Prenderà la denominazione di 612° Compagnia OP (Ordine Pubblico). Sotto i suoi ordini.
Perché, si diceva, lui gli uomini li sapeva comandare “in modo adeguato”.
Che solo a sentire la parola “adeguato” ai bergamaschi faceva venire i brividi.
Come nel gennaio 1944 quando aveva effettuato un rastrellamento al Roccolo "Gasparotto al Colle di Zambla per cercare i responsabili dell’uccisione a Bergamo di Giovanni Favettini, commissario prefettizio di Scanzorosciate.
Un attacco ai partigiani di Dante Paci e Aldo Battagion concluso con l’arresto di tutti i partigiani e l’uccisione di Valdo Eleuterio, 17 anni.
E il roccolo dato alle fiamme.
Lui quei partigiani li aveva torturati.
Il Paci per sei mesi.
Senza ottenere nessuna informazione.
Quando si scoprì che a uccidere Giovanni Favettini era stato il marito della sua amante, i fascisti, per evitare la "figuraccia", istituirono un tribunale speciale che condannò a morte Dante Paci, Mario Aldeni e Silvio Belotti.
Fucilati il 21 luglio al cimitero di Bergamo.
Evitata la "figuraccia" con quelle morti lui riprese la sua lotta contro i partigiani e contro tutti quelli che li aiutavano. Per mesi.
Poi nel novembre del 1944 l’ennesima spia gli diede la grande occasione.
La possibilità di distruggere la Brigata XXIV maggio.
Il primo nucleo di partigiani della Brigata XXIV Maggio era stato costituito il 5 maggio 1944 in località Oltre il Colle per ordine del Capitano Duzioni Norberto.
Comandata dal Sergente Baroni Giuseppe, nome di battaglia "Rossi".
Inizialmente era costituita da una decina di uomini.
In quel 25 novembre 1944 la formazione contava 80 uomini.
Armati di 12 sten, 2 fucili mitragliatori, 65 fucili calibro 91, 15 quintali di viveri, 3 quintali di tabacco e 2 quintali di sale.
La spia li aveva informati bene.
Sapevano esattamente dove cercare.
I rastrellatori fascisti, intendo.
Una cinquantina di uomini, trasportati da due camion scoperti, iniziarono a salire verso Cornalba all’alba del 25 novembre 1944.
Erano loro, i militi della 612° compagnia OP.
I due camion scoperti erano muniti di mitragliatrici e mortai.
C'era poi un’autoblinda.
Quel giorno erano a caccia dei componenti della Brigata XXIV Maggio.
Cercavano noi. Le loro prede.
Tutto iniziò prima di arrivare alla "Ca' Bianca".
La colonna, appena prima della frazione di Rosolo, incrociò e bloccò la corriera di linea Zambla - Bergamo.
Mentre perquisivano i passeggeri, sopraggiunse una seconda corriera, che seguiva la prima di pochi minuti.
"Per primo trascinarono giù il Biava.
Aveva un paltò nero, ed era silenzioso, composto, muto.
L’hanno messo contro il muro e uno ha estratto la pistola puntandogliela al petto.
Il Biava non si è scomposto.
E quello ha sparato.
Il Biava è caduto in una cunetta della strada".
"Dopo un attimo ne trascinarono giù un altro.
Era il Chiesa.
Anche lui l’hanno portato davanti alla corriera.Lui implorava: “Io non ho fatto niente!”
Lo portarono giù sotto la curva e ho sentito una scarica. Quando dopo siamo passati era a terra anche lui". "Poi toccò al Ferrari
"Che tentò di scappare scavalcando il parapetto.
Lo hanno rincorso e gli hanno sparato nella valle e l’hanno ucciso.
A tutti e tre tolsero i vestiti.
Il Biava l’hanno lasciato in mutande.
Gli hanno portato via paltò, vestito e scarpe".
Dopo quei morti la colonna fascista riprese la marcia verso Cornalba, dividendosi in due gruppi: il primo lungo la provinciale per Serina, il secondo attraverso l’abitato di Passoni.
L’intento?
Attaccare contemporaneamente da destra e da sinistra chiudendo l’abitato a “sacca”.
