Il 20 e 21 settembre, gli elettori italiani si esprimeranno sul quesito referendario per il taglio del numero dei parlamentari. La proposta di riforma costituzionale, voluta fortemente dal #Movimento5Stelle, è stata motivata anche dal desiderio di ridurre le spese della politica.
Il ministro degli Esteri @luigidimaio ha infatti sostenuto che si risparmieranno circa €100 milioni all’anno di spese legate al funzionamento delle Camere.
Secondo l’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani (CPI), però, il risparmio effettivo sarà €57 mln milioni all’anno, quasi la metà di quanto affermato dai sostenitori del “sì” - lo 0,007% della spesa pubblica italiana. Chi ha ragione? Quali sono i costi del Parlamento?
Lo “stipendio” di un parlamentare italiano è calcolato su due componenti: indennità parlamentare (€10.400 lordi al mese, €5.000 netti al mese) e rimborso spese (€8.500/9.000 netti al mese). In un anno, ogni parlamentare costa circa €165mila alle casse statali.
Moltiplicando la cifra per i 345 parlamentari tagliati dalla riforma otteniamo €57 mln, come indica l’Osservatorio CPI. Ma i €100 mln citati dal ministro degli Esteri non sono del tutto errati. Si tratta dell’ammontare lordo, circa €82 mln all’anno, quindi vicino ai 100.
Oltre al mantenimento degli attuali parlamentari, le Camere comportano ulteriori costi legati ad altre attività. Per esempio, le spese di funzionamento: le spese di rappresentanza e gli acquisti di beni e servizi.
Secondo gli ultimi dati, @SenatoStampa è costato €55,7 milioni, mentre la @Montecitorio €90,1 milioni. Inoltre, bisogna contare i trasferimenti ai gruppi parlamentari, che ammontano a €50 milioni all’anno.
Nei bilanci del Parlamento non compaiono solamente le spese per gli attuali dipendenti e membri. Le spese previdenziali – le pensioni degli ex parlamentari e degli ex dipendenti – rappresentato una cospicua parte dei costi della politica.
Nel bilancio della Camera dei Deputati del 2018, le spese previdenziali hanno rappresentato quasi la metà dei €974.689.071 totali: €413,16 milioni. Anche al Senato nello stesso anno, questi costi erano quasi pari ai costi per il funzionamento attuale: €211,63 milioni.
Da questi dati, emerge prima di tutto che la Camera ha costi maggiori rispetto al Senato: attorno a €1 miliardo all’anno, contro i circa €500 milioni annui del Senato.
Inoltre, è evidente che i ‘costi del Parlamento’ non sono dati dai soli stipendi degli attuali parlamentari. Le spese di gestione delle Camere, i trasferimenti ai gruppi politici e le spese previdenziali rappresentano buona parte di questi costi.
Quindi, i costi del Parlamento non sono dati solo dagli stipendi degli attuali parlamentari, ma anche da altre spese che non verranno direttamente toccate dal taglio dei parlamentari.

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