INAUGURARE LA PRESIDENZA, con @lelemonaco90 . Comincia la nostra nuova rubrica sui discorsi inaugurali partendo da quello che molti considerano tra i più importanti della storia politica americana, in una fredda giornata di inizio primavera quasi duecento anni fa.
“L’agonia è finita!”, così esclamò Governeur Morris il 4 Marzo 1801. A mezzogiorno, dopo un viaggio di quattro giorni da Charlottesville a Washington, il 57enne Thomas Jefferson fece giuramento come terzo presidente degli Stati Uniti, dopo un accorato discorso.
Lo fece nella nuova aula del Senato in una Washington all’epoca non più grande di un villaggio. Era la fine di una vicenda, durata fino a fine febbraio, che aveva testato la tenuta dei principi costituzionali e politici dell’appena nata democrazia americana.
Jefferson infatti vinse dopo una parità nel collegio elettorale con Aaron Burr e 36 votazioni consecutive nella camera dei rappresentanti, fino a che Alexander Hamilton non fece pesare la propria autorità per sciogliere l'impasse. Burr uccise #Hamilton a duello tre anni dopo
Le elezioni arrivarono dopo la presidenza di John Adams, primo first-term sconfitto, caratterizzata da animosità e conflitto, soprattutto per il Seditions Acts del 98 che risultò nell’incarcerazione di molti oppositori. Adams decise di non essere presente alla cerimonia
Jefferson sapeva che il suo discorso doveva riconciliare la nazione e ridarle un senso, tornando ai suoi principi fondanti, che purtroppo non valevano per le più di cento persone in schiavitù che davano un reddito e status alla sua famiglia nella bella tenuta di Monticello
Aveva esperienza nel comporre frasi e concetti poi divenuti parte della cultura politica americana, alcuni li pronunciamo continuamente quando commentiamo gli eventi di oltreoceano. Questo discorso (bit.ly/39ymcg5), scritto dopo due settimane di bozze, non fu differente.
Dopo una delle campagne più brutte e volgari mai viste, arrivò un proclama di unità (e isolazionismo, anche se la cosa è molto dibattuta dagli storici) rimasto famoso, che risuonò di nuovo nel discorso di Lincoln del 1861 e in quello di #Biden lo scorso 7 Novembre.
“But every difference of opinion is not a difference of principle. We have called by different names brethren of the same principles. We are all Republicans, we are all Federalists”. Parole pesanti dopo un dibattito elettorale riguardo la natura stessa della federazione.
E cosa fare di coloro che cercano di minare i fondamenti della repubblica? “Let them stand undisturbed as monuments of the safety with which error of opinion may be tolerated, where reason is left free to combat it.”
Cosa c'è di rilevante e allo stesso tempo scioccante nell'ultima, incredibile inchiesta del New York Times sulla situazione fiscale del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump? Scopriamolo insieme...🧵
Un'indagine condotta per mesi dai giornalisti Russ Buettner, Susanne Craig e Mike McIntire ha rivelato che il Presidente è in brutte acque. Il titolo che ha fatto più notizia è sicuramente la cifra pagata nel 2016 e nel 2017: soltanto 750 dollari di tasse, per due anni di fila...
Per 10 dei 15 anni prima di diventare presidente, ovvero dal 2000 al 2015, Trump non ha versato neanche un centesimo di tasse. Le ingenti perdite delle sue aziende, in particolare i numerosissimi campi da golf, gli hanno garantito delle esenzioni importanti dal fisco americano...
THREAD: Mattinieri questo sabato? Ma anche qualora vi svegliaste a mezzogiorno, nelle vostre cartelle c'è Jefferson - Lettere sull'America! Si parte subito con un ritratto di @violastefanello sull’eredità di #RuthBaderGinsburg (1/6)