Fra poche settimane, il 2 giugno, cadrà il 75° anniversario del referendum istituzionale e dell'elezione dell'Assemblea costituente.
Per ricordarlo, ripercorrerò quei giorni attraverso le pagine de L'Unità.
Giorno per giorno attraverso le prime pagine e alcuni articoli. >>>
All'epoca l'Unità usciva dal martedì alla domenica, era di due sole pagine e costava quattro lire. La domenica invece le pagine diventavano quattro (la terza era quella culturale) e il prezzo saliva a cinque lire. >>>
Il 9 giugno Vittorio Emanuele III aveva abdigato a favore del figlio Umberto. L'intento era chiaro: il vecchio sovrano - compromesso con il fascismo - usciva di scena nel tentativo di orientare l'esito del referendum a favore della monarchia. >>>
Al tempo stesso però così facendo contravveniva agli accordi con le forze antifasciste. Questi prevedevano che, dal giugno 1944 alla soluzione della c.d. questione istituzionale (quindi al referendum), i poteri regi fossero esercitati dal figlio >>>
Umberto - luogotenente del Regno - ma formalmente il sovrano sarebbe restato Vittorio Emanuele III.
Comprensibile quindi il disappunto comunista (e non solo). Il #10maggio L'Unità esce con questa prima pagina. >>>
Questa la cronaca dei fatti >>>
E qui il commento del segretario del Partito comunista Palmiro Togliatti >>>
Infine un articolo a centro pagina sui rapporti tra Umberto II ed esponenti fascisti in vista del referendum. Non era il primo articolo sul tema e altri ne seguiranno. >>>
Anche il numero dell'#11maggio resta in buona parte dedicato all'abdicazione di Vittorio Emanuele III. Per meglio dire alle reazioni che ha provocato. >>>
L'articolo principale riguarda le reazioni popolari avvenute in molte città del nord e la manifestazione unitaria convocata per il giorno stesso a Roma. Il box è invece a pagina 2 >>>
A centro pagina invece le reazioni istituzionali. È chiaro l'intento di depotenziare il più possibile la mossa monarchica. Non cambia nulla o quasi. Da sottolineare le mancate dimissioni del Governo, dimissioni che sempre avvengono in presenza di un nuovo Capo dello Stato >>>
L'articolo di fondo parla di Umberto II come Romolo Augustolo di Savoja. Ma il nomignolo con cui è ricordato - il benevolo "Re di maggio" - non ha nulla a che fare con l'ultimo imperatore romano d'occidente. >>>
Chiudiamo con una vignetta pubblicata in prima pagina (che oggi verrebbe tacciata di body shaming) e con alcune notiziole pubblicate in seconda pagina e aventi ad oggetto le elezioni e il loro corretto svolgimento >>>
Il #12maggio 1946 l'Unità dedica tutta la prima pagina alla manifestazione tenutasi il giorno prima a Roma. Un vero successo >>>
Una curiosità. A pagina 2, nella cronaca di Roma, viene pubblicato il facsimile della scheda per l'elezione dell'Assemblea costituente. >>>
Il 12 maggio era domenica e quindi l'Unità contava quattro pagine con la terza dedicata alla cultura. Abbiamo scelto dalla terza pagina due articoli. Uno è di Antonio Gramsci ed è tratto "dai quaderni inediti, scritti in carcere, di prossima pubblicazione" >>>
Nell'altro Luchino #Visconti spiega perché avrebbe votato comunista.
La seconda foto riproduce un breve articolo di pagina 4 sul primo concerto italiano di Arturo #Toscanini dopo la Liberazione
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Dopo la pausa settimanale del lunedì, martedì #14maggio 1946 l'Unità torna in edicola >>>
L'articolo d'apertura è dedicato alle manovre dei monarchici per rimandare le elezioni. Manovre che, come sappiamo, per fortuna non avranno successo >>>
L'editoriale, firmato dal condirettore responsabile Mario #Alicata, è dedicato alla posizione ambigua di De Gasperi condivisa da una parte della DC >>>
L'articolo di spalla riproduce un discorso tenuto il giorno prima da Mauro #Scoccimarro a Radio Roma. >>>
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"Siamo docenti del Liceo artistico Russoli di Pisa e oggi siamo rimasti sconcertati da quanto accaduto in via San Frediano, di fronte alla nostra scuola. Studenti per lo più minorenni sono stati manganellati senza motivo perché il corteo che chiedeva >>>
il cessate il fuoco in Palestina, assolutamente pacifico, chissà mai perché, non avrebbe dovuto sfilare in Piazza Cavalieri. Gli agenti in assetto antisommossa avevano chiuso la strada e attendevano i ragazzi con scudi e manganelli, mentre dalla parte opposta le forze
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dell’ordine chiudevano la via all’altezza di Piazza Dante. In via Tavoleria un’altra squadra con scudi e manganelli.
