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Jan 7, 2022 25 tweets 8 min read Read on X
Giorni fa vi ho raccontato di Heinrich Himmler, l’uomo che si vestiva da sultano turco e che amava i bordelli e le osterie (qui bit.ly/3G7o2C4). Milioni le vittime di quell’orrore, ma di alcune di loro si parla poco, anzi pochissimo. Parlo dei figli dei gerarchi nazisti.
Nati tra il 1927 e il 1944 hanno saputo dell’orrore solo dopo la guerra e malgrado l’orribile realtà, hanno avuto reazioni diverse.
Crescendo qualcuno ha rinnegato tutto, altri praticamente niente, altri si sono chiusi in un devastane mutismo derivato dai sensi di colpa.
Lei, Gudrun, figlia unica di Marga e Heinrich Himmler, ha sempre fatto parte del partito dei nostalgici.
Fino alla sua morte.
Passando tutta la sua vita a difendere suo padre, malgrado fosse stato il principale organizzatore di quell’orrore.
Marga e Heinrich Himmler si erano conosciuti nel 1927 su un treno.
Lei faceva l’infermiera e aveva appena divorziato.
Himmler ha ventisette anni e osservandolo si capisce che del maschio ariano non ha proprio un bel niente.
I due hanno una cosa in comune.
La convinzione dell’esistenza di un “complotto mondiale ebraico”.
Con la Germania in crisi il capro espiatorio è bello che trovato.
Si sposano nel luglio del 1928 a Berlino-Schöneberg
L’antisemitismo li unirà per tutta la vita.
Lui è sempre lontano. La carriera prima di tutto.
Le scrive lettere romantiche, firmandosi “il tuo lanzichenecco”.
Dopo il matrimonio si iscrivono entrambi al NSDAP. Gudrun, la loro unica figlia, nasce l'8 agosto del 1929. Marga non potrà più avere figli.
Gudrun cresce con la madre.
In una casa, come scriverà Marga al marito, «luogo di incontro di tutti i nazionalsocialisti».
Il suo “papino”, così si firmerà suo padre nelle lettere, la chiama “Püppi” (bamboletta).
Lei ama il suo “babbo viaggiatore”.
Gudrun è una bambina bellissima e biondissima, dal volto angelico.
Sempre col suo bel abitino tradizionale bavarese.
Quando ha l’occasione segue suo padre, anche nelle “visite di lavoro”, come quella nel lager di Dachau all’età di dodici anni.
L’unica cosa negativa sono i brutti voti a scuola. Suo padre ne soffre, lui, cresciuto al grido di obbedienza, pulizia e studio. La piccola sente parlare spesso di Hitler. Lui è il cancelliere e Gudrun si assicurerà con sua madre che lo “zio Adolf” possa vivere almeno 200 anni.
“Visita del Führer. Püppi era tutta eccitata” scrive la madre sul suo diario.
Hitler le regalerà una bambola ogni primo giorno dell’anno. La mamma è spesso assente e lei passa le giornate con zia Lydia.
8 giugno 1944.
Una delle tante lettere scritte da Himmler alla moglie Marga.
5 marzo 1945.
Gudrun ha quindici anni e annota su sul diario che la Germania in Europa non ha più alleati…che Göring, quel fanfarone, non fa nulla e che tutti ricevono medaglie e decorazioni, tranne il suo papà.
Tra pochi mesi suo padre si toglierà la vita col cianuro.
Gudrun viene arrestata insieme a sua madre a Selva di Val Gardena, in Alto Adige. Vendute in cambio della libertà da un ex capo di stato maggiore di Himmler. Prima a Verona e poi a Firenze per essere interrogate. Nessuno deve sapere la loro vera identità.
Non credono a quello che viene raccontano loro. Dicono di non saperne niente. Vengono portate a Roma dove Gudrun inizia uno sciopero della fame. Vengono trasferite in un carcere di Milano, poi a Parigi e infine a Norimberga, dove Gudrun pretende di essere sempre chiamata Himmler.
Il 20 agosto 1945 sente un giornalista raccontare del suicidio di suo padre.
Per Gudrun è un colpo durissimo. Non ci crede.
E’ convinta che suo padre sia stato ucciso dagli Alleati.
Dopo aver lasciato un campo femminile di denazificazione vengono ospitate in un convento.
Gudrun è cattolica fervente, come lo era stato anche suo padre. Poi lui si era allontanato dalla fede, ma quando tornava a casa pregava sempre insieme alla figlia.
