Oggi vi racconto una storia, una storia molto triste di cui si sente parlare troppo poco.
Il mio nome è Maria Stella Del Giudice, e sono nata nel 1942 a Vinca, in provincia di Massa Carrara.
Le Alpi Apuane, un territorio meraviglioso che descrive con amore @trescogli
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È un piccolo paesino, arroccato sui monti e circondato da boschi meravigliosi.
Peccato che il 24 Agosto di settantasette anni fa si trovava proprio sulla Linea Gotica.
Tanti giovani forse manco sanno cos’era, metto una piantina così possono vedere dove era.
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Quella fascia nera in realtà dovrebbero segnarla in rosso: con gli alleati che salivano dal Sud quei territori hanno visto scorrere fiumi di sangue, soprattutto nel ‘44 e nel ‘45.
Era la linea di difesa dei tedeschi per impedire l’accesso alla pianura padana.
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Le vittime in quei luoghi?
Tanti partigiani, tantissimi.
Ma un numero altrettanto spaventoso di civili, di anziani, di sacerdoti, di donne e bambini.
Come accadde qui a Vinca, nel mio paesino a 800 metri di altitudine, ad un passo dal cielo dicono.
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Si sente spesso parlare di Sant’Anna di Stazzema, delle Fosse Ardeatine, di Marzabotto, quasi mai di noi, della gente di Vinca.
Forse perché siamo gente di montagna, riservata, abituata alla sofferenza, ai sacrifici.
Ma perché hanno colpito proprio noi?
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Dovete sapere che per fortificare la Linea Gotica i tedeschi utilizzarono la Todt, un’impresa di costruzioni che realizzò molte opere per il regime nazista: strade, ponti e fortificazioni soprattutto.
Utilizzavano anche manodopera locale e prigionieri dei territori occupati.
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I partigiani che operavano in Toscana in quel periodo facevano operazioni di sabotaggio per rallentare i lavori, e capitava spesso loro di restare coinvolti in scontri a fuoco.
In uno di quegli scontri sembra morì un ufficiale tedesco.
Proprio vicino al ns. paese.
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Nel ‘44 ormai avevamo capito come funzionava: per ogni nazista ucciso avrebbero fucilato 10 partigiani.
O al loro posto dei civili presi a caso. Così in paese si diffuse la paura: i partigiani, gli uomini ed i giovani li mandammo noi sulle montagne, nel tentativo di salvarli.
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Restarono in paese solo i vecchi e qualche donna, non tutte. Le più giovani fuggirono pure loro a nascondersi nelle grotte o nei boschi.
Io ero piccola, avevo solo due anni il 24 Agosto del ‘44, e fu solo per fortuna che mi salvai: mia cugina mi portò con sé in una grotta.
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Il nonno e la nonna non vollero lasciare la casa, dissero “Noi siamo vecchi, e poi non abbiamo fatto niente”.
Le truppe tedesche arrivarono alla 8 del mattino, sparavano a tutti quelli che vedevano.
La prima a cadere fu una donna che andava al suo campo.
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A mio nonno spararono una raffica di mitra sulla porta di casa, mia nonna si salvò solo perché era nella latrina fuori dall’abitazione.
Ma vide tutta la scena.
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C’era tutto il 16° Battaglione guidato dal tenente Wilfried Segebrecht, e con loro il Battaglione comandato dal maggiore Walter Reder.
Sì proprio lui, il boia di Marzabotto.
Ma i tedeschi non erano soli, ad accompagnarli c’erano i fascisti di Carrara: 1.500 fascisti delle Brigate Nere guidati dal colonnello Giulio Lodovici.
Il loro motto era “Mai morti”.
Loro conoscevano bene la zona e organizzarono il rastrellamento nei boschi e sulle montagne.
In tre giorni uccisero 174 persone, con una ferocia che è descrivibile con una sola parola: disumanità, la negazione di ogni principio o valore umano.
Un crimine di guerra diranno poi.
Donne e uomini impalati, e altre cose agghiaccianti.
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Come quella donna incinta di nove mesi a cui aprirono il ventre per poi accanirsi anche sul feto, usandolo come bersaglio.
Il paese ha dedicato a quelle due povere creature la statua.
Non lontano una lapide con i nomi di tutte le vittime.
Ringrazio @ANPI_Scuola che oggi ha fatto un thread in inglese per ricordare l’anniversario di questo eccidio.
E ringrazio Maria Stella Del Giudice per il commovente articolo da cui ho tratto questa storia.
Lei combatte ancora per mantenere viva la memoria.
Con un’altra donna
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La deputata del Pd Martina Nardi ha depositato una interrogazione parlamentare per la realizzazione di una “casa della memoria” a Vinca.
La vorrebbe nella prima casa del paese, al numero civico 1: lì furono violentate 27 giovani donne che poi furono uccise insieme ai loro figli.

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Jun 26
Non è vero che sotto il fascismo non si votava più: il 24 marzo del 1929, al termine della legislatura, gli italiani andarono di nuovo alle urne.
La scheda era quella nella foto, la lista dei parlamentari era stata fatta dal Consiglio del PNF
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Si poteva solo dire se si era d’accordo o no.
