Johannesssss!!! Johannesssss!!! Questo quando serve non c’è mai. Dove sei finito? Dobbiamo parlare in una questione importante.
«Sono qui. Calmati, non urlare»
Sai chi sono vero?
«Certo. Sei Gaio Giulio Cesare Augusto, nato Gaio Ottavio Turino meglio conosciuto come Ottaviano»
Per tutti sono Augusto ormai.
Devi assolutamente spiegarmi una cosa.
Ne va del mio onore. Del nostro onore.
Mi è giunta all’orecchio una notizia. Spero per voi che non sia vera. Sono di carattere mite, ma posso scatenare le mie legioni in un attimo.
«Vedo che sei in buona compagnia. Ci sei tu e gli altri Imperatori della dinastia giulio-claudia.
Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone. Poi vedo che ci sono anche Traiano e Vespasiano.
Mi sfugge la ragione di questa rimpatriata.
Vi ascolto, ditemi»
Cos’è questa storia che qualcuno va in giro a raccontare che la Roma antica non è mai esistita.
E io chi sono? Li mortacci.
Le nostre imprese cosa sono state? Gite fuori porta?
Dimmi dove posso trovare questa persona e scateno i miei uomini.
Caligola per favore stai zitto!
«Ti stai riferendo a quella con una laurea in antropologia e storia che su un social va raccontando che la Roma antica non è mai esistita?
Che voi non siete mai esistiti, che niente di quello che hanno raccontato gli storici antichi e moderni su quel periodo è vero?»
Esatto. Speravamo, dopo queste affermazioni, una rivolta contro chi diffonde certe fake news, invece nessuna reazione.
E non dirmi che bisogna lasciare questa gente nel loro brodo.
Hai un tweet fissato dove metti in guardia da certi tipi di azioni, seppur piccole.
«Ascolta.
Prima di tutto calmati e lascia in pace le tue legioni.
E’ solo una persona che racconta frottole su un social. Niente di più. Rimarrà sempre e solo una minoranza.
Chi è che può credere a una panzana simile.
Dai, facciamo i seri»
Facciamo i seri? Facciamo i seri?
Lo sai come funzionano certe cose?
Uno butta lì una notizia, un complotto e tutti a dire che fa solo ridere.
Intanto due o tre persone cominciano a crederci.
Poi diventano quattro, cinque, venti, cento, mille e la cosa si espande.
«Calma. Per farvi capire quanto sia balzana questa storia analizziamo cosa dice.
In un video afferma che la Roma Antica non è mai esistita.
Che è stata inventata dall’inquisizione spagnola con l’Imperatore di Spagna.
Credo intenda Carlo V, Imperatore del Sacro Romano Impero»
E ti sembra cosa da poco?
Sì, dimenticavo che sono solo quattro sfigati a credere a questa panzana.
Ma tu credi che quel 20% che in alcuni Paesi non crede allo sbarco sulla luna sia apparso tutto d’un tratto?
Non credi che anche lì tutto sia cominciato con quattro sfigati?
«Vero, ma ci vuole poco a scrivere una caz..ta. Per confutarla ci vogliono anni di studi. Troppo impari la lotta. Molta gente è incline al complottismo. Dalle scie chimiche, vera e propria operazione di aerosol chimico/batteriologico, ai vaccini che provocano malattie gravissime»
Già. Schiere di sospettosi e di “uomini saggi che non se la bevono” di prezzoliniana memoria, pensano che l’intera storia del genere umano sia spiegabile sotto forma di cospirazioni, di grandi vecchi manovratori e trame oscure di cui solo loro sono a conoscenza. Come quella tipa.
«Sì. Dice che è tutto falso.
Che non esiste nessun documento di quella Roma. Vedo che non hai portato con te Tito Livio.
Avrebbe potuto dirci qualcosa al riguardo.
Lui e i suoi 142 libri che raccontano la storia di Roma. Una quarantina quelli arrivati fino a noi»
Spiritoso.
Lo sai bene che non siamo in buoni rapporti per via di quella vicenda. Passiamo oltre.
Tornando ai quattro sfigati.
Ti ricordi quanti erano i presenti all’adunata del 23 marzo 1919 in Piazza San Sepolcro, la nascita dei “Fasci di combattimento?”
«Circa 400. So dove vuoi arrivare.
Anche allora si diceva che erano quattro sfigati.
Poi nei primi tre mesi del 1921 c’erano in giro 300.000 squadristi.
