Il 26 marzo 1946 è un sabato come un altro. All'Università di Berkeley un gruppo di studenti sta per entrare in uno dei laboratori di chimica e subito si bloccano. Riconoscono immediatamente l'odore di mandorle amare: acido cianidrico (1/14)
A terra un uomo sulla settantina giace sul pavimento con uno squarcio sulla fronte. Vengono chiamati i soccorsi. Il vigile del fuoco giunto nel frattempo ha girato il corpo e guardando gli studenti esclama: "Qualcuno sa chi è quest'uomo?" (2/14)
È Gilbert Lewis uno dei pionieri della chimica teorica. Coloro che hanno studiato un po' di chimica si ricorderanno delle "strutture di Lewis" per identificare i legami rispettando la regole dell'otteto. (3/14)
Incidente? Suicidio? Ufficialmente verrà dichiarata la morte per infarto, ma ancora in tempi recenti, come allora, qualche sospetto è rimasto e non tutti sono ed erano convinti delle cause ufficiali. (4/14)
Quello su cui tutti concordano, oggi così come allora, è il mancato conferimento del premio Nobel a un chimico che fu così importante e determinante per lo sviluppo di questa scienza. (5/14)
Ma l'odore di mandorle amare è ben noto sia nella letteratura che nella realtà. In molti romanzi gialli appare come il veleno per antonomasia, anche se l'utilizzo è sempre stato quello come cianuro di sodio o di potassio (6/14)
Nella Storia abbiamo diversi suicidi di personaggi più o meno famosi mediante sali di cianuro. Moltissimi gerarchi nazisti si suicidarono in questo modo per sfuggire a processi e condanne, come ad esempio Hermann Goering (7/14)
Ma in natura esiste qualcosa di simile? I chimici conoscono molto bene la reazione dell'acido cianidrico con aldeidi e chetoni per dare alcoli noti come cianidrine. E in natura si fanno interessanti le reazioni inverse. (8/14)
Questi composti hanno un ruolo molto importante nei meccanismi di difesa utilizzati da alcune piante e insetti contro i predatori. È il caso del millepiedi "Apheloria corrugata" (9/14)
Quando viene attaccato dalle formiche, secerne contemporaneamente il mandelonitrile (una cianidrina) e un enzima che ne catalizza la decomposizione in benzaldeide e acido cianidrico. Con una scarica di HCN si difende dagli assalitori. (10/14)
E le piante? Allo stesso modo pesche e albicocche contengono nel loro nocciolo un insieme di sostanze dette "glicosidi cianogenetici". Il più importante di questi composti è l'amigdalina (una cianidrina). (11/14)
Sono costituiti da una cianidrina della benzaldeide legata a zuccheri semplici. Quando viene ingerita si libera acido cianidrico. I predatori imparano presto ad evitare queste piante (12/14)
L'amigdalina si supponeva avesse proprietà antitumorali. In particolare un derivato legato ad un solo zucchero, noto come "laetrile". Gli studi sistematici sono iniziati verso la fine degli anni '70. (13/14)
Alla fine nel 2011 sono stati raccolti i dati storici di tutti gli studi fatti che hanno dimostrato come i laetrile non abbia proprietà antitumorali. Nonostante questo la speculazione del mercato non è diminuita (14/14)
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Le torce di Porto Marghera. Mi ricordo ancora quando vivevo a Venezia che dalla mia casa e in particolare da una finestra rivolta a nord-ovest vi è uno squarcio di orizzonte che si apre tra le case sulla zona industriale di Porto Marghera.
Da questa finestra era possibile cogliere nitidamente il bagliore nel momento in cui venivano accese le torce del petrolchimico. Io e mio padre, incuriositi, uscivamo e andavamo nella riva esterna del quartiere ad ammirare tale bagliore.
In più occasioni @bettin2015 e altri ne hanno dato notizia in tempo reale in questo "social". E la preoccupazione di fronte al fenomeno è lecita. Ma vale la pena anche fare alcune precisazioni e approfondire alcuni aspetti.
