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Dec 11, 2021 9 tweets 4 min read Read on X
«Un popolo di euromiracolati», titola senza senso del ridicolo @MilanoFinanza.

Da quando siamo entrati nella UE (1992) e nell’Eurozona (1997 col rientro nello SME) l’Italia ha privatizzato più di tutti, sia in termini assoluti (110 miliardi) che in percentuale al PIL (il 10%).
Siamo contribuenti netti della UE: circa 200 miliardi di euro dal 1992 al 2027, nonostante la “pioggia di miliardi” del Recovery Fund.

Veniamo da quasi 30 anni di avanzi primari, cioè di taglio della spesa pubblica: circa 900 miliardi di euro dal 1992 a oggi.
Gli investimenti pubblici sono stati tagliati del 30%.

Rispetto al 2001, il PIL è crollato del 7% (siamo tornati ai livelli del 1995, un salto indietro di quasi 30 anni), quello pro capite è crollato dell’11,8%, quello per occupato del 12,6%.
La domanda interna è crollata dell’8,6%.

La produzione industriale è crollata del 25,4%

Le retribuzioni lorde sono state tagliate del 7%.

Il reddito delle famiglie è sceso del 5,4%.

Il tasso di risparmio è passato dal 28% degli anni 80 all’attuale 3%.
Il numero di poveri assoluti è triplicato, passando da 1,9 milioni (3,3%) del 2005 ai 5,6 (9,4%) del 2020.

Abbiamo un tasso di disoccupazione imposta del 10% circa.
Ogni anno circa 200.000 italiani sono costretti a lasciare il Paese per mancanza di lavoro e di salari dignitosi. La maggior parte di questi sono giovani laureati.
Il "dividendo dell'euro" è questo. I tassi di interesse sul debito invece sono scesi in tutto il mondo con la stessa dinamica, sia nei Paesi senza euro che fuori dall’Unione Europea.
Gli unici ad averci guadagnato sono i ricchi, l’1% della popolazione italiana. Ancora di più ci ha guadagnato lo 0,1% più ricco. Che ha visto più che raddoppiare sia la ricchezza che il reddito.
Ecco, gli unici “euromiracolati” sono quelli che da 30 anni si arricchiscono a nostre spese.

E i servi che vengono pagati per diffondere notizie false in nome della propaganda liberal-unionista.

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Si sapeva tutto. Si conoscono tutte le zone a rischio frane, alluvioni e allagamenti. Si conoscono i punti deboli. Si sa dove e come intervenire¹. In Italia il 18,4% del territorio è classificato a pericolosità frane elevata, molto elevata e/o a pericolosità idraulica media. Image
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