Questo non lo chiamo "pacifismo", ma "esichismo" (da ἡσυχία, esichia gr. quiete).
Il termine "quietismo" è occupato, quindi inutilizzabile. Il termine "esicasmo" ha significato proprio in ambito spirituale.
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"Esichismo" è l'atteggiamento dell'"esichista", cioè di colui che per quieto vivere proprio o del suo gruppo sociale di riferimento è disposto ad accettare che altri soggetti, singolari o collettivi, subiscano soprusi e ingiustizie pur di non correre rischi analoghi.
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Tipico esempio di esichista è il tizio che passando in strada e vedendo una persona malmenare un'altra, cambia direzione per non "immischiarsi" negli affari non propri e per "difendere" la sua incolumità.
È il "me ne frego" e il "tiro dritto" di rovinosa memoria.
3/
Tipico esempio di pacifista è il tizio che passa in strada, vede una persona malmenare un'altra e cerca aiuto coinvolgendo altri, si avvicina, chiede all'aggressore di interrompere la sua azione, offre aiuto alla vittima, chiama le forze dell'ordine.
È l'"i care" di Milani.
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L'azione pacifista è complessa e strategica.
Il pacifista non chiede chi ha torto e chi ragione, ma solo chi è aggredito dal più forte e chi è aggressore del più debole. Il pacifista non è giudice.
Nemmeno vuol sapere le ragioni del conflitto. Si frappone per interromperlo.
5/
L'azione esichista è semplice e tattica.
L'esichista pensa a sé e ai suoi interessi. Trova giustificazioni per non intervenire. Sospetta che l'aggredito se la sia cercata o meritata. Sconsiglia gli altri dal posizionarsi.
Fugge dalle responsabilità, attribuendole ad altri.
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Sostenni che la responsabilità delle scelte politiche di una Nazione implica la solidarietà tra Governi e Popoli. Oggi sostengo che la responsabilità comune della pace non esime nessuno dal frapporsi tra aggredito e aggressore per metterlo nelle condizioni di non nuocere.
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Ignorare gli appelli di un soggetto aggredito e lasciarsi intimorire nel prenderne la difesa è esichismo, non pacifismo.
Cercare una condizione senza conflitti ma a spese della giustizia e della libertà è esichismo, non pacifismo.
Il quieto vivere non è la pace.
eof/
ADDENDUM
Ringrazio tutti coloro che hanno prestato attenzione al thread e hanno dato un contributo alla riflessione.
La mia tesi è che il pacifismo italiano contemporaneo sia molto distante dal movimento pacifista degli anni '60-'70.
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Consapevole che i gesti volti a mandare segnali espliciti di solidarietà con le vittime sono propri del pacifismo, un mese fa lanciavo una petizione a @gualtierieurope per dedicare una via ai Martiri dell'Ucraina. Quella della sede di @rusembitaly
"Non siamo chierici di Stato" ha detto a Kirill, ed è sempre vero!
"Spesso ho trovato una mentalità preconciliare che si travestiva da conciliare": mi pare una buona descrizione della situazione italiana.
Più "ingenue" mi sono sembrate altre posizioni.
2/
Per esempio, attribuire all'"abbaiare della Nato alla porta della Russia" la "facilitazione" del conflitto. Posizione che non sembra tener conto di alcune raffinate analisi sul mondo russo che esaminano da vicino il cambio di paradigma successivo al dissolvimento dell'URSS.
3/
Direi che a giudicare dal numero di mi piace (8) e di retuit (2) in un'ora e mezza la proposta non è stata un grande successo.
I firmatari (tra cui Di Cesare, Montanari, Santoro, accanto al nome del Direttore di Avvenire) propongono la tesi solita ascoltata in questi mesi.
1/
Condannano l'invasione dell'Ucraina. Sostengono che Putin ne risponderà alla storia.
Poi risbrodolano il qualunquismo quietifondaio: la pace è bella, la guerra è brutta, no alle armi, sì alla nonviolenza, no al pensiero unico.
Si sentono ignorati dai media guerrafondai.
2/
Mentre di nuovo agitano la paura dell'escalation nucleare (la stessa agitata da Putin), si commuovono davanti alle vittime e agli orrori, dicono basta alle armi, si dichiarano pronti all'accoglienza, invitano a creare una comunità determinata a far sentire la propria voce.
3/
Il Direttore di @civcatt con un paio di tweet liquida come retorica non cristiana la citazione di Woitjla da parte di @POTUS, accusando quest'ultimo di "torcere per i propri scopi la religione" in un rischioso cortocircuito.
La feconda penna del Direttore, che vanta d'essere a disposizione del chiacchierato periodico @fattoquotidiano, torna oggi sull'argomento in un articolo pubblicato su @LaStampa e rincara la dose: "Non si strumentalizzi la religione per fini politici".
Anche se la stima e la vicinanza personali verso ogni cittadino russo che disapprova l'operato del suo Governo restano immutate, la responsabilità delle scelte nazionali è sempre da attribuire ad un popolo in virtù della solidarietà collettiva che lo caratterizza.
1/
Facilmente si tende ad identificare nella persona che governa pro tempore la responsabilità di scelte criminali. Questo è solo parzialmente vero e non esime il popolo da esercitare un controllo su coloro che lo governano. Nemmeno giustifica i cittadini costretti a obbedire.
2/
Un apparato nazionale non è composto solo da soldati inviati a combattere o da poliziotti inviati a reprimere. Persino l'economia è solo un settore della vita nazionale, importante certo ma parziale.
La responsabilità collettiva del popolo è solidarietà di bene e di male.
3/
Così @Don_Lazzara: "Non appartengo a nessun schieramento".
Sarà vero? Gli appelli alla pace del prete filosalviniano saranno sinceri, ispirati da buoni propositi cristiani, equidistanti?
Spoiler: un rapido giro tra i suoi tweet del passato sembra smentire quello di oggi.
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Con la rielezione di Putin del 2012 il commentatore in clergyman si eccita: è in arrivo una nuova primavera, per questo USA e Occidente vorrebbero farlo fuori. In pieno orgasmo vladimirolatrico invita persino Erdogan a preparare le valigie...
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Schierato contro Soros, nel più genuino stile complottista, il sedicente "pacifista" difende a spada tratta l'innocenza di Putin: lui che ricostruisce la Siria, lui che benedetto dal Patriarca di Mosca è colui il quale insieme ad Orban (!) protegge i cristiani della regione.