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Nov 9, 2021 21 tweets 6 min read Read on X
Un vero peccato.
Il fotografo di guerra Robert Capa era con una delle prime ondate di truppe sulla spiaggia di Omaha Beach.
Sto parlando dello sbarco in Normandia.
Le spiagge erano state chiamate in gergo Utah, Omaha, Gold, Juno e Sword.
Dicevo, un vero peccato.
Capa scattò infatti 106 fotografie quel giorno, durante lo sbarco.
Magari in uno di quegli scatti c’ero anch'io. Magari.
Peccato quell’errore di un tecnico nel laboratorio fotografico della rivista Life a Londra.
Solo 11 fotografie si sono salvate.
E pure sfocate.
Il fotografo ha detto che la sfocatura era stata una sua scelta. Non so, mi sembra strano.
Comunque so solo che quel giorno, che si sarebbe poi rivelato fondamentale per le sorti del conflitto, io ero presente.
E fui pure una pedina fondamentale.
Mi presento.
Mi chiamo Paddy e in quei giorni eravamo aggregati alla Prima divisione americana.
Io ero uno dei più giovani e facevo parte di uno speciale distaccamento della RAF, la Royal Air Force inglese, composto da 30 aviatori.
Pronti a tutto.
.
Un reparto a cui venivano affidate informazioni fondamentali.
Il nostro compito?
Consegnare quelle informazioni segrete nel luogo giusto, e al momento giusto.
Una missione pericolosa sempre.
Direi quasi impossibile, soprattutto quel giorno.
Partendo dalle coste francesi avrei dovuto raggiungere la base militare di Hampshire, sulla costa meridionale dell'Inghilterra, per consegnare loro un plico con tutte le notizie relative allo sbarco.
Informazioni fondamentali per le sorti del conflitto.
In quella missione avevo ben poche alternative.
O arrivavo in tempo in Inghilterra per portare le prime notizie sullo sbarco in Normandia o ci lasciavo le penne.
Altre alternative non c’erano.
Almeno, io non ne vedevo.
La distanza dalle coste francesi alla base militare inglese di Hampshire? 230 miglia.
Molti i pericoli.
La principale minaccia era sicuramente la Brigata tedesca aggregata alla Luftwaffe addestrata per intercettare quelli come noi, in volo per trasportare informazioni
E poi c’era la contraerea.
Sapevate che in Normandia, assegnato proprio alle batterie contraeree tedesche, c’era il vostro Walter Michele Armando Annicchiarico? Come chi è? Quell’attore, anche comico, come si chiama, Walter Chiari ecco.
Era già un burlone allora.
Al teatro di Cremona, durante la guerra, faceva le imitazioni di Hitler.
E prendeva pure in giro i tedeschi con una parlantina tedesco-lombarda.
I tedeschi non la prendevano bene.
Farinacci invece si divertiva.
Che ci faceva Walter Chiari lì con i tedeschi in Normandia?
Come molti altri, dopo l'8 settembre, era stato chiamato alle armi e arruolato nella Decima Flottiglia Mas.
Con un certo Ugo Tognazzi realizzava vignette satiriche per il settimanale del corpo.
Poi si era offerto come volontario per difendere le sorti dell’Asse. Raccontano che fosse un burlone pure lì.
Ma torniamo a noi. Dove eravamo rimasti?
Ah sì, alla mia missione.
Iniziò esattamente il sei giugno del 1944.
Le ore? Le 8.15 del mattino.
Mentre le truppe alleate sbarcavano su quelle spiagge io decollavo dalla costa francese per raggiungere l’Inghilterra.
Ci si misero pure le pessime condizioni meteorologiche a mettermi in difficoltà durante il volo.
Ma io dovevo assolutamente consegnare quel plico.
Il plico conteneva un importante messaggio in codice con informazioni vitali sui progressi in battaglia delle forze alleate.