Tutto molto bello vero?
Vinse il SI con il 98%.
Nel ‘34 idem, il SI vinse con il 99,85%.
Nel ‘39 le camere furono sciolte e il PNF nominò direttamente i parlamentari.
Palazzo Braschi Roma 1934
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L’esclusione dal voto delle donne, l’esclusione di chi non apparteneva a certe categorie o pagava almeno 100 Lire di tasse, la propaganda martellante e le intimidazioni ai seggi, oltre ai brogli, resero possibile questo successo elettorale.
Palazzo Tenta, Bagnoli Irpino 1929.
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Jun 2
Salvini chiude il comizio a Milano con ‘Generale’ di De Gregori in omaggio a Vannacci.
La mia prima reazione è stata pensare che siamo veramente al livello da bambini dell’asilo.
Risultato?
Tutti i presidenti di Regione, Zaia per primo, incazzati.
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Alla domanda a Zaia se ha salutato Vannacci la risposta è stata: “Mia madre mi ha insegnato che per educazione bisogna salutare tutti”.
Inoltre come al solito Salvini dimostra di non capire nulla.
Lui vuole ripristinare il servizio di leva e la canzone dice il contrario.
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Infatti è un testo autobiografico in cui racconta della felicità nel tornare alla vita normale di un militare che ha passato le notti (crucche e assassine) a fare guardie inutili.
Non solo.
È un testo polemico anche contro le idee che piacciono a Meloni.
Infatti le parole…
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Read 4 tweets
Mar 25
In Tajkistan negli ultimi 30 anni molti cittadini hanno preso il passaporto russo, principalmente per motivi di lavoro essendo il paese retto da una dittatura che governa da 32 anni.
È fra i più poveri del mondo e lo stipendio dei pochi lavoratori si aggira sui 100$.
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Fino al 2102 i lavoratori tagiki all’estero erano circa 1 milione e mezzo su una popolazione di 7 milioni di abitanti, alcuni in Uzbekistan e persino in Corea, ma la stragrande maggioranza in Russia.
Fino al ‘92 il Tajikistan era invece una regione fiorente, sotto l’URSS.
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Da qui il desiderio di molti abitanti di ritornare sotto l’ombrello russo, anche perché i servizi sociali sono allo sbando, e anche in questi giorni in molte zone del paese l’elettricità è razionata.
Putin prima della guerra con Kuev visitava il paese 5-6 volte all’anno.
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Read 20 tweets
Mar 6
Era il 1948, migliaia di ebrei stavano arrivando a Tel Aviv, da tutto il mondo.
È l’anno in cui l’esercito israeliano ha cominciato ad occupare i villaggi della Palestina, dove famiglie arabe vivevano lì da 40 generazioni.
Il campo profughi di Jenin, aperto nel ‘53.
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Vecchi, donne e bambini vivevano in tende, inviate da Giordania, Iraq e altri paesi arabi.
Aspettando di tornare ai loro campi, alle loro case.
Dopo il Luglio ‘48 seppero che il mediatore svedese delle Nazioni Unite, il conte Folke Bernadotte sosteneva una tesi:
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“Sarebbe un'offesa ai principi elementari della giustizia se a queste innocenti vittime del conflitto fosse negato il diritto di tornare alle loro case, mentre gli immigrati ebrei continuano a entrare in Palestina…
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Read 10 tweets
Nov 23, 2023
Mia mamma aveva una zia di Rovigo: il fratello era il classico agricoltore ricco, padre padrone assoluto in casa. Nessuno poteva toccare il cibo a tavola finché lui non distribuiva le pietanze.
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Nell’andare a bordelli si è preso la sifilide, l’ha passata alla moglie, e due suoi figli hanno avuto problemi mentali. La zia di mia mamma passava mesi a casa nostra negli anni ‘60 perché non poteva sopportare il clima: botte, soprusi e un clima infernale.
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Il modello di famiglia patriarcale era diffuso ai tempi in cui le occupazioni principali erano agricoltura e allevamento: famiglie numerose=braccia da lavoro, donne relegate in casa a sfornare figli. Poi è arrivata l’industrializzazione e con essa l’emancipazione femminile.
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Read 7 tweets
Sep 14, 2023
Vi racconto un’esperienza vissuta in Bielorussia.
Mi chiamano per una consulenza in una grande fabbrica tessile vicino a Minsk: esporta in Russia, in Asia Centrale e nei paesi dell’Est.
Visito la fabbrica, faccio alcune domande e mi trovo davanti ad una situazione strana. ⬇️
Considerato il numero di macchine di tessitura presenti vedo che nel reparto di cucitura c’era un numero di macchine superiore di 4-5 volte al reale fabbisogno, l’80% erano ferme.
La fabbrica è in mano ad una cerchia di personaggi vicini al Presidente, classico schema russo.⬇️
Praticamente i ‘gestori’ di questo impianto avevano comperato inutilmente macchinari per 1 Mil di euro in più, facile immaginare il perché.
Nonostante ciò la fabbrica lavora ed esporta, principalmente perché lo stipendio base è attorno ai 300$, quello medio 500$.
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