Quando si parla di Poli è bene conoscere le tre formazioni di ghiaccio principali: banchisa (pack-sea ice), piattaforma di ghiaccio (ice shelf) e calotta (ice sheet).
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Image by Hannes Grobe
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La banchisa è uno strato di ghiaccio spesso da alcune decine di centimetri fino a 2-3 metri che si forma per congelamento superficiale delle acque marine. In alcune zone è soggetto a stagionalità (fusione e ricongelamento), mentre in altre è “perenne”.
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Negli ultimi anni, a causa dell’aumento del cambiamento climatico, la superficie occupata stabilmente dal pack e il suo spessore sono diminuiti drasticamente al Polo Nord, in particolare nei mesi estivi ed autunnali (nel grafico settembre).
Per quanto riguarda il Polo Sud, invece, si osservano pendenze positive (crescita) in quasi tutti i mesi, ma statisticamente non significative.
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Negli ultimi 4-5 anni, tuttavia, si nota una riduzione dell'area ricoperta dal pack, ma non è possibile affermare se si tratti di un cambio di segno o di una normale oscillazione.
Le piattaforme sono imponenti formazioni di ghiaccio (spesse da alcune decine di metri fino al km) che dalla terra ferma si spingono fin sul mare alimentate da ghiacciai continentali. Si trovano in Groenlandia, Antartide e in alcune zone residuali del Canada.
Nell’emisfero Nord molte piattaforme sono in fase di regressione, fenomeno dal quale l’Antartide sembrava risparmiato. Negli ultimi anni, invece, si registrano anomali tassi di fusione. Le ice shelves in futuro potrebbero essere la prima causa dell'aumento del livello dei mari.
Le calotte, infine, sono estese e spesse formazioni di ghiaccio che poggiano su piattaforme continentali (Groenlandia e Antartide). Sono le ultime, grandi, vestigia del massimo glaciale di 21000 anni fa.
Mentre la calotta antartica, per la sua vastità e posizione, non mostra segni di fusione (fatte salve le piattaforme periferiche). I Groenlandia, invece, negli anni 2000 la neve non riesce più a compensare la fusione estiva (bilancio massa negativo).
