Oggi ricorre l’anniversario della repressione della Primavera di Praga. Che influenza hanno avuto quegli eventi sulla Ostpolitik di Willy Brandt, iniziata un anno più tardi e destinata secondo molti a mutare la Guerra Fredda in Europa? (thread lungo, colpa di @MariuzzoAndrea) 
Nel 1968 Brandt era Ministro degli Esteri del primo governo di Grande Coalizione, nato un anno prima per contrastare la crisi economica. Ne approfittò per favorire prime iniziative clamorose, come la riapertura delle relazioni con la Jugoslavia di Tito.
Soprattutto, diede impulso ai contatti “dal basso” con i paesi dell’est (commerciali, culturali, scientifici), nella convinzione che questi avrebbero promosso l’evoluzione in termini pluralisti delle società del blocco orientale.
Era un’idea che Brandt nutriva da quando aveva assistito da sindaco di Berlino alla costruzione del muro. La “Primavera di Praga” sembrò il primo successo di quella strategia e la dimostrazione di una possibile convergenza tra socialdemocrazia e “socialismo dal volto umano”.
La repressione sovietica mise fine a quelle speranze e a Brandt giunsero critiche di irresponsabilità (oggi dimenticate) sia in patria che fuori. Lui stesso ne trasse due conclusioni che avrebbero caratterizzato la sua politica estera una volta divenuto Cancelliere (fine 1969):
1) non si poteva lavorare per cambiare quanto c’era a est (inclusa l’esistenza della DDT) se prima non se ne riconosceva l’esistenza pubblicamente. Sembra poco ma per la politica estera tedesca dell’epoca equivaleva a una rivoluzione copernicana, difficile da digerire per molti.
Tutti conoscono le foto di Brandt al ghetto di Varsavia; pochi sanno che un sondaggio dello Spiegel rivelò che una maggioranza dei tedeschi, soprattutto anziani, giudicò quel gesto come “inopportuno” (a proposito di responsabilità educativa della leadership politica…)
2) qualunque contatto doveva avvenire con l’assenso e il favore delle leadership dell’est, magari debitamente “ammorbidite” a suon di marchi. Altrimenti sarebbero seguite nuove repressioni e retromarce disastrose
La miglior rappresentazione è la fotografia di Brandt alla finestra durante la prima visita ufficiale di un Cancelliere tedesco in DDR (a Erfurt): un saluto alla folla raccolta sotto alla sua finestra che a molti sembrò più una richiesta di calma.
Per quanto criticata, la strategia portò risultati importanti e consentì una lenta “contaminazione” delle società dell’est. Siccome però gli eroi indiscussi esistono solo nei fumetti, Brandt fu più tardi accusato di essere rimasto prigioniero delle proprie idee.
(anche da Bettino Craxi, che pure aveva goduto del suo forte supporto nei primi difficili e turbolenti tempi della sua segreteria del PSI)
Da Presidente dell’Internazionale Socialista, Brandt fu accusato anche di aver rifiutato di incontrare i leader di Solidarnosc durante un viaggio in Polonia, per non indispettire le alte sfere del governo. Più in generale, c’è anche chi ha sostenuto che l’incremento dei contatti
economici est-ovest abbia finito per prolungare l’agonia dei regimi socialisti e la permanenza al potere di chi li reggeva.
Quindi: il rapido e sostanzialmentepacifico svolgimento delle rivoluzioni dell’89-’90 ebbe luogo anche grazie alle politiche di Brandt o nonostante queste?
Quindi: il rapido e sostanzialmentepacifico svolgimento delle rivoluzioni dell’89-’90 ebbe luogo anche grazie alle politiche di Brandt o nonostante queste?
L'unica certezza: diffidare sempre delle risposte semplici e univoche quando si parla di storia. In ogni caso, seppure in modo indiretto e diverso da come avrebbero voluto i suoi protagonisti, la Primavera di Praga ha avuto conseguenze innegabili sulla Guerra Fredda.
Fine.
Fine.
