In molti chiedono le dimissioni del grillino Morra per aver detto, in sostanza, che i calabresi potevano pensarci due volte, prima di votare Tallini, arrestato per rapporti con la ‘ndrangheta, e Santelli, malata oncologica. (Dimissioni chieste ovviamente per il secondo commento).
Su Tallini, va riconosciuto a Morra di averlo già indicato alla vigilia delle elezioni, con la commissione Antimafia che presiede, un “impresentabile”. Un arresto non equivale certo a una condanna, ma viste le accuse sul personaggio, non si può dire fosse un giudizio azzardato.
In molti si sono scandalizzati per la frase su Santelli, la presidente calabrese scomparsa di recente a causa della malattia.
Se Morra avesse fatto quel commento al bar, lì tutti gli avrebbero detto: “Bravo”, ma lo ha fatto in TV da rappresentante delle istituzioni: apriti cielo.
Le istituzioni non sono un bar, quindi Morra ha sbagliato luogo e modo. Ma sotto la superficie, al nocciolo del ragionamento, ha davvero torto? Le condizioni di salute degli aspiranti leader non sono un dettaglio. Se Kennedy non avesse nascosto la malattia, lo avrebbero eletto?
Morra ha chiesto scusa perché avrà capito d’aver fatto uno scivolone incompatibile col suo ruolo. Ma più del suo errore marchiano, a me preoccupa il Morralismo di gruppo che scatta come un riflesso di Pavlov davanti al singolo che ha sbagliato, sventolandogli il cartellino rosso.
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