A Cornalba la notizia del rastrellamento arrivò prima, con una telefonata alla trattoria “della Serafina” e poi dai fratelli Carrara, che, usciti per la caccia, avevano visto la colonna.
“Ariva i republicà! Scapa! Scapa!”. “ Eh, pota, scapa!...
Scappare dove? Ma cosa facciamo?
I rastrellatori raggiunsero il piazzale della chiesa di Cornalba. Mentre tutti scappavano piazzarono una mitraglia su di un prato, una seconda sul campanile della chiesa. E poi i mortai, che ferirono gravemente il Cornetti Luigi. Aveva 17 anni. Lo finirono con 2 colpi di pistola.
"Colpirono mortalmente il comandante “Tiragallo”.
Tutti fuggivano. Almeno ci provavano.
Caddero sotto il fuoco delle mitragliatrici il Pietro Cornetti, il fratello del Luigi, il Battista Mancuso e il Giuseppe Maffi.
Il Cortinovis lo portarono in piazza.
Lo uccise il Resmini".
E poi iniziarono i rastrellamento nei prati, boschetti e cascine sopra l’abitato.
Callisto Sguazzi “Peter”, riconosciuto come partigiano, fu ucciso da un tenente della OP con due colpi di pistola.
Alle 12 la colonna lasciò Cornalba con i prigionieri Egidio Bianchi, Giovanni Bianchi, Luigi Maver e il sottoscritto, Lorenzo Carrara.
Accusati di essere amici e collaboratori dei partigiani fummo torturati nella caserma della OP a Bergamo.
Sono morto a causa di quelle torture.
Le autorità fasciste vietarono ogni cerimonia imponendo per i partigiani la fossa comune.
Il 28 novembre, malgrado il divieto, il paese tributò l’estremo saluto alle vittime, alla presenza dei partigiani scampati alla strage.
Una settimana dopo una nuova azione di rastrellamento.
Nella baita sull’Alben che fungeva da magazzino della “XXIV Maggio" verranno uccisi altri cinque partigiani. Mario Ghirlandetti di soli 17 anni e tre russi, Angelo, Carlo e Michele.
Un quarto russo, ferito, verrà nascosto e salvato dall’ostetrica del paese, Olga Mantovani.
A cadere fu anche l'ex carabiniere Celestino Gervasoni.
Nella foto lo vedete al centro intorno alla bara del giovane Pietro Cornetti ucciso a Cornalba qualche giorno prima.
L’eccidio di Cornalba del 25 novembre 1944.
La morte dei partigiani della brigata XXIV maggio ad opera della 612°compagnia OP.
I fratelli Cornetti avevano 17 e 18 anni.
17 e 18 anni.
“Grondavano ancora di sangue. Li abbiamo portati al cimitero. Avevano dato l’ordine di non sotterrarli subito, di lasciarli alla vista. Li sentivo io. Uno di questi fascisti al capitano giù, al Resmini fa: “Devo ucciderlo?”.
“Uccidilo! Che sarai premiato a Bergamo”.
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Non potevo certo restare senza far niente.
Sono entrata alla Marian Hall, casa per anziani in Pennsylvania, nel dicembre del 1983.
Esattamente due anni fa.
Ed ho subito pensato a come rendermi utile.
I miei quasi settant’anni non erano certo un impedimento o un freno.
Anzi.
E così, tramite le mie conoscenze, mi ero procurata un personal computer, un Apple IIe.
Era uscito nel gennaio dello stesso anno, terzo modello della serie Apple II.
La “e” stava per enhanced (migliorato).
Includeva alcune funzionalità che gli utenti di Apple II avevano avuto solo come opzioni a pagamento.
Un numero impressionante di slot di espansione, una visualizzazione di 80 colonne di testo, 64 KB di RAM (espandibile fino a 128 KB) e, per la prima volta, le lettere minuscole.
Che ci faccio su un carro insieme ad altri condannati mentre attraverso Milano tra due ali di folla urlante?
Una lunga storia che viene da lontano.
Tra poco tutto sarà finito, ma prima devo raccogliere le forze necessarie per raccontarvi l’assurdità della mia condanna.
Ricordo che quel 21 giugno 1630 era venerdì.
