Thread by @paolomossetti

Il tentativo della🇷🇺 di ridisegnare i confini dell'🇺🇦 ha scatenato durissime condanne in tutto il mondo, o quasi. In Africa, buona parte dei Paesi ha deciso di assumere un approccio più cauto, di equilibrio tra aggressore e aggredito.🧵

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Prima però di parlare di «un'Africa neutrale», è opportuno ricordare che la maggioranza dei Paesi africani (28 su 54) ha approvato il 2 marzo la mozione di condanna dell’offensiva russa all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
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Tuttavia, tra i 34 Paesi astenuti la metà (17) sono dell’Africa (Mali, Sudafrica, Angola, Algeria, Uganda, etc.). L’Eritrea è stata una delle uniche 5 nazioni a respingere la mozione, unendosi a Russia, Bielorussia, Siria, Nord Corea.

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Visto dall’Africa, il conflitto in Ucraina è lontano, e molti leader africani sentono che la crisi sta attirando un'attenzione spropositata solo perché sta avendo luogo in Europa. E loro sono diventati abili a giostrarsi tra EU, USA, Cina e Russia: non possono sbilanciarsi.
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Ci sono poi le conseguenze economiche della guerra. Le fragili economie del continente africano soffrono già per l’aumento dei prezzi delle materie prime, e la guerra tra Ucraina e Russia, rischia di mandare alle stelle il prezzo del pane (= più rivolte stile prim. arabe)
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Molte persone in Africa sono poi perplesse per il doppio standard applicato dalle potenze occidentali: nel 2003 gli Stati Uniti invasero l’Iraq nonostante le proteste di milioni del mondo, e i risultati sembrano nel migliore dei casi controversi.
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Inoltre, il modo in cui milioni di rifugiati ucraini sono stati accolti dai Paesi europei contrasta significativamente con il trattamento riservato ai migranti africani.

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La Russia è stata abile nell’ultimo decennio a ricostruire vecchi legami e talvolta ad alimentare le ostilità tra i Paesi africani e le ex potenze coloniali. Es.: la Russia ha inviato i mercenari nazi di Wagner a combattere vs. Francia in Mali.

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In alcuni Stati, l’ambivalenza sulla guerra in Ucraina deriva da un «un trasferimento di gratitudine dall’Unione Sovietica, che ha sostenuto i movimenti di liberazione nazionale, alla Russia di Putin», scrive David Pilling sul FT.

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Chi critica l'atteggiamento guardingo dei leader africani ignora anche una lunga storia di non-allineamento in Africa a partire dalla Guerra fredda, e quella tendenza - già comune tra le giovani nazioni africane negli anni 60 e 70 - a rifiutare la logica dei due blocchi.

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Nell’ultimo decennio la Russia ha incrementato gli sforzi per accrescere la sua influenza e mettere fine a quella europea non limitandosi soltanto al settore militare: la strategia riguarda anche il cosiddetto soft power.

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Gli osservatori occidentali hanno anche sottostimato la capacità della disinformazione russa di ottenere risultati nel Sud del mondo. Nel sud del mondo infuriano hashtag per nulla rassicuranti come #IStandWithPutin e #IStandWithRussia.

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Infine c’è la Cina. La posizione della superpotenza asiatica in questa guerra sarà fondamentale per il destino dell’Africa nel decennio in corso. Ancora una volta, molti Paesi africani devono bilanciare i legami con Pechino e l'Occidente.

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Con tutta probabilità, Mosca considera in questo momento l’Africa una «seconda frontiera» per circondare anche psicologicamente l’Europa. Ma è fondamentale che il fronte anti-Putin capisca le ragioni della diffidenza africana.

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