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Jul 22, 2021 19 tweets 7 min read Read on X
@volley66 e @gestoredirete mi hanno suggerito di riproporre una storia che ho già raccontato su Twitter il 18 settembre 2019.
Una delle tante storie di sport che ho inserito nell’ultimo libro “Non esistono piccoli campioni”. @peoplepubit
La favola di un ragazzo cresciuto vendendo borse, occhiali, orologi e scarpe. Merce contraffatta.
L’unico modo per poter tirare insieme un pasto.
L’unico, quando sei un immigrato clandestino.
Ma lui e la sua famiglia volevano solo un futuro migliore.
Nulla di più. Gli piaceva giocare a basket, quello sì, come ai suoi fratelli. Ma senza sogni nel cassetto.
Quello era sempre vuoto, com’era spesso la loro tavola.
Ma le favole devono avere un lieto fine, altrimenti che favole sono.
E qui inizia la storia di quel ragazzo.
Ogni volta accade sempre la stessa storia.
Quando un Paese si trova ad affrontare delle difficoltà c’è sempre qualcuno pronto a trovare un capro espiatorio, a incolpare qualcun altro.
E di solito è il classico immigrato extracomunitario, arrivato solo per rubare il lavoro.
Successe anche alla mia famiglia.
Era il 1992 quando mio padre Charles e mia madre Veronica arrivarono in Grecia alla ricerca di un futuro migliore.
Fuggiti dalla Nigeria, speravano di trovare in quel Paese aiuto e solidarietà.
Non fu così.
Un futuro segnato da vent’anni di clandestinità in una nazione poco ospitale.
E’ lì che siamo nati, io e i miei fratelli.
Mi chiamo Giannīs, Giannīs Antetokounmpo.
Non fu facile crescere nel quartiere periferico di Atene, Sepolia.
Senza un lavoro e senza soldi. E tanta fame
Vendevamo per strada oggetti di ogni genere.
Borse, occhiali, orologi e anche scarpe.
Roba contraffatta, naturalmente.
Ma il denaro a casa era sempre poco.
Vivevamo nella paura, non solo dell’estrema destra di cui eravamo bersaglio, ma anche di essere rispediti in Nigeria.
Ma io e mio fratello Thanasis avevamo una dote. Eravamo altissimi, con un fisico eccezionale.
Fu per quello che iniziammo a giocare a basket.
Ma mai insieme. Perché?
Perché avevamo solo un paio di scarpe da gioco.
Le uniche che potevamo permetterci.
Continuavamo a crescere.
Thanasis arrivò a due metri, io fino a due metri e 11 centimetri.
Nella stagione 2012-2013 ero soltanto un giocatore della Serie B greca, poi…
Poi il basket americano si accorse di me e i Milwaukee Bucks mi selezionarono, anche se solo alla quindicesima chiamata del Draft NBA.
Fu allora che la mia vita cambiò. A cominciare dal cibo.
Al termine delle partite c’era una sala per rifocillare noi giocatori.
Io riempivo borse enormi di cibo. Nella mia vita nessuno mi aveva mai regalato tutta quella roba, accidenti. Non riuscivo a dimenticare il mio passato
Così quando vidi un mio ex compagno buttare un paio di Sneakers usate lo rimproverai.
«Ma queste sono buone scarpe! Non le puoi buttare!».
Avevo sempre in testa quel ricordo.
Quell’unico paio di scarpe che alternavo con mio fratello.
Rimasi sbalordito quando un altro compagno di squadra, Larry Sanders, mi regalò un paio di scarpe Gucci.
Io, quelle scarpe le vendevo per strada.
Naturalmente taroccate.
E ora ne avevo un paio autentico. Ero felicissimo.
E così nel 2016 ho rinnovato il mio contratto con i Milwaukee. Per quattro anni. E 100 milioni di dollari.
Niente male per un ragazzo di ventidue anni, greco, di origini nigeriane.
«Alcune sere, se non vendevamo niente non c’era nulla per cena. È stata durissima».
Giannīs Antetokounmpo è stato nominato MVP, ossia miglior giocatore della stagione 2018-19.
Durante il discorso di ringraziamento, è scoppiato a piangere.
Perché «quando sei bambino, tu non vedi un futuro. Ma se hai dei bravi genitori, sono loro a vederlo per te».
Quella di Giannīs Antetokounmpo è la storia di un immigrato “clandestino” diventato una stella. E’ vero, Giannīs si è creato con l’impegno le proprie occasioni. Ma soprattutto non ha trovato sulla sua strada qualcuno disposto a tutto pur di impedirgli di averle, quelle occasioni
E oggi la favola di quel “ragazzino” continua.
Giannis Antetokounmpo ha trascinato la sua squadra, i Milkwaukee Bucks, dopo 50 anni, al titolo NBA.
In gara 6 ha realizzato 50 punti, 14 rimbalzi, cinque stoppate e 17 su19 dalla lunetta.
Dichiarato miglior giocatore della serie.
“I miei genitori hanno fatto sacrifici enormi per me. Mia madre ha lavorato durissimo…mio padre invece mi sta guardando dal cielo. Non posso che dedicare a loro, ai miei fratelli e alla mia compagna questo titolo. Se sono arrivato fino a qui il merito è loro".
Per la prima volta nella storia NBA tre fratelli hanno vinto un titolo.
Giannis e il fratello Thanasis, che gioca nella stessa squadra, ma assente dai festeggiamenti causa protocolli anti-Covid.
E il più giovane Kostas, che l’anno scorso ha vinto il titolo con i Lakers.
Dimenticavo.
Nel dicembre del 2020 Giannīs Antetokounmpo ha rinnovato il contratto con i Milwaukee Bucks.
228 milioni di dollari per 5 anni.
Niente male, per un ragazzino senza futuro.
Che oggi può dire a tutti i ragazzi: “Credete ai sogni, per quanto pazzeschi siano”.

