Agli inizi del XX secolo non era permesso a noi donne di gareggiare individualmente.
Sempre e solo con un maschietto.
Fu così anche per me.
E chi scegliere, se non Edgar, che avevo sposato nel 1900 e che era anche il mio allenatore.
Ai miei tempi il pattinaggio era ritenuto uno sport estremamente virile.
Insomma per soli uomini. Noi donne tagliate fuori.
Il primo campionato del mondo fu disputato nel 1896.
Solo per uomini naturalmente.
Le gare femminili sono nate nel 1906, quelle per le coppie di artistico nel 1908 e quelle di danza nel 1952.
Indovinate grazie a chi.
Alla sottoscritta naturalmente, Florence Madeleine Cave in Syers, detta Madge.
Tutto ebbe inizio al campionato mondiale maschile del 1902 organizzato a Londra.
Non ci crederete, ma partecipai pure io. Grazie a un buco nel regolamento. Chi l’aveva redatto aveva ritenuto superfluo indicare il sesso dei partecipanti.Tanto nessuna donna avrebbe osato gareggiare
Nessuna? Nessuna.
Tranne una.
Io.
E nessuno osò proibire la mia partecipazione. Come andò a finire? Finii seconda dietro il grande Ulrich Salchow.
Ma meritavo io di vincere, tanto che Ulrich mi offrì la sua medaglia d’oro. Che naturalmente rifiutai.
Fu quella la svolta per noi donne? Non proprio.
Infatti i maschietti dall’anno successivo cambiarono il regolamento.
Venne proibito alle donne l’accesso ai mondiali di pattinaggio. Attraverso una votazione.
I componenti? Tutti uomini naturalmente.
Però, teneri, motivarono pure la cosa.
Lunghezza delle gonne che impediva ai giudici di vedere i piedi e, udite udite, impossibile valutare uomini e donne insieme perché un giudice poteva innamorarsi di una donna.
Dai, di fantasia ne avevano da vendere.
Però un’altra federazione continuò a permettere le gare miste. Vinsi il campionato britannico di pattinaggio di figura individuale, nel 1903 e nel 1904 prima proprio davanti a mio marito.
Nel 1906 venne istituito il campionato mondiale femminile. Vinsi le prime due edizioni
Non pattinai nel 1907 per problemi di salute, ma ritornai per le Olimpiadi del 1908 quando per la prima volta, il pattinaggio su ghiaccio venne incluso nel programma olimpico.
La mia esibizione lasciò esterrefatti i giudici.
Il mio fu il primo oro olimpico femminile della storia del pattinaggio su ghiaccio.
Fui la vera stella di quell’Olimpiade superando anche mio marito, che era molto bravo.
Infatti vinsi con lui il bronzo nelle gare a coppie.
Dopo quella Olimpiade mi ritirai dalle competizioni.
In inverno la mia salute peggiorò.
Ne approfittai per scrivere libri sul pattinaggio insieme a mio marito Edgar Syers.
Ma la mia salute continuò a peggiorare.
Sono morta per una insufficienza cardiaca causata da un’endocardite acuta il 9 settembre del 1917 nella mia casa di Weybridge, nel Surrey.
Avevo solo trentasei anni.
So che Edgar non si è risposato. E’ morto nel 1946 all’età di ottantadue anni senza mai dimenticarmi.
Non dimenticò mai il suo grande amore, la sua compagna di vita, la sua compagna di ghiaccio, tanto da dedicarmi un poema dal titolo “To my Lady’s Skates".
Donne e sport sono una combinazione poco riconosciuta.
Nel Regno Unito ci sono solo due statue di donne sportive, contro 200 di sportivi.
Una ricerca recente ha evidenziato che Londra ha più statue di uomini (21%) e animali (8%) che di donne, che rappresentano solo il 4%.
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20 ottobre 1944, ore 7,58.
Dall’aeroporto di Castelluccio dei Sauri, vicino Foggia, si alzano in volo 36 bombardieri “B-24 Liberator” del 451° stormo “Bomb Group dell’USAAF”.
Gli obiettivi sono nel nord Italia.
Oggi uno in particolare: le acciaierie Breda di Sesto San Giovanni.
Un obiettivo secondario.
In quel periodo i bersagli militari importanti sono solo 3: lo stabilimento petrolchimico di Mestre, la raffineria Aquila di Muggia e la fabbrica d’aerei Reggiane, gruppo Caproni, di Reggio Emilia.