Nonostante la contraerea, e una formazione tedesca che cercò di intercettarmi, raggiunsi la costa inglese in sole quattro ore e 50 minuti.
Un record.
56 miglia all’ora, la bellezza di 90 chilometri orari.
Il miglior tempo possibile per quanto riguardava la consegna di notizie in codice.
Un record ancora imbattuto.
Dopo la guerra sono stato decorato con la medaglia Dickin, equivalente alla Victoria Cross.
Il mio vecchio istruttore John McMullan lo diceva sempre che ero il migliore, mentre mi allenava nella base militare segreta a Ballykinlar, nella contea di Down.
Durante gli addestramenti mi portava persino in mare aperto con un sommergibile.
Durante il percorso mi costruivo una mappa della zona per orientarmi e ritornavo sempre da lui.
Come dite?
Perché mi allenava così?
Ero un piccione viaggiatore, come diavolo doveva allenarmi?
Un allenamento tremendo che serviva per sfuggire alla Brigata tedesca aggregata alla Luftwaffe e formata da «squadriglie» di falchi.
Venivano addestrati apposta per intercettare “piccioni da combattimento”.
Per quella missione sono stati tanti i riconoscimenti che ho ricevuto.
La mia città natale Carnlough, nella contea di Antrim in Irlanda del nord, mi ha dedicato una targa.
Una targa in onore di un piccione non è una cosa molto frequente, dai.
Pensate che nel 2005 mi hanno pure dedicato un film d’animazione.
Il titolo? "Valiant, Piccioni da combattimento". Tranquilli, non sono stati utilizzati dei veri piccioni.
E’ un film britannico realizzato interamente in grafica computerizzata.
Alla fine della guerra Paddy si stabilì a Carnlough insieme al capitano Andrew Hughes che lo ha accudito e coccolato per il resto dei suoi giorni.
E’ morto nel 1954.
Paddy, Il piccione viaggiatore che beffò i falchi di Hitler.
Uno dei tanti eroi della seconda guerra mondiale.

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May 7
Ieri Johannes ha dato voce ad Alexander Selkirk, il pirata la cui storia, secondo alcuni, è la stessa raccontata da me nel libro “Robinson Crusoe”.
(Leggete qui )
Non è così.
Per cui ritengo giusto portare alla vostra conoscenza la mia versione. bit.ly/4k5qo81Image
E’ vero, andai da Alexander per sentire dalla sua voce quella storia che girava ormai da anni.
I suoi quattro anni e quattro mesi passati sull’isola Juan Fernández.
Il mio Robinson è quindi Alexander Selkirk?
Una definizione avventata, e in quanto tale, assolutamente inesatta.
Come avrete capito mi chiamo Daniel Defoe.
E vi farò una confessione.
Dalla vicenda di Alexander, che avevo conosciuto attraverso gli scritti di Rogers e dello Steele, e approfondita durante l’incontro con lo stesso Alexander, ho preso solo lo spunto.
Nulla più. Image
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May 6
Fui sicuramente uno dei primi a leggere quel romanzo, uscito esattamente il 25 aprile 1719.
E non potei fare a meno di rilevare un sacco di inesattezze.
Per me era chiaro.
Quello che lo aveva scritto non aveva mai vissuto ai tropici.
C’erano un sacco di errori e imprecisioni.
Come quel personaggio inseguito dai selvaggi che non sapeva nuotare.
Assurdo.
E cosa dire del protagonista che, in un’isola del Sudamerica, si era messo a costruire una palizzata per proteggersi dalle bestie feroci?
Altra assurdità.
E poi foche, pinguini, alle foci dell’Orinoco.
A quei tempi ero sottotenente sulla nave Weymouth della marina di S.M. britannica.
Non mi intendevo di cose letterarie, avevo letto si e no la Bibbia, ma in quel caso avevo diritto più di chiunque altro di esprimere la mia opinione.
Perché il protagonista di quel libro, ero io.