Però in questo caso è diverso, dai.
La studiosa(?) afferma è tutto un falso. Che la colonna Traiana in realtà era un faro»
Tocca a te Traiano. Parla tu.
Che devo dire Augusto.
La puoi guardare da diverse angolazioni, ma è proprio una colonna, lo giuro. La feci costruire quando conquistai la Dacia. E sopra c’è in rilievo tutta la campagna militare contro i Daci.
Sono sicuro che è una colonna.
«Effettivamente è una colonna.
Lei dice invece che è un faro trasformato in una colonna.
Vabbè.
Augusto, allora saprai anche cosa pensa dell’Impero Romano.
Dice che per “Impero” intende una cosa tipo l’Impero dei Rockefeller o l’impero della Disney.
Una cosa così.»
Ma certo. Forse Caligola potrebbe dire qualcosa al riguardo.
Caligolaaaa! Hai per caso conosciuto Topolino il legionario? Pluto con la biga?
Ma io dico. Si può dire una cosa del genere?
Ma hai sentito cosa dice sul Colosseo? Che non è un anfiteatro. E’ un ex borgo medioevale.
«Si, ho sentito anche questa.
Un borgo costruito dai greci fuggiti in Italia per proteggersi da un evento climatico catastrofico: l’eruzione del vulcano sull’isola di Santorini.
La più grande eruzione avvenuta sulla Terra che ha distrutto la Civiltà Minoica».
Vespasiano, a te
Salve Johannes sono Vespasiano.
Il Colosseo o per meglio dire l’Anfiteatro Flavio è opera mia.
Anche se io l’ho solo iniziato nel 70 d.C. ma concluso e inaugurato poi da Tito il 21 Aprile nell'80 d.C.
Non è mai stato un borgo, giuro.
Non prendetevela con me, non sono io quello che va in giro a dire che il Colosseo era un borgo medioevale modificato da un complotto ordito da Carlo V e la Chiesa.
E’ sempre lei che lo dice.
Che era un borgo costruito per difendersi dalle ceneri del vulcano di Santorini.
Johannes???? Il Colosseo è stato costruito intorno all’anno 70 d.C. L’eruzione su Santorini è avvenuta nel 1600 a.C. circa. Questi sono fuggiti, hanno costruito il “borgo” per proteggersi perché sapevano che secoli dopo sarebbe arrivata la fuliggine da Santorini a coprire tutto.
«E per proteggersi dalla fuliggine lo hanno costruito senza tetto.
Lo so, è stupido, ma lei dice che non c’è stato niente prima dell’anno mille.
E’ tutto un complotto. I documenti sono falsi. Tutto è falso. Pure le statue che, essendo pulite, non possono essere antiche».
Restauro, si chiama restauro. Ascolta. E’ inutile sminuire certe affermazioni riducendole a stupidaggini. Si comincia sempre così. Poi si finisce che la Terra è piatta, Auschwitz era un centro benessere con piscine e parco giochi e i vaccini ti fanno morire. Bisogna stare attenti
«Va bene.
Dimenticavo.
La tipa non parla solo di Roma Antica.
Secondo lei anche Alessandro Magno non è mai esistito. E se è esistito era una donna. La prova?
La città si chiamano Alessandria non Alessandrio.
Fermi! Che fate? Caligola, giù le mani. Non l’ho detto io…».
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Nell'ultimo thread di qualche giorno fa, Johannes vi ha raccontato del problema della mancanza di carburante della Regia Marina Italiana durante la seconda guerra mondiale.
Almeno secondo l’opinione dell’ammiraglio Bragadin.
Fosse stato solo quello il problema.
L’ammiraglio Iachino lo mise nero su bianco, quando parlò di una guerra “più assurda che sfortunata”.
E uno dei motivi di quella guerra assurda riguardava proprio me che, laureato in ingegneria, lavoravo all'Istituto Superiore delle Trasmissioni.
Una guerra assurda, portata avanti da un irresponsabile.
Lui la Marina la voleva luccicante, una splendida Marina da parata e da propaganda.
E al diavolo se le navi da guerra non erano dotate di ecogoniometri per gli “avvistamenti” subacquei e di radar per quelli aeronavali.
Me la ricordo bene quella sera.
Era il 26 aprile 1942 e l’Ammiraglio Varoli Piazza mi convocò nel suo studio.
Lo faceva spesso con me, ufficiale della sezione “Attività del nemico”.
