Non capisco lo stupore per Renzi, uno che ama gli azzardi – già dai tempi di Firenze – e non può fare il comprimario. Ci tornerò sopra in maniera più articolata, ma qui intanto vi propongo un thread con alcuni spunti. 1/n
Iv è stata fin qui un insuccesso politico. Mi pare che si continui a non prendere in considerazione - per eccesso del solito romanocentrismo - il risultato delle elezioni toscane, dove peraltro si presentava insieme a + Europa, che per Renzi sono state un punto di svolta. 2/n
Puntava al 10 per cento, ha preso il 4,48 in tutta la Regione e il 6,67 a Firenze, che non è solo la città di cui è stato sindaco ma quella di cui è senatore. 3/n
Prodi ha paragonato Renzi a Bertinotti. Il paragone non regge perché l’ex segretario di Rifondazione Comunista considerava il potere e lo stare al potere come una sovrastruttura dal quale tenersi alla larga. 4/n
Per Bertinotti l’opposizione era una condizione naturale. Renzi è esattamente l’opposto. Il motivo per cui non ama i ruoli eminentemente politici - come il segretario di partito - è perché riducono fortemente il potere esecutivo. 5/n
Il potere esecutivo è quello che serve a organizzare ed eseguire delle decisioni. Dove era adesso non poteva farlo. Conte è il suo avversario, persino un concorrente: per questo Renzi oggi ne ha bisogno. Sia come avversario, sia come concorrente. 6/n
Renzi ha sempre azzeccato i tempi, che in politica sono determinanti. Tranne quando è uscito dal Pd. Forse avrebbe dovuto farlo prima. Nel 2012, dopo la sconfitta alle primarie, o nel 2014, dopo il 40,8 per cento alle Europee. Ma chiederselo oggi è solo un esercizio mentale. 7/n
Il problema di Renzi è che negli ultimi dieci anni si è giocato la pallottola dell'outsider, poi quella del politico di professione antisistema. Come pochi altri (forse Berlusconi) era entrato in sintonia con un pezzo consistente dell'elettorato. 8/n
La politica è fatta di azzardi e di rilanci. Ma dietro devono sempre avere un'idea. La rottamazione ha condizionato politicamente il dibattito pubblico per anni. Aveva una sua forza (sociale, politica, economica). Era un progetto. Ora la domanda è: what's left? 9/9 – ci tornerò!
*dalla quale, scusate il refuso
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Negli ultimi anni ho scritto diversi articoli e reportage sulla mutazione politica delle cosiddette (ex) regioni rosse. Toscana, Emilia Romagna, Marche, Umbria.
Uno di quei reportage è diventato un libro, “Come si diventa leghisti”.
Lì cercavo di spiegare, a partire da un caso specifico (la vittoria della Lega a Pisa, che nel 2013 non esisteva e prendeva 125 voti, lo 0,35 per cento, e che nel 2018 ha preso il 25 per cento e quasi diecimila voti, conquistando la città) l’affermarsi del leghismo.