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Mar 14
Nel thread di ieri sera, che potete leggere nel link sotto, vi ho raccontato perché io, Serse I, sono arrivato alle Termopili.

E come ha aggirato i greci grazie a un certo Efialte che mi ha rivelato un sentiero nascosto tra le montagne. Proseguiamo.bit.ly/3Fya151
Anni fa i Focesi hanno costruito un muro alle Termopili per difendersi dai Tessali.
Quando i miei uomini sono andati in avanscoperta hanno visto alcuni greci “intenti in parte a compiere esercizi fisici in parte a pettinarsi le chiome”.
Il resto allora sarà dietro quel muro.
Ho saputo che dopo varie consultazioni Leonida ha preso la decisione di rimandare indietro il grosso dell’esercito greco rimanendo con i suoi 300 spartani e i 700 opliti tespiesi a difendere le Termopili.
Un sacrificio per permettere loro la ritirata?
Se è così è un folle.
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Mar 13
Esagerato.
Parlo dello storico Erodoto, considerato da Cicerone come il «padre della storia».
Secondo lui oggi il mio esercito è composto da oltre cinque milioni di uomini tra guerrieri e personale di supporto.
In più ho 1.207 triremi e circa 3.000 navi da trasporto.
Ma dai. Image
Siamo tanti, non discuto, ma mai quel numero.
Messi su una strada sola, fossero cinque milioni di uomini, oggi l’avanguardia sarebbe qui alle “porte calde”, mentre la retroguardia ancora ai confini della Persia.
Assurdo.
Come potrei sfamare e dissetare milioni di uomini? Image
Sinceramente non mi sono messo a contarli uno per uno, ma penso di avere a disposizione circa 200.000 uomini e circa 1.000 navi tra triremi e trasporto.
Un bell’esercito comunque.
Sufficiente per fare quello che non è riuscito a mio padre.
Read 25 tweets
Mar 12
Avevo 13 anni, forse 14, quando entrai nel gineceo di Tai Zong come «concubina di talento».
Tranquilli, era uno dei gradi più bassi.
Ero nata nel 624 nell’odierna provincia di Shanxi, figlia di un piccolo funzionario militare, molto stimato dall’imperatore Taizong. Image
Ero una delle tante e l’Imperatore non si occupò mai di me.
Ne approfittai per studiare.
Studi classici, poesia, musica, filosofia.
Mi appassionavano anche la storia e la condizione politica del mio Paese.
E soprattutto le condizioni delle donne cinesi.
Fino alla fondazione della dinastia Han la vita per noi donne era stata piuttosto difficile.
Potevamo esse uccise alla nascita, non potevamo avere proprietà private ed eravamo escluse da qualsiasi forma di politica.
Poi qualcosina era cambiato per noi donne.
Read 19 tweets
Mar 11
Se sono arrabbiato?
Se sono arrabbiato?
No, tranquilli, non sono arrabbiato, SONO INFURIATO!!!
Ma cosa vi è venuto in mente di dare a quella storia quell’assurdo significato?
La mia storia voleva renderlo uno spauracchio, da cui stare lontani.
Altro che incentivo.
Me l’aveva raccontata, simile alla mia, un mio arciere, Pellegrino si chiamava, mentre a cavallo percorrevamo insieme la strada che da Gradisca porta a Udine.

Forse per distrarmi, forse per convincermi che in fondo se ne poteva fare a meno, perché nascono solo guai e disastri.
Nel 1524 vivevo, seppur nobile conte, una vita da invalido, dopo aver servito nell’esercito della Repubblica di Venezia.
Ero riuscito a raggiungere il grado di capitano dei cavalleggeri, ma le troppe ferite mi avevano costretto a ritirarmi nella mia villa di Montorso. Image
Read 24 tweets
Mar 8
Non ero certo diversa dalle altre donne.
Però, malgrado la vita non certo facile, avrei voluto preservare se non la giovinezza almeno un minimo di bellezza.
Sapevo che non era possibile, perché tutti invecchiamo.
Quello che allora non potevo immaginare era il come.
Sì, perché bella ero bella da giovane.
Mi chiamo Mary Ann Bevan e sono nata a Londra il 20 dicembre del 1874 da una famiglia povera e numerosa.
Una delle otto figlie.
Per questo avevo dovuto cominciare presto a lavorare.
Trovando un posto come infermiera. Image
Avevo ventinove anni quando incontrai Thomas Bevan.
Lui faceva il fiorista e tra noi fu subito amore a prima vista.
Eravamo felici insieme.
Una vita normale.
Quando cominciai ad avere problemi di salute.
Cominciai a soffrire di forti mal di testa e dolori muscolari. Image
Read 13 tweets
Mar 7
L’uomo è sempre più convinto di essere il padrone incontrastato della terra.
Da millenni ha la convinzione che non esista forza capace di ostacolarlo e di piegarlo a una volontà contraria alla sua.
Se valutiamo le innumerevoli conquiste realizzate certo non si vanta a torto.
Fin dall’inizio.
Dal fuoco alla leva, dalla scrittura all’elettricità, dal motore a scoppio al razzo, dall’aereo supersonico al calcolatore elettronico.
Giusto dire però che quando la natura si scatena nessuna forza umana è in grado di fermarla.
E qui le cose cambiano.
Di fronte a terremoti, uragani e tempeste l’uomo spesso riconosce la propria impotenza.
Come in altre mille piccole cose, l’uomo deve rassegnarsi a non essere il vincitore, bloccato da misteriosi elementi che la natura erge a baluardo della sopravvalutazione umana. Image
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