Per discutere sulle ultime notizie dei movimenti delle forze navali britanniche in Mediterraneo
La ricordo bene perché capii subito che qualcosa non andava.
Dall’espressione del viso, e poi da quel gesto di vivo sconforto.
Quando mi mostrò quel foglietto.
Solo in quel momento pronunciò quella frase.
“Guarda qui, siamo a zero”.
L’intestazione del foglio era: “Situazione giornaliera delle rimanenze di nafta”.
Cioè il combustibile per far muovere le nostre navi.
Mi si ghiacciò il sangue nelle vene quando lessi l’ultima cifra: 14.400 tonnellate.
Non era possibile.
Non era possibile.
Da tre anni eravamo al porto di Massaua, nel Mar Rosso, presso il Comando Navale dell'Africa Orientale Italiana in appoggio ai sommergibili.
Nel febbraio del 1941, l’Eritrea, dopo essere stata investita dalle forze britanniche, ormai era condannata.
Eravamo bloccati.
Ma qualche nave avrebbe potuto lasciare il Mar Rosso e salvarsi.
Tra queste la nave coloniale “Eritrea”, la mia nave. Duemilacento tonnellate di dislocamento, velocità massima sui 19 nodi, sei mitragliatrici e due coppie di cannoni da 120/50.
In totale 200 uomini d’equipaggio.
Mi chiamo Marino Iannucci, capitano di vascello e quella che sto per raccontarvi è la storia di un viaggio incredibile.
Una storia che meriterebbe maggior risalto.
Tutto ebbe inizio quando ricevetti l’ordine di abbandonare il Mar Rosso.
E mettere in salvo la nave.
Oggi è il 29 marzo 1941.
Ho scritto un ultimo messaggio alla mia famiglia.
Ho affidato poi il messaggio al mare, dentro una bottiglia.
Povera mamma mia.
Mi chiamo Francesco.
E sto per morire.
Ho solo il tempo di raccontarvi come siamo finiti in questo lembo del Mediterraneo Orientale.
Imbarcato sul Fiume, incrociatore pesante della Regia Marina italiana, classe Zara.
Lui, quello che ha fatto anche cose buone, era piuttosto contrariato per le continue delusioni e i ripetuti rovesci della nostra marina.
Prima la mazzata nella notte di Taranto dell’11 novembre del 1940.
La Cavour quasi colata a picco e la Littorio e la C. Duilio danneggiate.
3 gennaio 1942 – Oggi si sono arruolati nella Marina degli Stati Uniti, assegnati all'incrociatore leggero USS Juneau (CL-52).
Sono George, Frank, Joe, Matt e Al.
Hanno tra i 20 e i 27 anni.
Sono cinque fratelli.
I cinque fratelli Sullivan.
8 novembre 1942 – L’incrociatore USS Juneau (CL-52), con a bordo i cinque fratelli Sullivan, è assegnato alla Task Force 69 (TF 69) come scorta antiaerea della portaerei USS Enterprise.
Sono salpati dalla Nuova Caledonia con un convoglio diretto a Guadalcanal.
13 novembre 1942 – L’incrociatore USS Juneau è coinvolto nella prima battaglia navale di Guadalcanal. E' incaricato di fermare una squadra giapponese diretta a bombardare l'aeroporto di Henderson Field a Guadalcanal.
Un siluro giapponese lo colpisce sul lato sinistro
Oggi è il 31 gennaio 1944.
E non ho molto tempo.
Sta per toccare a me, quindi è il caso che mi sbrighi a raccontarvi la mia storia.
Sono nato a Solt, in Ungheria, il 16 aprile 1896.
A 15 anni iniziai a giocare a calcio nei ragazzi del Torekves.
A 17 ero già in prima squadra
Scusate, ma devo andare veloce.
Nella prima guerra mondiale partii volontario nell’esercito austro-ungarico e durante la 4a battaglia dell'Isonzo venni catturato da voi italiani e internato a Trapani.
Finita la guerra, tornai nella mia Ungheria, ricominciando a giocare a calcio
Tornai in Italia nel 1925 ingaggiato dall’Internazionale di Milano.
Giocai poco, troppi infortuni.
Smisi di essere un giocatore e, seppur giovane, l’Internazionale mi promosse allenatore.
Nel 1926-27 un quinto posto.
Ma l’anno successivo, dopo un settimo posto, venni licenziato.