Oggi Google ha dedicato il suo Doodle a Terry Fox, che nel 1976, a 18 anni, scopre di essere affetto da osteosarcoma, tumore maligno che tende a espandersi dalle ginocchia a muscoli e tendini con frequenti metastasi polmonari.
Ha il 50% di probabilità di salvarsi con la chemio.
Terry, a soli 19 anni, subisce l’amputazione della gamba destra per fermare il male, gli viene impiantata una protesi e affronta una chemioterapia di 16 mesi.
Ancora sotto chemio, gioca a basket nella nazionale per atleti in carrozzina, diventando 3 volte campione canadese.
Si allena per mesi, poi corre una prima maratona, nonostante la gamba artificiale gli renda molto dolorosa la corsa.
Finisce ultimo, a dieci minuti dal penultimo, accolto con commozione dal pubblico e, a fine gara"Voglio tentare l’impossibile, per mostrare che può essere fatto”.
Tre anni dopo l’amputazione, nel 1980, Fox lancia una clamorosa campagna di raccolta fondi per la ricerca contro il cancro: la Maratona della Speranza.
Partendo dalla costa atlantica per raggiungere quella pacifica, Terry attraverserà tutto il Canada, 42 chilometri al giorno.
Terry ha un altro sogno impossibile: raccogliere un dollaro per ogni canadese, precisamente 22 milioni di dollari.
È il 12 Aprile 1980, quando – con solo un amico a sostenerlo con un furgone e una cartina – Terry Fox parte per il suo coast to coast
Ma l’inizio è in salita.
È aprile, ma fa freddo e nevica. Fox raccoglie pochi fondi e suscita poco interesse, incontra difficoltà logistiche e linguistiche, visto che non parla francese, rischia di essere investito dalle macchine sul tragitto, medita di abbandonare.
Invece insiste.
Ogni giorno 42 km.
Il fondatore della catena 4 Seasons e filantropo Isadore Sharp, che ha perso un figlio per cancro, decide di aiutarlo e offre ospitalità gratuita nei suoi alberghi per tutto il tragitto, dona 10.000 dollari e invita altri 999 uomini d’affari a donare anche loro
Inizia un domino.
Le strade si affollano, la gente lo aspetta, lo incita, corre al suo fianco, la polizia lo scorta per proteggerne la sicurezza.
Terry si ferma e devia dal tracciato per tenere ripetuti discorsi che spingano i canadesi a donare per la ricerca.
Da un piccolo paese di 8.000 anime che dona 14.000 dollari, a un camioncino che vende banane e gli devolve un giorno di lavoro, a un mendicante che suona per strada e dona tutto quello che ha: la sua chitarra. Ogni persona sulla strada aiuta Fox come può.
L’11 Luglio Terry Fox, partito correndo da solo su strade vuote, entra a Toronto atteso da 100.000 persone.
Corre ogni giorno, senza una pausa, nemmeno quando compie gli anni.
Corre per 143 incredibili giorni portando al limite il suo corpo.
Soffre di infiammazioni alla tibia e al ginocchio e di una tendinite alla caviglia per cui assume antidolorifici, ha delle cisti alla gamba amputata, ha momenti di vertigine. Non svolge check-up up regolari e ignora gli avvertimenti circa la sua futura salute.
Terry confida nella sua prodigiosa capacità di recupero, ma il 1 Settembre, a Thunder Bay, manifesta forti dolori al petto.
Si ferma, stremato, poi riprende a correre incitato dalla folla. Ma, infine, aspetta di essere solo e cede.
Sale sul furgone e si fa portare in ospedale.
Il giorno dopo, piangendo, Terry Fox annuncia: “Il tumore è ricomparso ai polmoni e dobbiamo andare a casa”.
La Maratona della Speranza è finita dopo 5.373 chilometri e ha
raccolto 1. 700.000 dollari.
Ma il sogno continua lo stesso.
Grazie a eventi organizzati in TV e altre campagne a lui dedicate, nell’Aprile del 1981, il sogno di Terry Fox diventa realtà: un dollaro per ogni abitante del Canada è stato raccolto, superando i 23 milioni di dollari.
Nonostante molteplici chemioterapie, Terry peggiora.
Il 28 Giugno 1981 Terry Fox muore.
Il Canada piange la scomparsa di un eroe, le bandiere della nazione sventolano a mezz’asta, onore tributato ai capi di stato.
A lui sono intitolate vie, scuole, monumenti, tratte ferroviarie, una nave rompighiaccio, una moneta, una montagna.
A lui è intitolata la Terry Fox Run creata dallo stesso Isadore Sharp, il più grande evento singolo di raccolta fondi nel mondo e i Terry Fox Laboratory, al cui servizio vi sono 14 scienziati e relativi staff attivi nella ricerca biologica.
Si calcola che, dall’inizio della Maratona della Speranza a oggi, nel nome di Terry siano stati raccolti oltre 650 milioni di dollari per la lotta contro il cancro.
Come dirà Isadore Sharp: “Terry non ha perso la sua battaglia. Forse ha concluso quello che doveva fare. Terry è stato come una meteora che passa nel cielo, la cui luce viaggia al di là della nostra vista. Una luce che ancora brilla, nella notte più buia”.
(conosco questa storia perché è una delle 20 incluse nel mio libro "Abbiamo toccato le stelle", @RizzoliLibri, 2018 con i meravigliosi disegni di Piero Macola).
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Questo è l'Hotel des Mille Collines, di Kigali, che divenne celebre per il film Hotel Ruanda.
