(1/6) La frase di #Barbero sulle donne è ambigua, detta con leggerezza da una persona che non ha ancora capito fino in fondo cosa vuol dire essere un punto di riferimento pubblico. Ma non è necessariamente sessista. Tutto dipende da cosa lui intendesse per
(2/6) "differenze strutturali". In base al senso di quel concetto si passa in un attimo da un commento alla Bolsonaro a una riflessione di Judith Butler. E onestamente ci sembra più probabile che Barbero intendesse differenze sociali e non biologiche, come il termine
(3/6) 'strutturali' sembra suggerire (altrimenti avrebbe detto naturali no?). Che le strutture patriarcali abbiano un effetto su come le donne interagiscono nei luoghi pubblici è innegabile, rendendole spesso meno sicure di sé in un mondo del lavoro pensato e creato dagli uomini.
(4/6) Ma la vera lezione di questa vicenda ci sembra un'altra: la stampa non è più amica di Barbero. Un anno fa, un'intervista del genere sarebbe stata titolata: "Barbero: le donne sono meglio degli uomini per fare politica". Ora non più.
(5/6) La grande imprenditoria italiana, che oggi detiene il controllo della stampa come mai nella storia dell'Italia democratica, non gli ha perdonato le sue posizioni sulle Foibe e sul Green Pass. Ad ultimo il sostegno alla candidatura a Torino di Angelo d'Orsi, un comunista.
(6/6) Un personaggio apertamente di sinistra e così amato come Barbero è un pericolo. Cosa succederebbe se decidesse di entrare in politica? Meglio smontarne la fama prima che gli vengano in testa strane idee.
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