppia all'improvviso verso la fine (non la prima, a quanto pare: si accenna a una scoppiata in precedenza in Campidoglio), un classico del periodo, che non coglie neanche tanto di sorpresa i tre protagonisti. Verdone non ne spiegherà mai l'origine.
10) Ma il cuore del film, sulla solitudine ferragostana dei tre personaggi, è nell'agendina che Enzo sfoglia compulsivamente in cerca di qualcuno con cui passare Ferragosto: ce la immaginiamo piena di donne, invece Elettrauto, Stadio Olimpico, Olimpico Stadio, "Volsgahen"...
Per altri racconti e curiosità sul film, ne ho aggiunti un altro po' qui:
Che succede? Che si avvicina #Sanremo2024 e allora, come ogni anno, il consueto MEGA-THREAD sanremese con la top 30 delle mie canzoni preferite dei Festival di cui ho memoria (quindi, a spanne, dal 1989 a oggi).
30) "Cosa resterà (degli anni '80)" (Raf, 1989). "Anni ballando ballando/Reagan Gorbaciov", nove mesi prima della caduta del Muro. La giacca rossa di Raf a Sanremo 1989 è uno dei miei primi ricordi in assoluto, non solo in tv, insieme ai testi del Festival su Sorrisi & Canzoni.
29) "Lasciarsi un giorno a Roma" (Niccolò Fabi, 1998). "Il pavimento/del paradiso sei per me". L'energia del romano Niccolò Fabi, indie prima che il termine non esistesse ancora, vestito come uno studente di liceo invitato a un compleanno.
Stasera a Celtic Park l'Atletico Madrid indosserà una divisa speciale, maglia rossa e calzoncini blu, per celebrare Celtic-Atletico 0-0, semifinale d'andata di CoppaCampioni 1973-74: la dimostrazione che il calcio "di una volta" non era così bello come lo si dipinge oggi.
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A riassumere le scorrettezze di quella partita basterebbe il tabellino: tredici cartellini estratti dall'arbitro turco Babacan, dodici dei quali ai danni dell'Atletico. Ma le immagini televisive renderanno ancora meglio la brutalità di Celtic-Atletico 1974.
L'Atletico era allenato dall'argentino Juan Carlos Lorenzo, ex tecnico della Lazio (dove sarebbe tornato negli anni 80) e santone del calcio sudamericano: per esempio, era il ct dell'Argentina che ai Mondiali 1966 aveva scioccato l'Europa per lo stile di gioco "machiavellico".
6 anni dopo aver spedito in rete un pallone che gli era valso il Premio Puskas, Olivier #Giroud ha cambiato consonante e ha soffiato palla a Puscas. Viaggio nel pazzo mondo dei portieri casuali di Serie A, a cominciare dall'unica volta che era capitata al Milan... 100 anni fa!
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Accadde 100 anni fa, il 4 novembre 1923: un Milan-Pro Vercelli 1-3 in cui il portiere Midali fu espulso al 72' per "un atto di giustizia sommaria" secondo la Gazzetta. Le sostituzioni non esistevano: in porta andò il difensore Rinaldo Bronzini, che riuscì a non prendere gol.
Singolare quel che accadde in Milan-Bologna del 28 febbraio 1982, quando Rosario Lo Bello (non ancora famigerato presso i milanisti) espulse Piotti per una scaramuccia con Franco Colomba, ma con democristiana prontezza fischiò la fine della partita subito dopo.
"Nervi saldi, cervello fresco e grandi gambe". 25 anni fa, il #27luglio 1998, sul Col du Galibier, il tormento e l'estasi di Marco Pantani (anzi PAN-TA-NI, come scandiva immancabilmente Adriano De Zan): chi c'era, non potrà mai dimenticare.
Partito con un ritardo di 3'01" dalla maglia gialla Ullrich, a 47 km dal traguardo Pantani inizia a "sentire le voci", come ha scritto quella mattina Gianni Mura su Repubblica. Prende atto che Ullrich non lo segue, aspetta per un po' Leblanc ma poi molla anche lui al suo destino.
La Grenoble-Les Deux Alpes diventa presto un calvario per Ullrich, che ancora arranca sul Galibier quando Pantani ha già scollinato ed è in discesa - con un unico brivido quando pensiamo che sia caduto ancora, e invece sta solo indossando la mantellina offerta da Orlando Maini.
Un anno ai Giochi di Parigi che inizieranno il #26luglio 2024. E allora THREAD ispirazionale con i 30 momenti olimpici più belli della nostra vita (o perlomeno da Seul 1988 in poi). Bonus track: l'ultimo dei tre podi tricolore della storia, conquistato dalle fiorettiste a Londra.
30) Nell'inferno di Sant Sadurnì d'Anoia lo sprint di Fabio Casartelli sull'olandese Dekker e il lettone Ozols a Barcellona 1992, nell'ultima edizione olimpica in cui il ciclismo era ancora limitato ai dilettanti.
29) Atene 2004, l'unico oro femminile conquistato negli sport di squadra: il Setterosa di Pierluigi Formiconi, Melania Grego, Tania Di Mario, che risale dalla buca di un -2 nei supplementari contro le padrone di casa, com'era riuscito ai maschi dodici anni prima.
25 anni fa, il #30giugno 1998, andò in scena una delle più grandi partite della storia dei Mondiali e contemporaneamente uno dei momenti più tragici della storia del giornalismo sportivo, per giunta sulla BBC, ad opera di Brian Moore e Kevin Keegan. Ma andiamo con ordine.
La partita in questione è Argentina-Inghilterra, ottavi Francia 1998, stadio Geoffroy-Guichard di Saint Etienne. Una partita che vive di momenti di grande cult, come il celebre assolo del Wonder Boy Michael Owen che, nell'estasi del momento, a molti inglesi ricordò Maradona.
L'Argentina arpiona il pareggio a fine primo tempo con questo geniale schema su calcio piazzato dal limite: tutti si aspettano la parabola di Veron o la stangata di Batistuta, invece...