Guarda caso nella storia sono state epidemie e pandemie che di fronte alla necessità hanno aguzzato l'ingegno degli uomini. Nel 1897 in Inghilterra vi fu una epidemia di tifo. A Maidstone per la prima volta si utilizzò il cloro per disinfettare l'acqua.
Questa procedura trovò un vastissimo consenso e finalmente si era in grado di disinfettare l'acqua garantendone un'ottima protezione contro le contaminazione batteriche. Fu un grande passo in avanti e molte malattie ed epidemie iniziarono a sparire.
Gli anni '90 del secolo scorso furono caratterizzati da eventi significativi per quanto riguarda il cloro. Si sapeva da tempo che composti organici contenenti cloro hanno effetti avversi sulla salute umana e quindi anche l'acqua venne presa in considerazione.
Ci siamo lasciati con il fenolo come componente dell’acido carbolico, a sua volta estratto dal catrame di carbon fossile quale sottoprodotto della produzione di gas illuminante durante il periodo vittoriano. Era la molecola antisettica di Lister. (1/18)
Il fenolo venne tuttavia gradualmente abbandonato. Infatti il fenolo si scoprì essere tossico, e anche in soluzioni diluite, noto come acido fenico, causa decolorazione, lesioni e intorpidimento della pelle. (2/18)
Sergio Luzzatto scrisse un articolo, basandosi su documentazione ufficiale del Sant'Uffizio, sul fatto del Padre Pio da Pietralcina nel 1919 chiese a farmacisti di sua conoscenza di procurargli "in modo riservato" dell'acido fenico. (3/18)
Verso la metà dell'800 essere ricoverati in un ospedale non era proprio la soluzione migliore, soprattutto se si doveva subire un intervento chirurgico. Il sudiciume era ovunque. L'areazione dei locali quasi inesistente. (1/11)
Il tasso di mortalità per infezioni batteriche da intervento chirurgico raggiungeva il 40% e nel caso di ospedali militari addirittura il 70%. Si moriva della così detta malattia ospedaliera. Nonostante gli anestetici, un intervento era l'ultima risorsa. (2/11)
Per contrastare le infezioni, rese così trasmissibili da un paziente all'altro, si sperimentarono miscele di sostanze di varia natura, ma senza un vero metodo scientifico. Quando si raggiungeva un successo il rimedio era quasi sempre fortuiti e non riproducibile. (3/11)
Nella prima metà del diciannovesimo secolo, tra i sudditi di sua Maestà, erano di moda i "chloroform parties". Gli ospiti sedevano in circolo attorno a una ciotola riempita con cloroformio. Ne respiravano i vapori fino a cadere in narcosi sul pavimento. (1/14)
Sir James Simpson, uno dei medici della Regina Vittoria, usò per primo il cloroformio come anestetico chirurgico nel 1847 (il termine "anestesia" fu coniato l'anno prima da G.T. Morton, dentista di Boston dal greco "senza sensibilità") (2/14).
La vicenda che fece all'epoca scalpore fu che Sir James Simpson, somministrò il cloroformio alla Regina Vittoria per dare alla luce l'erede al trono. Ci fu ovviamente il disappunto pubblico con riferimento al versetto della Bibbia: "Tu partorirai con dolore" (Genesi 3:16) (3/14)
Qui su Twitter mi è stato chiesto: "E l'arsenico dove lo mettiamo?". Risposi: "Con i vecchi merletti". Le mura di casa sono da sempre luogo di protezione e sicurezza. Peccato che le nostre esigenze estetiche ne abbiano pregiudicato a volte la salubrità. (1/14)
Clare Boothe Luce fu ambasciatrice delgi Stati Uniti in Italia negli anni '50 del secolo scorso. Durante la sua permanenza nel nostro Paese iniziò a manifestare i classici sintomi da avvelenamento. Erano i primi anni di guerra fredda e le speculazioni non mancarono. (2/14)
Ma l'avvelenamento da arsenico aveva un risvolto troppo letterario e se volete banale. Allontanatasi dalla residenza la sua salute migliorò notevolmente e si riprese. Rimaneva il mistero. (3/14)