#3settembre 1982 a Palermo il generele Carlo Alberto Dalla Chiesa viene ucciso da Cosa Nostra. Dalla Chiesa iniziò la sua lunga carriera entrando nel Regio Esercito nel 1941 e, nonostante questa posizione scomoda, l’anno seguente cominciò a collaborare con i partigiani...
per poi partecipare attivamente nella Resistenza. Dopo aver svolto compiti importanti per il governo Badoglio e aver conseguito una laurea in giurisprudenza e una in scienze politiche, fu inviato prima in Campania e poi in Sicilia per combattere il banditismo...
Intanto affinò ancora di più la sua esperienza e nel 1966 ritornò in Sicilia in qualità di colonnello al comando della Legione carabinieri di Palermo; fin da subito iniziò la sua battaglia con Cosa Nostra, che in quegli anni mostrava spavaldamente i muscoli...
Grazie al generale Dalla Chiesa si interruppe la pratica deleteria di mandare i boss arrestati al confino nel Nord Italia. In quegli anni, infatti, si pensava che eradicare un mafioso dall’ambiente in cui viveva potesse servire per porre fine alla sua inclinazione criminale...
Tuttavia Dalla Chiesa capì che anziché arginare il fenomeno mafioso, il confino contribuiva a espanderlo anche in altre regioni: per questo pretese che i mafiosi fossero mandati in isole come l’Asinara, Linosa e Lampedusa, anziché al Nord...
Nel corso della sua carriera combattè anche il terrorismo delle Brigate Rosse, costituendo il Nucleo Speciale Antiterrorismo a Torino e riuscendo a catturare nella seconda metà degli anni ‘70 esponenti di spicco dell’organizzazione terroristica...
Nel 1982 il Consiglio dei ministri lo nominò prefetto di Palermo, Dalla Chiesa accettò l’incarico, ma successivamente lamentò più volte il mancato sostegno dello Stato. Nel luglio dello stesso anno trasmise alla Procura di Palermo il “rapporto dei 162”...
il quale ricostruiva minuziosamente l’organigramma delle famiglie mafiose palermitane. La sera del 3 settembre 1982 la macchina su cui viaggiava venne affiancata da una BMW da cui partirono raffiche di mitra che uccisero il generale e sua moglie...
venne ucciso anche Domenico Russo, agente di scorta che seguiva la macchina di Dalla Chiesa.
Per questi omicidi sono stati condannati al carcere a vita come mandanti i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Nenè Geraci e Bernardo Brusca.
• • •
Missing some Tweet in this thread? You can try to
force a refresh
#2giugno 1946 il meteo presagiva quello che le urne avrebbero rivelato per il referendum istituzionale; un’Italia divisa in due: il Centro-Nord avvolto dai temporali e dal clima fresco votò per la repubblica e il Sud cullato da una temperatura più calda votò per la monarchia...
Gli italiani che si recarono alle urne furono l’89,1% degli aventi diritto e non ci furono grandi problemi di ordine pubblico, molti giornali fecero notare come questa elezione fosse stata il primo successo della democrazia italiana. I risultati iniziarono ad arrivare giorno...
dopo giorno, mentre l’agitazione montava. L’ufficialità della vittoria della repubblica venne data solo il 18 giugno dalla Corte di Cassazione che si espresse contro un ricorso presentato da un gruppo di professori monarchici. Non c’erano stati brogli: 12.718.641 elettori...
#18marzo 1986 il Tribunale di Milano condanna all’ergastolo Michele Sindona e Roberto Venetucci per l’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli; il primo, un faccendiere, è condannato per essere stato il mandante e il secondo, un trafficante di armi, per aver messo in contatto…
Sindona con gli esecutori materiali del delitto. Il movente dell’omicidio va ricercato nel ruolo che l’avvocato Ambrosoli ha ricoperto come commissario liquidatore di una banca di Sindona, che era stato accusato i aver falsificato i bilanci con l’aggravante di aver causato…
un ingente danno patrimoniale, stimato in centinaia di miliardi di lire. Il tutto a danno dei creditori. Giorgio Ambrosoli, eseguendo verifiche sui registri contabili della banca, scoprì inoltre le relazioni a dir poco opache che intesseva Sindona, il quale aveva ricevuto…
#15febbraio 1926 muore in Francia il giornalista, filosofo e antifascista italiano Piero Gobetti. Nel 1922 fondò la celebre rivista “Rivoluzione liberale”, pubblicando nel primo numero il manifesto di intenti:
“si propone di venire formando una classe politica che abbia chiara coscienza delle sue tradizioni storiche e delle esigenze sociali nascenti dalla partecipazione del popolo alla vita dello Stato”. All’avvento del fascismo Gobetti non si illuse di una sua democratizzazione…
come invece credettero molti esponenti liberali; nel suo testo “La rivoluzione liberale. Saggio sulla lotta politica in Italia”, uscito nell’aprile del 1924, dedica una sezione al fenomeno del fascismo in cui analizza il fenomeno descrivendolo come…
#21gennaio 1921, con la scissione di Livorno nasce il Partito comunista italiano. Sei giorni prima, il 15 gennaio, vennero aperte le porte del XVII Congresso del Partito socialista italiano al Teatro Goldoni...
La sinistra ci arriva spaccata, sostanzialmente in tre posizioni: la mozione comunista, che si allineava senza alcun indugio a Mosca, quindi a favore dell’espulsione dei riformisti. Dall’altra parte la mozione degli massimalisti di Serrati, su posizioni unioniste, sosteneva…
la necessità di mantenere saldo e unito il partito, in quanto sottolineava le differenze sostanziali tra la situazione russa e quella italiana. Infine i riformisti, con la loro mozione, in cui respinsero gli attacchi da parte dei comunisti e sottolinearono l’importanza…
È domenica 23 dicembre 1984, sono le 19:08, il treno Rapido 904 proveniente da Napoli e diretto a Milano, carico di persone che tornano nel proprio domicilio o che viaggiano per trascorrere le vacanze natalizie dai parenti, attraversa la Grande galleria dell’Appennino...
Appena dopo la stazione di Vernio procede spedito, supera i 150 km/h quando, all’improvviso, un’esplosione fa scoperchiare il tetto della nona carrozza di seconda classe e fa tremare l’intero convoglio. È una bomba, l’ennesima, di quel maledetto periodo. La mente evoca subito…
un terribile ricordo non troppo lontano: la Strage dell’Italicus di dieci anni prima, anch’essa provocata da un ordigno posto su un treno che stava attraversando la Grande galleria dell’Appennino. Appena ci si rende conto di quello che è accaduto si chiamano i soccorsi…
#17dicembre 2010 Mohamed Bouazizi, ambulante tunisino, si dà fuoco davanti al Governatorato di Sidi Bouzid per protestare contro le condizioni economiche in Tunisia. Visse una vita difficile fin dai primi anni della sua vita, iniziò a lavorare in giovane età come ambulante…
e continuò nonostante i frequenti sequestri e i maltrattamenti della polizia, perché con i suoi guadagni manteneva tutta la famiglia. La mattina del 17 dicembre un’agente l’avrebbe umiliato pubblicamente sputandogli in faccia e sequestrandogli delle bilance, probabilmente…
a causa dell’impossibilità da parte di Bouazizi di pagare tangenti alla polizia, lui si infuriò per questo ennesimo abuso e andò a protestare all’ufficio del governatore, che non gli diede udienza. Quando tornò davanti al Governatorato aveva una lattina di benzina e si diede…