Gudrun e sua madre lasciano il convento nel 1952.
La madre morirà nel il 25 Agosto 1967.
Gudrun tornò alla vita normale con la convinzione che suo padre fosse stato veramente una brava persona. Mai un dubbio. Sicuramente il rapporto con la gente, a causa del suo nome, non aiutò. Al solo sentire il nome Himmler è un fuggi fuggi generale
Sempre la stessa reazione. Quando tenta di iscriversi a una scuola d’arte la sua domanda viene respinta.
Lei non vuole tradire il nome di suo padre.
Quando le chiedono di lui la sua risposta è sempre la stessa. “Mio padre era il Reichsführer”.
Cacciata o licenziata, in un modo o nell’altro si ritrova sempre sola.
Si rifugia allora nel ricordo del padre. La sua casa diventa un museo. I suoi amici sono solo gruppi di nostalgici che ritengono “Himmler” un nome sacro. Secondo solo a Hitler.
Nessuno vuole avere a che fare con una “Himmler”. Quando lavora in una pensioncina un cliente la riconosce.
“Come posso farmi servire da lei. Mia moglie è stata uccisa ad Auschwitz”.
Dedica tutta la sua vita al ricordo del padre.
Nel 1952 Gudrun contribuisce alla fondazione del gruppo Wiking-Jugend (Gioventù vichinga). Un’associazione che sarà dichiarata fuorilegge nel 1994 dal governo tedesco.
L’associazione dava assistenza ai criminali nazisti in fuga verso il Sudamerica.
Il suo appoggio all’estrema destra tedesca è incondizionato.
Sposa uno scrittore, simpatizzante del nazismo. Gudrun rimane fedele al suo nome, al suo passato e a quello di suo padre.
I gerarchi nazisti?
Per lei dei veri patrioti, fedeli a un’idea e a una bandiera.
Muore il 24 maggio 2018. Fino all’ultimo giorno ha sostenuto la totale innocenza di suo padre. Avrebbe voluto anche scrivere un libro per raccontare quanto lui fosse una persona perbene.
Dimenticando che Himmler, suo padre, è già stato condannato definitivamente dalla storia.
Anche Edda, figlia di Hermann Göring, creatore della Gestapo e suicida poco prima dell’esecuzione, seguì lo stesso percorso di Gudrun. Alla morte del padre aveva 7 anni e per tutta la vita ricordò quel padre amorevole“dove gli si leggeva negli occhi la pace”.
E’ morta nel 2018.
Diversa la reazione di Niklas figlio di Hans Frank, governatore della Polonia durante l'occupazione nazista. Odiò per tutta la vita sia sua madre “che entrava in Mercedes nel ghetto di Cracovia per comprare vestiti a poco prezzo” che suo padre,“quel figlio di p. bruci all’inferno
Un pensiero ai figli di Goebbels, ministro della propaganda. Helga, Hildegard, Helmut, Holdine, Hedwig e Heidrun. La maggiore ha 12 anni.
Goebbels e la moglie Magda, prima di suicidarsi, li stordiscono facendo poi ingoiare loro del cianuro.
Anche loro, vittime di quell’orrore.

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May 7
Ieri Johannes ha dato voce ad Alexander Selkirk, il pirata la cui storia, secondo alcuni, è la stessa raccontata da me nel libro “Robinson Crusoe”.
(Leggete qui )
Non è così.
Per cui ritengo giusto portare alla vostra conoscenza la mia versione. bit.ly/4k5qo81Image
E’ vero, andai da Alexander per sentire dalla sua voce quella storia che girava ormai da anni.
I suoi quattro anni e quattro mesi passati sull’isola Juan Fernández.
Il mio Robinson è quindi Alexander Selkirk?
Una definizione avventata, e in quanto tale, assolutamente inesatta.
Come avrete capito mi chiamo Daniel Defoe.
E vi farò una confessione.
Dalla vicenda di Alexander, che avevo conosciuto attraverso gli scritti di Rogers e dello Steele, e approfondita durante l’incontro con lo stesso Alexander, ho preso solo lo spunto.
Nulla più. Image
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May 6
Fui sicuramente uno dei primi a leggere quel romanzo, uscito esattamente il 25 aprile 1719.
E non potei fare a meno di rilevare un sacco di inesattezze.
Per me era chiaro.
Quello che lo aveva scritto non aveva mai vissuto ai tropici.
C’erano un sacco di errori e imprecisioni.
Come quel personaggio inseguito dai selvaggi che non sapeva nuotare.