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May 4
E' il 7 luglio 1929.
A Roma, allo Stadio Nazionale del PNF, si assegna il campionato di calcio, ultimo campionato a gironi.
Se lo contendono il Bologna e il Torino.
3-1 all’andata per il Bologna, 1-0 per il Torino al ritorno.
Niente differenza reti all’epoca.
E’ spareggio. Image
Image
Sinceramente a me interessava poco quella partita.
Non fosse altro per i miei 10 anni.
Con i miei amichetti avevo deciso di andare all’Adda a fare il bagno.
Noi ragazzi poveri di Cassano d’Adda ci divertivamo così, malgrado fossimo a conoscenza della pericolosità del fiume. Image
Con noi portavamo sempre il “Ciapìn”, ferro di cavallo, un ragazzino di sei anni chiamato così perché portava fortuna.
Avevamo tutti un nomignolo.
Io ero il “Tulèn”, perché prendevo a calci tutto quel che trovavo per strada, pallone di stracci o barattoli di latta.
Read 20 tweets
May 2
“Morire sì, tocca a tutti prima o poi.
Ma morire così: schernito, umiliato, con il marchio di criminale e vecchio libidinoso.
Mi avessero detto prima di nascere che sarebbe finita così, avrei senz’altro declinato l’invito: no grazie, avanti un altro. Io aspetto tempi migliori…”
Oggi è il 2 giugno del 1942.
E sono 77.
I giorni passati in cella dopo la condanna, intendo.
E Irene?
Non ho sue notizie dal giorno della sentenza.
Ho saputo che è rinchiusa in un carcere femminile di massima sicurezza, insieme a ladre, assassine, prostitute e comuni criminali.
Chissà se è vero che la testa continua a vivere per qualche tempo, dopo che è stata tagliata dal corpo.
Perché sto per essere ghigliottinato?
Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?
Niente.
Ma è una lunga storia.
Iniziata nel 1932.
Read 25 tweets
May 1
Sono arrabbiata, è vero.
Ma non per il pari merito che hanno decretato i giudici. Quella è solo un’ingiustizia.
E’ già successo nella gara precedente, quando i giudici mi hanno fatto perdere alla trave l’ennesima medaglia d’oro.
Troppe le pressioni per favorire le sovietiche.
Sono arrabbiata per ben altro.
Qualcosa di molto più profondo e importante, che tocca profondamente il mio cuore.
Mio e di tutto il mio popolo.
Non ce l’ho con lei, la sovietica Larisa Petrik che è con me sul gradino più alto del podio.
Sarà un piccolo gesto, ma lo devo fare. Image
Mi chiamo Vera e sono nata a Praga durante la guerra, esattamente il 3 Maggio 1942.
Avevo 14 anni quando mi appassionai alla ginnastica artistica.
A 16 anni avevo già vinto il mio primo argento ai mondiali.
E da quel giorno non mi fermai più, medaglia dopo medaglia.
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Apr 28
Tempo fa vi ho raccontato alcuni aspetti della vita nell’antichità.
Dalla scuola alla legge, dalla medicina ai costumi. Questa sera parleremo, sempre riferito all’antichità, di uno dei piaceri della vita, partendo da una scoperta incredibile avvenuta nel 1974.
Le cause sono sconosciute, ma circa 15 secoli fa, incredibile a dirsi, a Roma si ostruì un condotto di scarico.
Non solo.
Successive alluvioni lo riempirono di fango.
Tranquilli, non stiamo parlando di un condotto qualsiasi, ma del collettore di scarico ovest sotto il Colosseo. Image
Quando nel 1974 la Soprintendenza alle Antichità di Roma incaricò alcuni scienziati di disostruire quel collettore, quello che trovarono in quel condotto fu qualcosa di assolutamente sorprendente
Una scoperta incredibile che oggi ci consente di conoscere meglio gli antichi romani Image
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