Al suo interno, durante il genocidio ruandese del 1994, il direttore Paul Rusesabagina scelse di accogliere centinaia di persone destinate alle morte.
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Rusesabagina era rimasto solo, dopo la fuga di tutti i rappresentanti della proprietà.
Nonostante l'enorme rischio personale (sua moglie era di etnia Tutsi e quindi considerata "nemica" dagli estremisti hutu) ospitò 1200 persone e attivò ogni contatto, pagò tangenti, convinse
gli assassini che massacrare gli ospiti del suo albergo di proprietà europea li avrebbe messi in cattiva luce di fronte al mondo.
Riuscì a garantire cibo e acqua e dignità agli ospiti, nonostante la città devastata dalla morte e le dimensioni della struttura.
Salvò tutti.
Esattamente 50 anni fa, il 30 ottobre 1974, un incontro di boxe divenne leggenda, epica, momento storico.
Questo perché la sfida Ali - Foreman non fu solo lo scontro tra due campioni, ma sfida fra tra modi quasi opposti di essere campioni, americani, neri, uomini.
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Da una parte Muhammad Ali, il “ribelle”, che ha abbandonato il nome da "schiavo" Cassius Clay, abbracciato l’Islam e rifiutato di combattere in Vietnam. Per questo è stato arrestato, contestato ha dovuto cedere il titolo di campione e fermarsi 5 anni.
Dall'altra parte c'è lo spaventoso George Foreman, 7 anni meno di Ali, 40 incontri. 40 vittorie, l'opposto di Ali sul ring: non danza, fa poco show, picchia fortissimo.
E gli americani lo amano: è il nero "buono", patriottico, beve Coca, sventola bandiere stelle e strisce.
Una bravata.
Doveva essere solo una bravata.
Nel Giugno del 1965 sei ragazzi delle Isole Tonga, età compresa tra i 13 e i 19 anni, decidono di bigiare la scuola di navigazione.
Rubano una barchetta di 7 metri per allontanarsi qualche ora e, infine, prendono il mare.
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I ragazzini navigano per una decina di chilometri, si ancorano per la notte e prendono sonno, ma arriva una tempesta violentissima.
La bufera spezza il cavo dell’ancora, distrugge la vela e rompe il timone.
Sono in balia dell'oceano.
Nei successivi 8 giorni la barca alla deriva naufraga per oltre 300 km, finché i ragazzi non avvistano l’isola di Ata, 1,5 km², disabitata da oltre 100 anni, distante 160 km da Tonga.
Allora mollano la nave e nuotano per 36 ore aiutandosi con le assi del relitto.
75esimo di Italia – Austria, Mondiali '90, Roma.
Partita ferma, difesa impenetrabile, Vicini gioca la carta della disperazione: dentro Totò Schillaci, attaccante 25enne della Juventus.
4 minuti e Schillaci, solo 173 cm, insacca di testa su cross di Vialli.
Inizia così.
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Schillaci è arrivato tardi al calcio che conta, dopo anni nelle serie minori e tanti gol in B a Messina lanciato da Franco Scoglio.
“Aveva una voglia di fare gol che non ho mai visto in nessuno”.
Comprato dalla Juve tra un certo scetticismo ha però fatto 15 reti in 30 partite.
L’Italia batte gli USA alla seconda partita e passa agli ottavi, ma - per restare a giocare a Roma - deve battere la Cecoslovacchia.
Schillaci parte titolare e lo fa di nuovo, segna di testa nonostante i suoi 173 cm, poi corre ad abbracciare Tacconi.
Baggio fa il 2 a 0.
Visto che ovunque leggo solo racconti sulle squalifiche e i cromosoni, due parole sulla storia della persona Khelif.
Nasce a Tiaret e gioca a calcio, considerato non adatto alle ragazze.
I maschi a volte la menano e lì, a 16 anni, si appassiona alla boxe.
Ma non è semplice.
La palestra sta a 10 km, il padre fa il saldatore nel Sahara e non è d’accordo che sua figlia pratichi uno sport da uomini.
La famiglia fatica a trovare soldi per il bus che porta in palestra, così per raccogliere soldi Imane vende pezzi di metallo e la madre il cous cous.
Dopo 3 anni, a 19, Imane si classifica 17 ai mondiali, a 18 anni è 33esima ai mondali.
Nel 2022 perde la finale per il Titolo Mondiale IBA, ma vince i Giochi del Mediterraneo e il Campionato dilettantistico africano, nel 2023 vince i Giochi Arabi.
51 match, 42 vinti, 9 persi.
Erich Priebke, boia della Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, è rimasto latitante per decenni.
Eppure, appena finita la guerra, gli americani lo fermano, lo arrestano e poi lo identificano chiaramente con grado e nome.
Interrogato, ammette le sue responsabilità.
Però...
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Nonostante la giustizia italiana emetta un mandato di arresto nel 1946, nessuno lo esegue.
Ma Priebke sa di avere il tempo contatto e la notte di Capodanno del 1947, mentre i guardiani festeggiano, scappa verso Vipiteno da moglie e figli.
Lì nessuno lo cerca per oltre un anno.
Protetto dal parroco del quartiere, rimane fino al 1948, ma quando i giornali parlano dell'arresto del suo comandante a Roma, Kappler, Priebke decide di scappare in Argentina attraverso la 'Ratline'.
Assume la falsa identità di Otto Pape e parte per Baires con la famiglia.