Chi è il signor Hans-Dieter #Flick e perché tutti stiamo parlando di lui? 55 anni, alla prima esperienza in carriera da allenatore di prima divisione, è arrivato dove quasi tutti i suoi colleghi nemmeno sognano: campionato, coppa, Champions League. Riavvolgiamo il nastro.
Mediano di rottura senza qualità particolarmente brillanti, Hansi Flick debutta nel Sandhausen e vive i suoi anni migliori nel Bayern della seconda metà degli anni Ottanta: qui lo vediamo segnare il suo unico gol in Coppa dei campioni Contro l'Austria Vienna.
Ma Flick è anche attore non protagonista di uno dei momenti più brucianti della storia europea del #Bayern: il "tacco di Allah" dell'algerino Madjer che propizia la clamorosa rimonta del Porto nella finale 1987 (Flick è il numero 7, impotente sulla linea di porta).
Giorni fa l'abbiamo visto steso da Maradona, e difatti Flick in Europa ha incrociato tante italiane, dal Milan di Sacchi all'Atalanta di Pierluigi Frosio da cui fu eliminato in UEFA quando giocava a Colonia. Qui arriva in ritardo in scivolata sul gol di Eligio Nicolini.
A causa dei troppi infortuni rimane in Bundesliga solo fino ai 27 anni: il suo ultimo gol lo segna da fuori area in un Colonia-Schalke del settembre 1992 a un giovane Jens Lehmann. Poco dopo apre un negozio di articoli sportivi.
Ricordate questa scena dello scorso febbraio in cui Flick andò a fare brutto ai tifosi del Bayern che avevano offeso il patron dell'Hoffenheim? Dietmar Hopp è stato il suo primo boss: cinque anni dal 2000 al 2005, tuttavia senza mai raggiungere la promozione in Zweite Liga.
Dopo l'esonero a Hoffenheim (novembre 2005) passa qualche mese al Red Bull Salisburgo come assistente di Trapattoni e Matthaeus: "Dava troppa importanza alla fase difensiva, ma mi ha insegnato moltissime cose di tattica e nel rapporto con i giocatori".
Nel 2006 inizia la lunga esperienza come assistente di Joachim Loew sulla panchina della Nazionale. Durerà fino al 2014 e lo vedremo in prima linea solo una volta, durante il quarto di finale a Euro 2008 contro il Portogallo, per sostituire Loew squalificato e in tribuna.
Ma la rivoluzione culturale della Nationalmannschaft lo riguarda da vicino: il punto più alto è naturalmente il titolo mondiale vinto al Maracanà dopo il clamoroso 1-7 al Brasile. Qui si prende i complimenti della Cancelliera dopo la vittoria in finale sull'Argentina.
Dopo il Mondiale 2014 diventa direttore sportivo di tutte le Nazionali fino al gennaio 2017, quando interrompe il contratto con la federazione per "motivazioni personali e familiari". Senza di lui, chissà quanto casualmente, arriverà il clamoroso naufragio tedesco a Russia 2018.
Qualche mese per ricaricare le batterie e torna nel maggio 2017 da direttore tecnico dell'Hoffenheim, chioccia del giovane Nagelsmann. A luglio 2019 la chiamata del Bayern per fare da assistente a Niko Kovac, di cui prende il posto a novembre. E il resto è cronaca.
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Che succede? Che si avvicina #Sanremo2024 e allora, come ogni anno, il consueto MEGA-THREAD sanremese con la top 30 delle mie canzoni preferite dei Festival di cui ho memoria (quindi, a spanne, dal 1989 a oggi).
30) "Cosa resterà (degli anni '80)" (Raf, 1989). "Anni ballando ballando/Reagan Gorbaciov", nove mesi prima della caduta del Muro. La giacca rossa di Raf a Sanremo 1989 è uno dei miei primi ricordi in assoluto, non solo in tv, insieme ai testi del Festival su Sorrisi & Canzoni.
29) "Lasciarsi un giorno a Roma" (Niccolò Fabi, 1998). "Il pavimento/del paradiso sei per me". L'energia del romano Niccolò Fabi, indie prima che il termine non esistesse ancora, vestito come uno studente di liceo invitato a un compleanno.
