15 anni fa la città di Brescia viveva una delle sue pagine più buie. Paolo Scaroni, tifoso del Brescia in trasferta con gli ultras del gruppo Brescia 1911, veniva massacrato di botte dalla celere alla stazione di Verona Porta Nuova.
Gli agenti si accaniscono sul corpo di Paolo per dieci minuti colpendolo in tutte le maniere possibili e lo lasciano lì per terra. Chiamano l'ambulanza in codice giallo, parlando genericamente di 'tifoso ferito'. I medici arrivano e si rendono conto che la situazione è drammatica
Paolo arriva in ospedale e passerà settimane in coma, con gli amici fuori che faranno il tifo per lui perché davanti a cose così chissenefrega del calcio.
Paolo si sveglierà ma la sua vita non sarà più la stessa: il pestaggio gli provoca un'invalidità permamente e altre conseguenze che condizionano, ancora oggi, il resto della sua vita.
Da quel momento comincia la battaglia per ottenere giustizia dato che vengono fatte girare due notizie false e infamanti: 1) che tutto sia nato da scontri alla stazione tra bresciani e veronesi; 2) che Paolo sia stato "vittima di fuoco amico".
Sono accuse gravissime volte a inquinare le acque e raccontare una realtà che non esiste. Per fortuna ci sono i filmati a circuito chiuso. I filmati dimostrano che alla stazione non c'erano tifosi dell'Hellas e soprattutto che gli scontri sono stati provocati dalla polizia.
Ma non basta: bisogna trovare chi ha devastato la vita di Paolo. Le indagini hanno uno sbocco soltanto dopo che un'agente si pente, racconta com'è andata davvero e fa i nomi dei colleghi.
La stessa agente scopre che c'è un'altra telecamera, proprio lì dove Paolo è stato pestato. I filmati però sono stati manomessi: mancano proprio i minuti del pestaggio. Spariti, irrecuperabili.
Ciò condiziona la sentenza: viene dimostrato il comportamento criminale della polizia ma, in assenza del filmato, non si può dire con certezza CHI ha massacrato Paolo. Tutti assolti.
C'è un lato positivo in tutta questa agghiacciante storia: l'unità tra le tifoserie. Paolo e il suo gruppo hanno ricevuto solidarietà trasversali e si sono viste scene che, prima di allora, erano impensabili.
Quella più eclatante, che non è una sorpresa per chi vive le curve, è il fatto che per Paolo si siano mobilitati gli ultrà dell'Atalanta, che l'abbiano invitato alla Festa della Dea a raccontare la sua storia.
A distanza di 15 anni non dimentichiamo, continuiamo a urlare 'Giustizia per Paolo!' e a continuare la battaglia contro gli abusi in divisa e per il numero identificativo. Una battaglia di giustizia e civiltà.
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Va bene tutto però prima di disquisire sulle dimensioni dei peni parliamo del fatto che Andrew Tate è accusato di cose mostruose, che per molti maschi rappresenta un modello e di com'è difficile costruire un maschile fuori dall'egemone, un accollo tremendo e a volte senza uscita
Parliamo di corpi, di sentimenti, di confidenze, di amore, di fragilità. Parliamo di quanto siamo in bilico tra "se non parli sbagli perché sei anaffettivo" e "se parli sbagli perché sei debole".
Parliamo di lacrime, di grida e di silenzi. Parliamo di persone che vedono dei mostri, perché gente come Tate questo sono, che diventano modelli perché dentro quei mostri non ci sono dubbi. E delle persone in bilico vengono attratte facilmente da quelle "certezze"
Nota a margine, minuscola, sulle palestre. Al netto degli 'ok boomer' da rivolgere a tutti i giornalisti italiani guardate che non c'è solo chi prende le palestre per centri di reclutamento. C'è tutto un mondo che dall'insegnamento di arti marziali costruisce una socialità
E questa socialità non si esprime solo con l'attività sul ring, sul tatami, eccetera. Poi esce da lì e diventa socialità diffusa sul territorio. In questi mesi si sono trasformate in centri per la distribuzione di cibo, DPI, sostegno alle famiglie, eccetera.
Non parliamo di casi isolati ma di un mondo variegato che ha esempi in tutta Italia: dalle grandi città alla piccola provincia. Esperienze che, tra l'altro, con il Covid stanno facendo i conti con la sopravvivenza perché lo sport di contatto non è semplice da praticare.
Parliamo di cose serie. L'altroieri è stato pubblicato il nuovo numero di 'Zarina', newsletter sullo sport femminile. In questo numero Giorgia Bernardini ci parla di Asma Elbadwai, poetessa e cestista sudanese-britannica. Cos'ha di così importante?
Ha combattuto e vinto una partita che, per certi versi, vale di più di una qualunque medaglia: quella che consente alle donne di poter giocare a basket con l'hijab. Una battaglia non solo per sé ma per tutte quelle donne che subivano questa enorme discriminazione.
Non entro nei dettagli (abbonatevi a Zarina e seguitela su Instagram!) vi dico solo che in questo numero c'è tantissimo per ragionare su tante cose, a cominciare dagli stereotipi e dai pregiudizi sul tema 'Donne musulmane e sport'.
Ieri sera ho visto 'Soggetti pericolosi'. Un documentario bellissimo, colmo di passione e di vita anche grazie all'unione degli intenti e dell'energia che lo ha generato
Un documentario auto-prodotto, un percorso che potrà continuare e diventare altre storie. Quello che potete fare è farlo vedere nelle vostre città, contribuire al crowdfunding, comprare le bellissime stampe di ZeroCalcare e seguirne gli sviluppi
Perché 'Soggetti pericolosi' nasce da un processo alle intenzioni. Un attacco a cinque persone che sono andati in Rojava per sostenere la costruzione di un mondo più giusto. Un processo che ha avuto una colpevole e che andrà avanti.
Dopo 5 turni, e in attesa degli ultimi 5, credo di poter fare un bilancio della ripresa della Salernitana e posso dire, con grande tranquillità, che avevo lasciato una squadra modesta e con pochissime idee e l'ho ritrovata esattamente uguale.
Abbiamo affrontato Pisa, Entella, Cremonese, Juve Stabia e Ascoli. Tutte squadre sotto di noi in classifica e abbiamo raccolto 5 punti, obiettivamente una miseria. Siamo ancora ai margini della zona play-off solo perché attorno c'è la stessa modestia tecnica.
Il materiale tecnico è oggettivamente molto limitato, con giocatori mediocrissimi o inadeguati alla categoria per la maggior parte. E poi c'è l'atteggiamento di Ventura che non aiuta. Il mister continua a predicare di un gioco che non c'è e di un carattere della squadra.
Due note a margine (anzi tre) su questi due giorni, in cui ho letto tante cose su molestie, rapporti sessuali e altre cose. A partire da me stesso perché provare sempre a mettere in luce la propria esperienza aiuta anche nella dimensione politica.
1) una molestia è una molestia. Punto. Non esiste "ma forse" "ma non si può dire/fare nulla". Si devono costruire dinamiche relazionali profondamente diverse. Essere coscienti di questa roba è il minimo. Lavorare su se stessi (passato, presente e futuro) il secondo passo minimo.
2) ho sentito dire che 'succede quando non si hanno rapporti'. Succede in una cultura malata, quella da cui nascono gli incel. Rifiutare questa merda è necessario. E non bisogna pensare che "se la rifiuto allora avrò subito una vita relazionale piena".