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May 6, 2022 20 tweets 12 min read Read on X
Alle ore 21:00 del 6 maggio di quarantasei anni fa si stava per scrivere una nuova dolorosa pagina della storia recente del nostro paese. Stiamo ovviamente parlando del terribile #terremoto di magnitudo 6.4 che ha colpito l'area settentrionale del #Friuli-Venezia Giulia. 🧵👇
Pochi minuti dopo la terribile scossa del 6 maggio, le linee telefoniche locali si sovraccaricarono a causa delle numerose richieste simultanee, un evento che all'epoca significava una cosa sola: la popolazione del Friuli era completamente isolata dal resto del mondo.
I primi soccorsi furono di conseguenza organizzati dalla popolazione locale che iniziò a scavare a mani nude tra le macerie dei numerosi edifici distrutti, mentre con il passare dei giorni si unirono a loro anche numerosi alpini e volontari provenienti da ogni parte dell'Italia.
Nonostante il loro grandissimo sforzo però, il bilancio finale fu comunque catastrofico: circa 990 vittime, oltre 3.000 feriti e almeno 100.00 sfollati. L'area più colpita fu quella a nord di Udine dove intere città e piccoli paesini vennero quasi completamente rasi al suolo.
Tra questi, solo per citarne alcuni, ci sono Gemona del Friuli, Venzone, Trasaghis e Majano, tutte località in cui si raggiunse il IX-X grado della scala Mercalli, famosa per stimare i danni provocati dal terremoto invece che la sua magnitudo.
In tutto, il terremoto del 6 maggio interessò significativamente oltre 120 comuni delle province di Udine e di Pordenone, con i danni più leggeri che vennero registrati in una vasta area dell'Italia nord-orientale, della Slovenia e dell'Austria.
La sequenza sismica che ha avuto inizio con il forte terremoto del 6 maggio è stata una delle più importanti che hanno colpito il nostro paese nel corso della seconda metà del novecento.
Le repliche di forte intensità infatti, interessarono l'area settentrionale del Friuli per almeno due anni. In particolare, tra l'11 e il 15 settembre del 1976, quattro nuovi terremoti di magnitudo superiore a 5 (Mw 5.9, 5.9, 5.6 e 5.2) causarono nuovi danni e altre vittime.
Dopo queste nuove scosse, circa 40.000 sfollati vennero trasferiti lungo la costa adriatica. Gran parte di loro rientrò nelle proprie terre grazie alla costruzione di alcuni villaggi prefabbricati che terminò quasi quattro anni dopo, nel marzo del 1980.
L'ultimo terremoto significativo della sequenza colpì la medesima zona del Friuli il 16 settembre del 1977 (Mw 5.2). I terremoti del settembre 1976 e 1977 furono causati dall'attivazione di alcune faglie adiacenti rispetto alla faglia che ha originato il terremoto del 6 maggio.
Tra maggio e settembre del 1976 infatti, la distribuzione degli epicentri delle scosse ha subito una chiara migrazione verso est, area in cui si sono poi verificati i forti terremoti dell'11 e del 15 settembre. Nel settembre del 1977 invece, i terremoti migrarono verso ovest.
Questo fenomeno è del tutto normale e nel nostro paese lo abbiamo visto innumerevoli volte nel corso degli ultimi decenni. Pensate per esempio ai terremoti di Accumoli-Visso-Norcia-Montereale del 2016 o dell'Aquila-Montereale del 2009.
All'epoca era comunque piuttosto complicato seguire l'evoluzione della sequenza sismica perché in Italia erano presenti soltanto 33 sismografi, il più importante dei quali era quello di Trieste che faceva parte di una particolare rete sismica mondiale.
Grazie ad essa e alle altre stazione presenti in un raggio di circa 200 chilometri si riuscì a capire che il terremoto del 1976 fu causato da un sistema di faglie compressive, un classico per gran parte dell'Italia settentrionale.
Le faglie compressive sono un tipo di sorgente sismogenetica che genera terremoti in cui i due lembi della faglia, avvicinandosi tra loro, fanno salire il blocco di roccia verso l'alto.
Pur non avendo dati satellitari a loro disposizione, i sismologi dell'epoca riuscirono in pochi mesi a ricostruire la geometria del sistema di faglie responsabile dei terremoti friulani del 1976-77. Si scoprì inoltre che il terremoto causò il sollevò dell'area di Venzone di 18 cm
I forti terremoti del 1976-77 non sono altro che il frutto della spinta della placca adriatica verso nord, un movimento che avviene ad una velocità di 1,5-2 mm l'anno. Ciò provoca un costante accumulo di stress lungo le faglie presenti nell'area nord-orientale del nostro paese.
Questo stress viene poi di tanto in tanto rilasciato con i forti terremoti. Non è infatti un caso se l'area nord-orientale del nostro paese è una delle aree più sismiche al di fuori dell'appennino.
Nel corso degli ultimi 800 anni il Friuli è stato colpito da un forte terremoto (Mw > 5.5) almeno una volta ogni 80 anni, uno ogni 6 se invece consideriamo quelli che hanno causato dei danni anche di lieve entità.
Piccola curiosità: proprio quella sera, un ragazzo residente a Tricesimo stava registrando un brano dei Pink Floyd da un giradischi ad una cassetta. In tale cassetta è rimasto impresso l'audio della scossa principale e le relative urla.

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