Sui monti genovesi, negli anni dell’occupazione nazifascista, combatteva l’unica brigata partigiana composta, anche nei gradi di comando da sole donne: la brigata “Alice Noli” ⬇️
#donnepartigiane #resistenza #antifascismo #25Aprile #25aprile2022 #oraesempreresistenza
#AliceNoli
Felicita Alice Noli nata nel 1906 a Campomorone, impegnata nei Gruppi di Difesa della Donna, nel gennaio del 1944 era entrata a far parte della 3° brigata “Liguria”.
Scoperta (forse, la sua colpa sarebbe stata quella di aver dato sepoltura ad alcuni tra i 147 partigiani morti ⬇️
nell’eccidio della Benedicta, nell’aprile dello stesso anno), fu catturata insieme ad altri compagni e venne portata in caserma dove si rifiutò di fornire informazioni.
Picchiata e torturata dai fascisti, fu fucilata l’8 agosto del 1944 insieme ad altri cinque compagni ⬇️
e venne portata in caserma dove si rifiutò di fornire informazioni.
Picchiata e torturata dai fascisti, fu fucilata l’8 agosto del 1944 insieme ad altri cinque compagni partigiani per una rappresaglia in seguito all’uccisione di due brigate nere. La lasciarono per ultima, ⬇️
negandole anche la possibilità di scrivere una lettera alla famiglia. In seguito le venne conferita la medaglia al valor militare. Dopo la sua morte, la brigata femminile prese il nome di brigata “Alice Noli” in sua memoria.
La brigata era composta da donne di tutte le età ⬇️
la più anziana aveva 70 anni e usava il nome di battaglia “Nonnina”, la più giovane 15 ed entrambi i suoi genitori erano stati deportati.
Operava sui monti di Genova, svolgendo una funzione di raccordo tra gli stabilimenti industriali della Val Polcevera e i nuclei partigiani ⬇️
anche in aiuto e difesa delle donne operaie che avevano sostituito gli uomini in molti luoghi di lavoro, sviluppando coscienza di genere e iniziando le prime lotte per la parità salariale.
L’8 marzo '45 le donne della ‘Alice Noli’ distribuirono clandestinamente a Genova 20mila ⬇️
volantini e realizzarono oltre 500 scritte sul selciato, per testimoniare il proprio ruolo nella Resistenza.
Furono 25 le partigiane fucilate in provincia di Genova, su 907 impegnate nella lotta di liberazione. A Genova e in Liguria furono fondamentali i “Gruppi di difesa ⬇️
delle donne (Gdd)”: che svolgevano propaganda antifascista, raccoglievano fondi e si impegnavano nell’attività di collegamento e di portaordini, ma facevano anche azioni militari: fecero, per esempio, saltare i binari a Sampierdarena, assaltarono un camion tedesco carico ⬇️
di cibo a Cornigliano, strapparono ai tedeschi i propri figli che stavano per essere deportati in Germania in varie zone della città, prime tra tutte a Sestri e in Valpolcevera.

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