Gli altri tutti secondari.
Come le acciaierie Breda.
Il 451° stormo si avvicina all’obiettivo.
La formazione di attacco prevede 36 aerei a ondate di 18, composte di aerei in fila x due disposti a punta di freccia.
Oggi sono 35.
Uno è tornato alla base per problemi meccanici.
Gli altri procedono alla velocità di 160 miglia orarie
Lungo un viale della città di Częstochowa si può incontrare una panchina.
Non la solita panchina, ma una panchina speciale, con una scultura in bronzo.
Raffigura una figura femminile seduta, con un gatto ai suoi piedi.
La targa dice che è dedicata a Halina Poświatowska.
Che poi sarei io.
Avrei dovuto immaginare che la mia vita non sarebbe stata per niente facile.
Fin dall’inizio.
Ero appena nata e già erano cominciati i problemi.
I miei genitori volevano chiamarmi Halina, ma il parroco, nel certificato di nascita, scrisse Helena.
Il motivo?
Secondo lui Halina non era presente nell’albo dei santi quindi aveva proposto ai miei genitori uno simile, Helena.
E quello scrisse nel certificato.
Una volta a casa i miei genitori continuarono a chiamarmi Halina.
A loro piaceva quello.
E pure a me.
I suoi riferimenti non erano politici.
L’unica sua passione erano i film di John Wayne.
«Sono cresciuta in un ranch, dove non esistevano differenze tra i compiti dei maschi e quelli affidati alle femmine. Tutti dovevano lavorare duro, nessun veniva trattato in modo diverso».
Quando era diventata governatrice del Dakota del Sud, il 5 gennaio 2019, prima donna a ricoprire quella carica, iniziò da subito a farsi notare.
Pronti via e nel 2020, durante la pandemia del Covid-19, si rifiutò di sancire l’obbligo di indossare mascherine protettive.
Però nel 2020, come governatrice, avrà sicuramente vietato di tenere a Sturgis, una cittadina di 7.000 abitanti, lo “Sturgis Motorcycle Rally” uno dei più grandi raduni di motociclisti (circa 500.000) del mondo.
Ma figuriamoci.
Non ricordate il suo idolo John Wayne?
Craxi lo aveva ripetuto più volte: il crimine è avvenuto su nave italiana, quindi in territorio italiano
La giurisdizione è nostra.
Anche Sigonella è in territorio italiano
“La sovranità non si negozia, nemmeno con l'amico più potente. L'Italia non è una provincia dell'Impero”.
Facciamo un passo indietro
Giovedì 10 ottobre 1985.
Il piano americano è quello di intercettare il Boeing egiziano che trasporta i dirottatori.
Il problema è dove farlo atterrare.
Gli americani hanno messo sotto controllo il telefono di Mubarak e grazie ai servizi israeliani sanno dove è l’aereo e il suo contrassegno di coda.
Devono solo decidere dove farlo atterrare.
Creta e Cipro no.
Non darebbero mai l’autorizzazione.
“Quando abbiamo adottato il modello della libertà, nel lontano 1860, in 35 anni siamo diventati la prima potenza mondiale”.
Ma di quale libertà sta parlando quest’uomo?
Di quale modello?
Noi, eravamo lì da migliaia di anni.
Noi eravamo il popolo dei Mapuche.
Mapuche significa “popolo della terra”.
Voi e la vostra “proprietà privata”.
Lo sapete che per noi la terra, il wallmapu, non appartiene a nessuno, ma è solo un territorio di cui prendersi cura?
Ci chiamavate fannulloni e incompetenti perché non sfruttavamo quella terra.
Di quale modello di libertà sta parlando quell’uomo?
I nostri fratelli Selknam erano in quella terra da 10.000 anni.
Quando Magellano aveva scoperto quel passaggio a sud del pianeta la chiamò “Terra del Fuoco” per avere avvistato i fuochi accesi dei nostri fratelli Selknam.
“Tutti gli uomini sono creati eguali dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che fra questi diritti sono la Vita, la Libertà…”.
E se “una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo”
Era il 4 luglio 1776 quando Thomas Jefferson, mostrò pubblicamente (era stata approvata il 2 luglio) la Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America.
Quelle prime righe furono poi ribadite nel 1789, all’art. 1 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che recita testualmente: “Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti”.
E poi nel 1948 la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.