Thread by @alebarbiero

Voglio raccontarlo qui, per chi ha voglia di leggere, di farsi i ca**i miei e anche per sfogarmi.
Si, sfogarmi. Soprattutto sfogarmi. Perché non è possibile vivere in un Paese come questo.
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Dopo giorni passati a visitare Clienti, incontrare gente come mai fatto da un anno a questa parte decido di fare un tampone PCR nella sera dell’antivigilia.
E già partiamo con la prima “indisposizione”: chi mi prende i dati mi chiede il perché faccia PCR.
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“Per mia sicurezza personale” rispondo.
“Ma Lei sa che la sicurezza non esiste vero?”
Già immagino dove voglia arrivare, ma mi sono ripromesso di non fare il Grinch quest’anno, di non rovinarmi il Natale.
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Anche se con tutta ‘sta situazione in Italia il mio Christmas Spirit è ancora meno evidente del solito (l’albero l’ho fatto proprio per cercare di rallegrare le serate a casa) mi sono appunto ripromesso di non litigare né discutere con nessuno sotto Natale.
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Intuendo dove voglia arrivare, mi limito ad un “Grazie al ca**o che non avrei mai la certezza al 100%. Se mi sono infettato stamattina o ieri sera lo so bene che non si vedrà dall’esito!”, ma solo fra me e me. Sorrido e rispondo molto più pacatamente: “Certo, ma meglio
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escludere quanto fatto finora”.
Quindi i miei dati, e due.
“Ah Lei è fuori regione?”
“Si beh ma pago come tutti quelli che sono in fila come me e lo fanno privatamente e che sono Lombardi, è un problema?”.
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Lo sguardo dice tutto, e mentre con la mano mi fa cenno di proseguire verso le infermiere, mi spiega che il link degli esiti “ovviamente non funzionerà con la Sua tessera sanitaria perché è fuori regione” e che quindi devo mandare una email all’indirizzo che mi lascia,
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richiedendo l’esito con i miei dati. Per la serie viva la privacy e la compliance al GDPR, ma vabbè... non ho nulla da nascondere.
Mi faccio “trapanare” il naso e l’indomani mattina (ieri, il 24) invio subito la mail.
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I risultati sarebbero stati disponibili nella giornata successiva all’esame dalle 8:00 alle 17:30, così c’è scritto sul tagliando della ricevuta che mi è stata rilasciata.
A mezzogiorno ancora nessuna risposta. Continuo a controllare fino alle 16:30 ma nulla. Nessuna risposta
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Cerco sulla ricevuta un numero di telefono, ma squilla a vuoto.
Allora decido di recarmi in ospedale, e andare dove si possono ritirare i referti fra cui anche quelli dei PCR, e qui inizia il bello.
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Chiedo notizie di dove andare alle due guardie all’ingresso, ma mi dicono che l’ufficio referti ha già consegnato le chiavi verso le 16:00 e quindi ha chiuso. Nonostante ci sia scritto che resti aperto fino alle 17:30 tutti i giorni. Nel principale Ospedale della città.
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“È la Vigilia di Natale” mi viene detto. Respiro profondo. Conto fino a dieci. Mantra zen.
“Capisco tutto, ma forse voi non capite la situazione. Se PER FORZA DI COSE devo mandare una email per avere il mio referto e MAGARI
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io dovessi tornare a casa (dato che sono fuori regione) o prendere un volo o per una qualsiasi altra straca**o di ragione io DEBBA avere quel referto nei tempi che sono stabiliti, mi spiegate perché mancano ancora circa 30 minuti alla chiusura (teorica a questo punto)
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dell’ufficio ed io non ho ancora quello per cui ho fatto richiesta da circa 6 ore?”
So bene che loro non c’entrano nulla, ma sono loro lì in questo momento e per mia fortuna sono comprensivi e molto gentilmente mi danno indicazioni per raggiungere l’ufficio.
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“Forse trovi ancora qualcuno” mi dicono mentre inizio ad incamminarmi a passo svelto.
C’è ancora qualcuno per fortuna mia: una signora che chiaramente vorrebbe essere altrove. Lo si vede subito da come mi guarda da dietro il vetro dello sportello.
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“Buonasera” dice con espressione menefreghista.
“Buonasera, ho mandato una email ancora stamattina ma non ho ricevuto risposta. Dovrei ritirare un referto e quindi sono venuto direttamente qui dato che
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anche al telefono non ho avuto risposta” dico porgendo la ricevuta e un documento di identità.
“Si non stiamo rispondendo alle email oggi” mi risponde candidamente mentre già stampa e imbusta
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il foglio con il referto del mio esame.
Così, like it’s no big deal: “Non siamo rispondendo alle email oggi”.
NON.
STIAMO.
RISPONDENDO.
ALLE.
EMAIL.
OGGI.
Robe da pazzi. In un Paese che secondo
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quanto riportato dai media ha la crisi epidemiologica più grave di tutti. In un Paese che si loda e si vanta di dover essere preso ad esempio per la gestione della situazione. In una regione che si vantava di avere la sanità pubblica
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come fiore all’occhiello di tutto il sistema nazionale.
NON RISPONDONO ALLE EMAIL.
E se io appunto avessi dovuto prendere un ca**o di aereo per tornare a casa? O anche solo in auto dato che dovrebbero esserci 70.000 agenti di pattuglia per evitare
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gli spostamenti di massa secondo i brillanti piani di contenimento della pandemia del Governo?
Conto fino a dieci. Mantra zen. Mi allontano senza nemmeno dirle nulla, non ne vale la pena.
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Controllo immediatamente: negativo (ovviamente, mai fatto nulla di rischioso ma non si sa mai).
Il pranzo è salvo. Il Natale è salvo. Nonostante i miei propositi, posso tornare a fare il grinch dopo questo ahimè spiacevole episodio. Definiamolo così.
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Stamattina però *ding* email. Risposta, con 24 ore di ritardo.
Quando si dice l’efficienza italiana. Tanto bravi ad autoconvincerci di essere i migliori al mondo, quando in realtà il mondo là fuori è avanti anni luce rispetto a noi.
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Vabbè... Buon Natale, maledetto animale!
#MerryChristmasYaFilthyAnimal
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The end.
24/24