Assurdo.
E cosa dire del protagonista che, in un’isola del Sudamerica, si era messo a costruire una palizzata per proteggersi dalle bestie feroci?
Altra assurdità.
E poi foche, pinguini, alle foci dell’Orinoco.
A quei tempi ero sottotenente sulla nave Weymouth della marina di S.M. britannica.
Non mi intendevo di cose letterarie, avevo letto si e no la Bibbia, ma in quel caso avevo diritto più di chiunque altro di esprimere la mia opinione.
Perché il protagonista di quel libro, ero io.
Read 25 tweets
May 4
E' il 7 luglio 1929.
A Roma, allo Stadio Nazionale del PNF, si assegna il campionato di calcio, ultimo campionato a gironi.
Se lo contendono il Bologna e il Torino.
3-1 all’andata per il Bologna, 1-0 per il Torino al ritorno.
Niente differenza reti all’epoca.
E’ spareggio. Image
Image
Sinceramente a me interessava poco quella partita.
Non fosse altro per i miei 10 anni.
Con i miei amichetti avevo deciso di andare all’Adda a fare il bagno.
Noi ragazzi poveri di Cassano d’Adda ci divertivamo così, malgrado fossimo a conoscenza della pericolosità del fiume. Image
Con noi portavamo sempre il “Ciapìn”, ferro di cavallo, un ragazzino di sei anni chiamato così perché portava fortuna.
Avevamo tutti un nomignolo.
Io ero il “Tulèn”, perché prendevo a calci tutto quel che trovavo per strada, pallone di stracci o barattoli di latta.
Read 20 tweets
May 2
“Morire sì, tocca a tutti prima o poi.
Ma morire così: schernito, umiliato, con il marchio di criminale e vecchio libidinoso.
Mi avessero detto prima di nascere che sarebbe finita così, avrei senz’altro declinato l’invito: no grazie, avanti un altro. Io aspetto tempi migliori…”
Oggi è il 2 giugno del 1942.
E sono 77.
I giorni passati in cella dopo la condanna, intendo.
E Irene?
Non ho sue notizie dal giorno della sentenza.
Ho saputo che è rinchiusa in un carcere femminile di massima sicurezza, insieme a ladre, assassine, prostitute e comuni criminali.
Chissà se è vero che la testa continua a vivere per qualche tempo, dopo che è stata tagliata dal corpo.
Perché sto per essere ghigliottinato?
Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?
Niente.
Ma è una lunga storia.
Iniziata nel 1932.
Read 25 tweets
May 1
Sono arrabbiata, è vero.
Ma non per il pari merito che hanno decretato i giudici. Quella è solo un’ingiustizia.
E’ già successo nella gara precedente, quando i giudici mi hanno fatto perdere alla trave l’ennesima medaglia d’oro.
Troppe le pressioni per favorire le sovietiche.
Sono arrabbiata per ben altro.
Qualcosa di molto più profondo e importante, che tocca profondamente il mio cuore.
Mio e di tutto il mio popolo.
Non ce l’ho con lei, la sovietica Larisa Petrik che è con me sul gradino più alto del podio.
Sarà un piccolo gesto, ma lo devo fare. Image
Mi chiamo Vera e sono nata a Praga durante la guerra, esattamente il 3 Maggio 1942.
Avevo 14 anni quando mi appassionai alla ginnastica artistica.
A 16 anni avevo già vinto il mio primo argento ai mondiali.
E da quel giorno non mi fermai più, medaglia dopo medaglia.
Read 20 tweets
Apr 28
Tempo fa vi ho raccontato alcuni aspetti della vita nell’antichità.
Dalla scuola alla legge, dalla medicina ai costumi. Questa sera parleremo, sempre riferito all’antichità, di uno dei piaceri della vita, partendo da una scoperta incredibile avvenuta nel 1974.
Le cause sono sconosciute, ma circa 15 secoli fa, incredibile a dirsi, a Roma si ostruì un condotto di scarico.
Non solo.
Successive alluvioni lo riempirono di fango.
Tranquilli, non stiamo parlando di un condotto qualsiasi, ma del collettore di scarico ovest sotto il Colosseo. Image
Quando nel 1974 la Soprintendenza alle Antichità di Roma incaricò alcuni scienziati di disostruire quel collettore, quello che trovarono in quel condotto fu qualcosa di assolutamente sorprendente
Una scoperta incredibile che oggi ci consente di conoscere meglio gli antichi romani Image
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