Proprio di fronte all’ingresso del nostro liceo, hanno fatto partire dapprima una carica e poi altre due contro quei giovani con le mani alzate.
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[1] Nel febbraio 1933, il trentaseienne antifascista Sandro Pertini è detenuto da quasi quattro anni. È infatti stato arrestato a Pisa il 14 aprile 1929.
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[2] Il 30 novembre 1929, il Tribunale speciale per la difesa dello Stato lo ha condannato a dieci anni e nove mesi di reclusione, alla interdizione perpetua dai pubblici uffici, a tre anni di vigilanza speciale e al pagamento delle spese processuali.
>>> pertini.it/cesp/doc_22.htm
[3] Secondo il prefetto durante il processo tiene "un contegno altezzoso e sprezzante". Non riconosce il tribunale fascista e, alla lettura della sentenza, grida "viva il socialismo" e "abbasso il fascismo". Un atteggiamento che gli costerà un regime carcerario molto duro.
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All’epoca frequentavo Robert De Niro che era a Roma per girare “C’era una volta in America”, il film di Sergio Leone, ed una sera mi chiamò.
Mi chiese:
- Gianni, come va? Che hai da fare oggi?
Io gli risposi
- Sono con Muhammad Ali stasera, stiamo per andare a cena.
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De Niro sobbalzò e disse:
- Con chi è che stai? Cioè, stai andando a cena con Muhammad Ali e non me lo dici? Cioè è il mio idolo di sempre. Io vengo a cena con te stasera Gianni.
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Dopo un po’ ricevetti una telefonata di Sergio Leone, per la verità un po’ arrabbiato, e mi disse che De Niro non sarebbe potuto venire perché quella sera avevano un importante incontro per definire alcune scene del film, quindi non si poteva fare nulla.
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Una #lista che si voglia presentare alle prossime #elezioni deve raccogliere in ogni collegio plurinominale almeno 750 sottoscrizioni (ma per evitare cattive sorprese può presentarne fino a 2000).
I collegi plurinominali della Camera sono 49, quelli del Senato sono 26.
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Quindi per candidarsi in tutta Italia bisogna raccogliere almeno 36.750 #firme per la #Camera e 19.500 per il #Senato. E chi firma per la Camera può farlo anche per il Senato (ora il corpo elettorale dei due organi coincide: anche per il Senato votano tutti i maggiorenni).
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Perché l'ordinamento prevede la raccolta delle firme? Per evitare che un qualunque pincopallino presenti delle liste che non hanno nessun sostegno nel Paese. Questo spiega anche il motivo per cui è previsto che le liste che rispondono a certi criteri ne siano esentate.
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Oggi parliamo di #Castelguidone.
Un ridente paesino che, secondo Wikipedia, conta 301 abitanti.
Si trova in Abruzzo,nella parte sud della provincia di Chieti. In pratica confina con il Molise.
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A Castelguidone ieri si votava per eleggere il #sindaco.
Un solo candidato.
E quando c'è un candidato solo, è vero che si è sicuri di arrivare primi, ma non si è sicuri di vincere.
L'art. 72, c. 10 del Testo Unico sugli Enti Locali (TUEL per gli amanti delle sigle) è chiaro.
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Devono andare a votare almeno il 50% degli elettori e di questi almeno il 50% deve votare quel sindaco.
Per questo in casi del genere spesso di crea una lista civetta, che magari prende 1 o 2 voti di qualcuno che sbaglia a votare e così si aggira la legge e il doppio #quorum
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