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Dec 20, 2021 17 tweets 7 min read Read on X
Tempo fa Johannes vi ha raccontato la storia del calciatore cileno Carlos Caszelye e della partita fantasma disputata a Santiago su ordine di Pinochet.
Ricordando con dolore quell'11 settembre 1973 che cambiò la storia del Cile.
(Da leggere qui bit.ly/3FuPfOZ )
Ha solo accennato ai caccia Hawker Hunter di fabbricazione britannica che quel giorno sganciarono bombe incendiarie sul Palacio de la Moneda dove aveva sede il governo democratico di Salvador Allende.
Lui era lì.
Ma non era solo.
bit.ly/32kOPfl
Io ero con lui, con il Presidente Allende.
Quando ero entrata nel Palazzo presidenziale quella mattina mai avrei immaginato quello che stava per accadere.
Che ci facevo nel palazzo?
Mi chiamo Beatriz, per amici e famiglia “Tati”.
Figlia del Presidente Allende.
Aspettavo un bambino, ma non volevo lasciare solo mio padre asserragliato nel Palazzo Presidenziale.
Fu lui che ordinò a tutte le donne e bambini di scappare dal palazzo.
Non avrei dovuto lasciarlo solo.
Una cosa che non mi sono mai perdonata.
Me ne andai mentre mio padre, così hanno raccontato, si toglieva la vita con un fucile AK-47 che gli era stato regalato da Fidel Castro.
Non mi interessa sapere come è morto veramente.
Se è stato un suicidio o ucciso dai golpisti mentre difendeva La Moneda.
Io ero una rivoluzionaria.
Quando mio padre era stato eletto, il 4 settembre 1970, ero diventata la sua più stretta collaboratrice. Sicura che lui non si sarebbe mai arreso.
Ma mentre lui si ritirava nel Salon Independencia per appoggiare un fucile al mento, io stavo scappando.
Costretta all’esilio con mia madre, le mie sorelle e mia figlia.
Quella “vergogna” non mi abbandonò mai.
Quella di aver abbandonato mio padre mentre La Moneda veniva bombardata.
Anche se me l’aveva chiesto lui.
Il giorno dopo, 12 settembre, ero su un aereo diretta a Cuba. Ero con mia figlia Mayita, due anni, e promisi a me stessa che sarei stata sempre fedele a mio padre, continuando a lottare per il mio Paese da Cuba.
E così feci. Con tutte le mie forze.
A Cuba fondai e diressi il “Comité chileno antifascista”.
Senza riuscire a dimenticare quel giorno.
Dopo due anni di esilio chiesi a Fidel Castro di poter tornare in Cile a combattere la dittatura.
Mi venne impedito.
Non so. Come pensavano di sconfiggere quel fascismo? Con le parole? Con l’indignazione?
Io volevo combattere. Tutti dicevano che io ero il “figlio” maschio di Salvador Allende.
Perché dicevano questo?
Perché tutti pensano che la rivoluzione sia roba da uomini. E' assurdo.
Ricordate che ero incinta? Nacque Alejandro Salvador Allende Fernández.
Viaggiavo spesso per organizzare la diaspora cilena. L’esilio era vissuto da tutti come uno sradicamento.
Io soffrivo troppo.
Anche perché avevo capito che la causa cilena non era più una priorità per Cuba
Volevo scrivere un libro per spiegare all'opinione pubblica internazionale cosa stava accadendo in Cile.
Tutti quegli scomparsi, i campi di concentramento, la povertà.
Ma ormai avevo capito che era tutto inutile.
Ero impotente. Senza speranza.
E così la parola “vergogna” cominciò ad ossessionarmi.
Vergogna per esser scappata da quel palazzo.
Per aver lasciato solo mio padre.
Per non riuscire a cambiare le cose.
Per non riuscire ad aiutare il mio Paese.
Per non essere una buona madre.
E fu così che dissi “basta!”
Quattro anni dopo la morte del padre, martedì 11 ottobre 1977, Tati portò la figlia a scuola.
Come ogni giorno.
Ma non fu un giorno come gli altri.
Arrivata a casa salì al secondo piano, si mise un fucile tra le gambe, e si tolse la vita a soli 34 anni.
Sua madre, Hortensia Bussi, vedova di Allende, al suo funerale all'Avana, pronuncerà queste parole: «Prima o poi la democrazia tornerà, Tati tornerà in Cile, la gente la onorerà come merita e riposerà insieme al suo caro papà»
I resti di Tati tornarono in Cile nel 1992.
Nell’indifferenza generale. Nessun tributo. Niente onori. Nessuno alzò mai un dito per ricordarla.
Perché Tati rappresentava la parte rivoluzionaria del Cile. Nulla a che vedere con i governi della Concertación.
Tati era una rivoluzionaria. Sperava di trovare qualcuno disposto a combattere, se fosse servito.
Ma le persone cambiano. I tempi cambiano.

