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Sep 26, 2020 14 tweets 3 min read Read on X
«All'alba del 26 settembre siamo stati svegliati dal rumore di violente esplosioni: sono i mortai e le artiglierie tedesche che battono Sassoleone. Il bombardamento dura circa due ore, poi più nulla. Rimaniamo con il respiro sospeso, si vedono in lontananza le piccole belve nere
delle S.S. che si aggirano per il paese, poi si ode un grande collettivo urlo che non ha più nulla di umano, seguito da alcune raffiche di mitragliatrice, quindi di nuovo silenzio.

Un quarto d'ora dopo ricominciano le esplosioni tutto il cielo è rossastro e un gran polverone si
alza da Sassoleone: i tedeschi hanno minato il paese. Fra uno scoppio e l'altro, mentre la polvere si dirada, case, chiesa, edifici pubblici appaiono al nostro sguardo, completamente distrutti. Ma gli assassini tedeschi non son ancora soddisfatti, dopo qualche minuto grandi
fiamme si alzano dai ruderi di Sassoleone; i briganti delle S.S. hanno appiccato il fuoco alle rovine del paese. Giungono intanto gli ultimi fuggiaschi che raccontano come quaranta fra vecchi, donne, ammalati, e bambini si fossero rifugiati nel campanile e come le bestie
teutoniche, entrate nel paese, li avessero fatti uscire dal loro rifugio, allineati lungo il muro della Chiesa e finiti a colpi di mitraglia, incuranti delle grida e dei lamenti delle vittime».

Così scrive una Partigiana, e noi che leggiamo, piene di raccapriccio e di orrore le
parole che descrivono la distruzione di un tranquillo paese e di una enorme popolazione, vorremmo chiudere gli occhi e gridare: Basta!

Queste parole ci fanno troppo male. Noi sappiamo che purtroppo altri paesi stanno seguendo ora la stessa sorte di Sassoleone, altre popolazioni
stanno ora soffrendo pene inaudite, distruzioni, tormenti, uccisioni; ecco di che sono capaci i tedeschi, ecco la conseguenza di questa guerra fascista che ci ha messo in balìa delle belve germaniche, ma noi lo abbiamo gridato il nostro «basta», lo grideremo ancora più forte;
sarà il ricordo di tante vittime innocenti, di tanti nostri fratelli assassinati che ci darà la forza di lottare ancora per liberare la nostra Patria.

Fratelli caduti vittime della barbarie tedesca, noi vi vendicheremo!

Articolo tratto da: LA VOCE DELLE DONNE Organo del
Comitato Centrale dei « Gruppi di Difesa della Donna e per l'assistenza ai Combattenti della Libertà » del 15 marzo 1945.

La cronaca dell'eccidio

Il 23 settembre1944 i partigiani della 62a brigata Camicie rosse Garibaldi attaccano un camion tedesco nei pressi dell’abitato di
Sassoleone (Casalfiumanese).

Almeno 4 militari restano uccisi e 2 feriti. Il 24 un reparto di SS tedesche rastrella una cinquantina di persone: vecchi, donne e bambini.

Di queste, 23 o 24 sono trucidate a colpi di mitraglia, insieme a don Settimio Patuelli il quale, «dietro
invito dei Superiori», aveva dovuto lasciare la sua parrocchia ad Osta ed assumere provvisoriamente quella di Sassoleone perché il titolare don Cassiano Ferri l’aveva abbandonata senza giustificazione.

La maggior parte delle persone viene uccisa nei pressi della chiesa e le
altre vicino alle abitazioni. La chiesa e alcuni stabili sono fatti saltare. I resti delle vittime vengono sepolti qualche settimana dopo, quando Sassoleone fu liberato dagli alleati.

Un cippo ricorda i martiri:

Giovanni Arcangeli
Margherita Cella in Wolf
Maria Dal Monte
Elsa Domenicali
Emilia Fiumi,
Fiorina Fiumi
Colomba Galassi
Luigi Gambetti
Giuseppina Ghini
Maria Lelli
Francesca Monti
Margherita Morini Fortuzzi
Mario Morini Fortuzzi
don Settimio Patuelli
Clotilde Poli
Vincenzo Prosperi
Giuseppe Scala
Angela Suzzi
Attilio Suzzi
Anna Maria Tarlazzi
Ettore Tonni
Onesta Turrini
Gisella Wolf in Morini Fortuzzi.

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Jan 10, 2021
10 gennaio 1945 Dordia (Parma). Reparti militari tedeschi e fascisti risalgono  in forza le alti valli del Taro, del Ceno e dello Stirone. Al loro passaggio i soldati lasciano dietro di sé distruzione e violenza di ogni genere contro chiunque appartenga alla Resistenza o che
solo sia sospettato di collaborare con essa. Numerosi partigiani riescono a sottrarsi alla cattura, una parte cade invece nelle mani dei rastrellatori, come capita a diciotto giovani a Varano Melegari che si sono rifugiati in un cascinale appartato in località Ca’ Cornali.
Sorpresi da un reparto militare lungo il sentiero innevato che da Vianino porta al gruppo di case situate nella piccola valle del Dordia, vengono condotti lungo un secondo sentiero che porta verso la provinciale. A metà strada sono fatti fermare e sono fucilati senza pietà.
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Motivo di questa piccola riunione è di avere notizie, presso il locale pubblico, della situazione della guerra e del suo evolversi; in quel momento gli alleati sono fermi al di là della Linea Gotica.

Un gruppo di fascisti, che saranno successivamente individuati come
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Quando le brigate nere si recarono ad arrestarlo, nella
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Sep 21, 2020
Alle ore 21.00 del 21 settembre 1941, giorno che coincideva con il capodanno ebraico, una squadraccia fascista capeggiata da Asvero Gravelli si recò in via Mazzini 25 e qui diede l’assalto ai due locali che la Comunità, ormai molto ridimensionata, adibita alternativamente al Image
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