Stasera a Celtic Park l'Atletico Madrid indosserà una divisa speciale, maglia rossa e calzoncini blu, per celebrare Celtic-Atletico 0-0, semifinale d'andata di CoppaCampioni 1973-74: la dimostrazione che il calcio "di una volta" non era così bello come lo si dipinge oggi.
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A riassumere le scorrettezze di quella partita basterebbe il tabellino: tredici cartellini estratti dall'arbitro turco Babacan, dodici dei quali ai danni dell'Atletico. Ma le immagini televisive renderanno ancora meglio la brutalità di Celtic-Atletico 1974.
L'Atletico era allenato dall'argentino Juan Carlos Lorenzo, ex tecnico della Lazio (dove sarebbe tornato negli anni 80) e santone del calcio sudamericano: per esempio, era il ct dell'Argentina che ai Mondiali 1966 aveva scioccato l'Europa per lo stile di gioco "machiavellico".
6 anni dopo aver spedito in rete un pallone che gli era valso il Premio Puskas, Olivier #Giroud ha cambiato consonante e ha soffiato palla a Puscas. Viaggio nel pazzo mondo dei portieri casuali di Serie A, a cominciare dall'unica volta che era capitata al Milan... 100 anni fa!
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Accadde 100 anni fa, il 4 novembre 1923: un Milan-Pro Vercelli 1-3 in cui il portiere Midali fu espulso al 72' per "un atto di giustizia sommaria" secondo la Gazzetta. Le sostituzioni non esistevano: in porta andò il difensore Rinaldo Bronzini, che riuscì a non prendere gol.
Singolare quel che accadde in Milan-Bologna del 28 febbraio 1982, quando Rosario Lo Bello (non ancora famigerato presso i milanisti) espulse Piotti per una scaramuccia con Franco Colomba, ma con democristiana prontezza fischiò la fine della partita subito dopo.
"Nervi saldi, cervello fresco e grandi gambe". 25 anni fa, il #27luglio 1998, sul Col du Galibier, il tormento e l'estasi di Marco Pantani (anzi PAN-TA-NI, come scandiva immancabilmente Adriano De Zan): chi c'era, non potrà mai dimenticare.
Partito con un ritardo di 3'01" dalla maglia gialla Ullrich, a 47 km dal traguardo Pantani inizia a "sentire le voci", come ha scritto quella mattina Gianni Mura su Repubblica. Prende atto che Ullrich non lo segue, aspetta per un po' Leblanc ma poi molla anche lui al suo destino.
La Grenoble-Les Deux Alpes diventa presto un calvario per Ullrich, che ancora arranca sul Galibier quando Pantani ha già scollinato ed è in discesa - con un unico brivido quando pensiamo che sia caduto ancora, e invece sta solo indossando la mantellina offerta da Orlando Maini.
Un anno ai Giochi di Parigi che inizieranno il #26luglio 2024. E allora THREAD ispirazionale con i 30 momenti olimpici più belli della nostra vita (o perlomeno da Seul 1988 in poi). Bonus track: l'ultimo dei tre podi tricolore della storia, conquistato dalle fiorettiste a Londra.
30) Nell'inferno di Sant Sadurnì d'Anoia lo sprint di Fabio Casartelli sull'olandese Dekker e il lettone Ozols a Barcellona 1992, nell'ultima edizione olimpica in cui il ciclismo era ancora limitato ai dilettanti.
29) Atene 2004, l'unico oro femminile conquistato negli sport di squadra: il Setterosa di Pierluigi Formiconi, Melania Grego, Tania Di Mario, che risale dalla buca di un -2 nei supplementari contro le padrone di casa, com'era riuscito ai maschi dodici anni prima.
25 anni fa, il #30giugno 1998, andò in scena una delle più grandi partite della storia dei Mondiali e contemporaneamente uno dei momenti più tragici della storia del giornalismo sportivo, per giunta sulla BBC, ad opera di Brian Moore e Kevin Keegan. Ma andiamo con ordine.
La partita in questione è Argentina-Inghilterra, ottavi Francia 1998, stadio Geoffroy-Guichard di Saint Etienne. Una partita che vive di momenti di grande cult, come il celebre assolo del Wonder Boy Michael Owen che, nell'estasi del momento, a molti inglesi ricordò Maradona.
L'Argentina arpiona il pareggio a fine primo tempo con questo geniale schema su calcio piazzato dal limite: tutti si aspettano la parabola di Veron o la stangata di Batistuta, invece...