Solo qualche anno fa una gestione così nefasta dell'informazione del servizio pubblico avrebbe provocato ben altre reazioni, anche migliaia di cittadini in piazza.
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Oggi tutto tace, a parte i social non c'è un altro luogo dove si facciano critiche e osservazioni serie sullo stato dell'"arte".
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Questo perché per anni ci hanno indicato berlusconi come unico artefice di censure, tagli ed epurazioni, invece basta fare un po' di attenzione alla cronologia dei fatti per capire che le cose peggiori in Rai le hanno sempre fatte i suoi cosiddetti avversari
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che oltre a non aver messo mai mano al suo conflitto di interessi hanno utilizzato i suoi stessi metodi: posizionamenti di comodo, censure ed epurazioni ammantandoli di parvenze democratiche e perciò non suscettibili di critiche. #7maggio
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Hanno costruito la loro web reputation sotto falsissimi nomi, improbabili fattezze perché evidentemente non possono presentarsi in questa società e poi vengono a molestare chi un nome ce lo ha sempre messo.
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Come ho sempre scritto non sono contraria all'uso del nickname, ma quando di quella identità si fa un uso distorto, si usa per dare fastidio, fare insinuazioni, indicare le persone al ludibrio, farle oggetto di vere e proprie gogne allora no, la partita è scorretta.
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E il problema non sarebbe nemmeno questo, finché è possibile si ignora e via, il dramma è che con questi ci parlano i 'pezzi grossi' del giornalismo e della politica, soprattutto quelli che hanno il blocco facile con chi prova a discutere e a dissentire.
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Con tutto il rispetto per la senatrice Segre io non farei mai mettere mano alla politica riguardo una regolamentazione dei social e della rete per contrastare l'odio.
Perché poi nell'odio ci va a finire tutto, anche il semplice dissenso.
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I politici, che pure fanno un uso smodato degli strumenti web da anni hanno messo nel mirino i social non perché siano una zona franca come dicono in molti ma perché sono il luogo dove le gerarchie contano poco e niente,
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dove un utente comune può smascherare le bugie della politica, come accade ogni giorno.
Idem molti giornalisti, che da quando hanno perso l'esclusiva della prima e ultima parola imputano ai social tutte le peggiori nefandezze
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Domani saranno tre anni che Julian #Assange è recluso in un carcere di massima sicurezza nel Regno Unito
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ma, state pure tranquilli, non troverete una riga su quei giornali che da dodici anni si guardano bene dal raccontare le mostruosità anti giuridiche che circondano tutta la vicenda di #Assange dal suo esilio forzato all'arresto.
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#Assange, ricordo, in caso di estradizione nei democraticissimi USA rischia 175 anni di carcere, ovvero di morire murato vivo in una galera in compagnia dei peggiori criminali internazionali.
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Dice la compagna di Jamal Khashoggi che né l'Onu né la UE hanno avviato procedimenti legali contro gli assassini del giornalista ucciso e massacrato nel consolato arabo a Istanbul su mandato del regime di bin Salman.
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Proprio come per #Assange le istituzioni politiche che dicono di lavorare per i diritti, la giustizia si voltano dall'altra parte e lasciano che gli interessi economici prevalgano.
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Nessuno alza la voce coi regimi, non lo fa l'Italia con l'Egitto che nega giustizia e verità su Giulio Regeni perché gli affari vengono prima, non lo fa l'occidente col regime barbaro che solo qualche giorno fa ha eseguito un centinaio di condanne a morte in un giorno solo
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Non sono del mestiere e quindi non posso essere accusata di invidia perciò posso prendermi la libertà di dire che quella di Fazio a Papa Francesco non è stata un'intervista, è stato un dialogo, amabile, tra un conduttore e un uomo colto
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che cerca di svolgere il suo mandato meglio che può, dicendo e facendo cose spesso giuste ma che nei momenti topici non dimentica qual è la sua funzione che è quella di fare il Papa, il capo di una comunità religiosa.
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E il fatto che molti laici, agnostici, atei, persone che si dicono di sinistra e favorevoli a quei diritti che la chiesa invece nega, che noi qui non abbiamo proprio grazie alla massiccia ingerenza che il Vaticano può esercitare sullo stato e la politica solo qui in Italia
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Domani Giornale fa lo scoop sulle "consulenze" di renzi a Riyad, Il Fatto lo riprende mentre per accennare qualche pigolio in tivù, ai telegiornali e sulla stampa padronale sono servite settimane:
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c'era la crisi di governo in corso e nessuno doveva disturbare la ruspa che stava per abbattersi sul governo Conte e guai a sottolineare l'anomalia del 'senatore' che fa il doppio lavoro per un altro stato mentre ha giurato di essere al servizio del suo.
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Il Corriere dà per primo la notizia dei supercompensi di renzi che viaggiano di conto in conto provenienti sempre da Riyad e Il Fatto la riporta.
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