E come ogni mattina ero uscito per fare uno dei soliti giri d’ispezione.
Come Commissario della Sanità del Ducato di Milano era mio compito controllare e prendere appunti sui tanti edifici rimasti ormai vuoti a causa della peste.
Barba lunga e vestito in modo trasandato camminavo lungo la strada della Vetra de’ Cittadini nel rione di Porta Ticinese.
Dato che pioveva procedevo rasente ai muri.
Dopo aver passato sotto un “corritore” (quei piccoli cavalcavia che uniscono due palazzi) indugiai un attimo.
Settembre 1940.
Le truppe italiane, al comando del generale Graziani, decidono di attaccare gli inglesi in Egitto.
Obiettivo Sidi el Barrani.
Ma come si era arrivati a questo punto?
Perché Mussolini prese questa decisione e come andò a finire la conquista di Sidi el Barrani?
Mettetevi comodi, perché quella che vi sto per raccontare è una storia incredibile, che non troverete sui libri di storia.
Tutto ebbe inizio quando Mussolini, con la Gran Bretagna sottoposta all'offensiva aerea tedesca, pensò che la fine della guerra fosse imminente.
Chiamò Graziani in Libia e lo invitò ad avanzare in Egitto contro gli inglesi.
Con quali obiettivi?
Qualsiasi cosa, basta dimostrare di aver combattuto gli inglesi prima che vengano aperte le trattative di pace.
Combattere gli inglesi da qualche parte.
Facciamo a Sidi el Barrani.
Vabbè, un po’ di ragione l’avevano.
Quelli che mi dicevano che forse era meglio per tutti se non avessi guidato quel mostro.
Dovevate vedermi alla guida.
Con i miei cappelli di Parigi, abiti blu con sfumature di vetro colorato e scarpe Buster Brown.
Un vero figurino.
L’unica cosa che ignoravo era quale pedale schiacciare.
E io per sicurezza li schiacciavo tutti.
Quando volevo fare una cosa nessuno riusciva a dissuadermi.
Nemmeno quando decisi di attraversare l’oceano per andare in Europa.
Lo stesso anno dell’affondamento del Titanic.
Ma io ero decisa a lavorare con lui, il professor Leonor Michaelis, noto biochimico tedesco.
Margaret Rossiter lo descriverà solo nel 1993.
Io, come tante altre donne, lo avevamo già provato sulla nostra pelle l’effetto da lei descritto.
L’effetto Matilda, intendo.
La fate facile voi.
Nel giudicare le donne, intendo.
Io, nata nel 1900, ho visto e vissuto gli anni dopo la guerra.
Il Trattato di Versailles non fu una trattativa tra vincitori e vinti, ma una vera punizione per noi tedeschi.
Con quegli assurdi risarcimenti.
L’inflazione schizzò alle stelle.
E per il marco fu un attimo diventare carta straccia. Per comprare anche solo un tozzo di pane si andava con un cesto di marchi.
Lavoratori pagati con sacchi di soldi che perdevano valore da un giorno all’altro.
Fummo costretti al baratto.
Poi quando piano piano si stava invertendo la tendenza arrivò il crollo della borsa di New York del 1929.
E fu di nuovo la stessa miseria e disoccupazione del 1919.
Con sei milioni di disoccupati che dovevamo fare?
Disoccupata che dovevo fare?
Perché questa domanda stupida Johannes?
Mi chiedi se un secolo fa, quando venni al mondo, le donne erano più propense a materie di accudimento?
Guarda che le donne hanno, fin dall’antichità, contribuito in modo significativo allo sviluppo scientifico.
Certo, abbiamo dovuto superare ostacoli e barriere importanti e molte donne non hanno visto riconosciuto il proprio lavoro.
Per esempio, quando pubblicavano il loro lavoro su riviste scientifiche, incredibilmente il loro nome spariva e al posto compariva quello di un maschietto.
È successo anche a me.
Quando feci quella scoperta.
Ricordo che più ne parlavo più loro mi prendevano in giro.
Molti anni prima, nel 1858, Antonio Snider-Pellegrini lo aveva ipotizzato trovando fossili di piante praticamente identici sia in Europa che negli Stati Uniti.