Conosco Gino Strada da venticinque anni. Un quarto di secolo, e sembra ieri. 2/12
Ho visitato gli ospedali di @emergency_ong in Cambogia e in Afghanistan. E sono ancora in credito di una visita al Centro cardiochirurgico Salam di Khartoum, in Sudan. 3/12
Ho visto all’opera Gino come chirurgo e come manager di un ospedale e di una rete di ospedali. E sì, anche come cuoco. 4/12
Ho raccolto le testimonianze dei medici che ha formato in nord Iraq, e di quelli italiani che hanno portato il loro contributo di volontari a Emergency. 5/12
Ho visto un ospedale nel buco del culo della valle del Panjshir, dove prima di Emergency non c’era nemmeno la corrente elettrica. 6/12
Era un ospedale piccolo, ma di altissima qualità sia logistica che professionale. Perché Gino ha sempre avuto un motto: 7/12
“Se dobbiamo andare nel terzo mondo per portare una sanità del terzo mondo, meglio che stiamo a casa”. Gli ospedali di Emergency nei paesi in via di sviluppo e nelle zone di guerra hanno tassi di mortalità da fare invidia ai nostri. 8/12
Gino Strada è quello che mi ha spiegato che cos’è il triste, quell’operazione dolorosa e terrificante di dover stimare, quando ti arrivano trenta feriti da una bimba a un mercato, chi operare per primo perché hai una speranza di salvarlo. 9/12
Emergency, che Gino ha fondato nel 1994, con la prima missione nel Ruanda bagnato dal sangue della guerra civile, ha curato 11 milioni di persone nel mondo. 10/12
Ora, io non so che cosa Gino Strada abbia risposto a Conte a proposito di un ruolo da commissario alla sanità della Regione Calabria. 11/12
Però adesso qualcuno mi spieghi che cosa ha fatto Antonino Spirlì per il mondo, oltre a essere stimato autore di programmi tv come La Fattoria e Forum e a rivendicare con orgoglio l’uso di termini come negro e frocio. 12/12
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