"Nosotros los de entonces, va no somos los mismos".
«Noi, quelli di allora, ormai non siamo più gli stessi».
(Pablo Neruda)

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Nov 2
Mi hanno dato per morto sei settimane fa.
Ho dovuto smentire dal letto dell’ospedale.
Oggi, 22 Dicembre 2016, invece è successo veramente.
A Toronto, a causa di un’insufficienza respiratoria.
E’ strano che siano stati proprio i polmoni a fermarmi. Image
All’età di 72 anni hanno scritto i giornali.
Perché sarei nato nel 1944.
Altri hanno scritto che sono nato nel 1938.
Volete sapere una cosa?
In realtà nessuno conosce la mia vera data di nascita.
Da dove provengo le certificazioni anagrafiche lasciano il tempo che trovano. Image
Sono nato infatti in Etiopia.
Dopo avere passato l'adolescenza lavorando in fabbrica, mi sono arruolato nell'aviazione etiope.
Fu durante quel periodo che scoprii il mio talento per il mezzofondo. Image
Read 15 tweets
Oct 29
Quel film con me protagonista ebbe un successo incredibile.
Era il 1985 e fu il primo film ad essere programmato in più di 2.000 sale cinematografiche statunitensi.
Il presidente degli Stati Uniti d'America Ronald Reagan mi lodò come un simbolo dell'esercito americano.
La trama.
Ero ai lavori forzati, a spaccare pietre in un penitenziario di Washington, quando arrivò il Colonnello Trautman a propormi la libertà.
In cambio dovevo tornare in Vietnam per una nuova missione.
Liberare alcuni prigionieri statunitensi.
E così avevo fatto.
Ma era solo un film.
Precisamente Rambo II.
E il Presidente Ronald Reagan volle eleggermi come possibile eroe nazionale.
«Così sapremo chi chiamare quando ce ne sarà bisogno».
Già.
Non era bastato subire una sonora sconfitta militare. Image
Read 25 tweets
Oct 26
Anno 1928 - I coniugi Levinson.
Sono cantanti lirici di fama dell'Opera di Riga, in Lettonia.
Molto famosi.
Tanto famosi che decidono di trasferirsi a Berlino dopo che la Deutsche Oper ha offerto loro un contratto principesco.
17 marzo 1934 - E a Berlino nasce Hessy, a due passi dalla Porta di Brandeburgo.
Una bambina bellissima.
Tanto bella che a sei mesi mamma Polin la porta dal fotografo più famoso della città, Hans Ballin.
Mamma e papà vogliono imprimere la memoria della piccola in una foto. Image
Quello che i coniugi non sanno ancora è che il fotografo invia la foto per partecipare ad un concorso.
Un concorso che vince.
Il ministro della Propaganda Joseph Goebbels ha scelto la fotografia di Hessy per rappresentare la 'bellezza della razza' su una rivista per famiglie. Image
Read 10 tweets
Oct 24
Erano membri di una piccola comunità religiosa cristiana, ma in Iran quella è una religione considerata impura, e così erano fuggiti da quel Paese.
Lui, la moglie e le loro due bambine di 7 e 11 anni.
Destinazione Australia.
Pensando ad un futuro migliore,
Erano finiti in quel deserto, precisamente nel centro di detenzione per migranti di Woomera.
Sì, proprio quella, la Zona Proibita.
Grande come l’Inghilterra, dove si erano svolti tra il 1955 e il 1963 dei test nucleari condotti proprio dal Regno Unito. Image
E gli aborigeni che abitavano quella zona?
Presi di peso e trasferiti in altre regioni.
Comunque loro quattro erano scappati da un inferno, l'Iran, ed erano finiti in un altro inferno.
Forse peggiore.
Un centro per rifugiati gestito da una compagnia privata.
Read 25 tweets
Oct 23
Mi chiamavano “il tessitore”, ma sono sempre stato per tutti solo il “Bepi”.
Per il mio carattere, per quello che ho passato e per come è finita, la voglia di raccontarvi la mia storia è poca, anzi pochissima.
Ma per Johannes deve essere raccontata.
Dice che la gente deve sapere.
Mi chiamo Giuseppe Signorelli e sono nato a Bergamo il 18 settembre 1907.
Come molti ragazzi ho frequentato le scuole professionali indirizzo meccanico, riuscendo ad entrare ancora giovane alla Dalmine.
Con una mansione che mi aiutò moltissimo, quando venne il momento.
Ero addetto alla manutenzione delle macchine da scrivere negli uffici.
Quindi con assoluta libertà di movimento.
Di più.
Avevo la possibilità di conosce i dirigenti.
Come accadde a molti, io non aspettai l’8 settembre.
Iniziai ancora prima della guerra.
Read 25 tweets
Oct 22
Lo so, qualcuno sminuisce continuamente quello che abbiamo fatto, affermando che in fondo sono stati gli Alleati a liberare il Paese.
Secondo queste persone noi potevano starcene tranquillamente seduti sul divano, aspettando la loro avanzata.
Agimmo diversamente.
Insieme a molti altri, decisi anch'io di fare qualcosa.
Tutto cominciò dopo l’8 settembre.
Nelle valli bergamasche si andavano formando i primi gruppi di lotta contro i nazi-fascisti.
Abitavo a Bergamo, quando si presentarono alla mia porta alcuni militari sbandati.
Li accolsi.
E li organizzai.
Diventammo la “banda Maresana”.
Li guidai per oltre un anno in azioni contro i tedeschi e i fascisti.
Finché la rappresaglia nazi-fascista non si scatenò contro la X Brigata Garibaldi, attiva nella val Taleggio, che aveva occupato i paesi della valle.
Read 24 tweets

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