Siria - 21 maggio 2022
Fuori Al-Assad! Fuori tutte le truppe d'invasione!
Per un governo rivoluzionario provvisorio degli operai e dei contadini
A Damasco e a Idlib, la stessa intifada insieme alla resistenza palestinese e alla sollevazione rivoluzionaria in Iran! 🧵
Per le strade di Damasco e con una rivolta nella città del nord della Siria, si combatte per il pane, per il recupero degli alloggi, per la libertà dei prigionieri e contro la spartizione imposta dalla conferenza di Ginevra
Putin, uno dei principali sostenitori di Al Assad in Siria, si è imbarcato in una guerra di occupazione in Ucraina.
Questo lo ha portato a dover dedicare più risorse a quella guerra, e per questo ha ritirato truppe e basi che aveva in Siria, indebolendo così il suo sostegno ad Al Assad.
Vedendo questa situazione, gli sfruttati hanno marciato a Idlib esigendo che si aprano i fronti. Sanno che questo è il momento di sconfiggere Al Assad per riprendersi le loro case e porre fine a tanta fame e miseria.
Ma soprattutto ci sono state marce nel centro di Damasco, proprio sotto il naso del fascismo, per esigere la libertà e che riappaiano vivi i 500mila detenuti da Al Assad in 11 anni di rivoluzione.
Nel nord della Siria, coloro che controllano manu militari sono HTS e la Turchia con l'esercito nazionale (ex ESL). Sono i baluardi del mantenimento della spartizione della Siria (vedi riquadro in basso).
La Turchia ha iniziato a scavare trincee per delimitare la sua porzione e i suoi agenti hanno liberato un assadista che era stato catturato dalla resistenza. Questo ha acceso la rabbia delle masse popolari impoverite nel nord della Siria.
Solo nell'ultima settimana ci sono state marce in diverse città della zona. Nella provincia di Idlib, i rifugiati hanno marciato per reclamare le loro case. A Tadef c'è stata una mobilitazione contro la Turchia e il suo tentativo di stabilire una spartizione lì.
Ad Al Bab, Azaz e Afrin si sono susseguite giornate di lotta contro le autorità e le forze dell'Esercito Nazionale per aver liberato il criminale assadista. Un processo di sollevazione è iniziato dalle città nel nord della Siria che tende a unirsi a Damasco.
D'altra parte, le masse palestinesi resistono all'offensiva lanciata dal sionismo, rafforzatosi dopo le sconfitte della rivoluzione in Medio Oriente.
Questa risposta del popolo palestinese è fuori dal controllo dei leader borghesi di Al Fatah e Hamas, che continuano a mantenere i loro patti con il sionismo.
Anche i lavoratori e le masse popolari iraniani scendono in strada contro il regime degli ayatollah che ha aumentato il prezzo del pane e alzato alle stelle il costo della vita.
Dall'enorme numero di scioperi e proteste che si stavano svolgendo in Iran, ora la sollevazione rivoluzionaria si è diffusa in tutto il Paese al grido di "Morte a Khamenei!" "Morte a Raisi!" Colpiscono al cuore quegli assassini che hanno massacrato e occupato la Siria.
La sollevazione rivoluzionaria iraniana si scontra con quelli che hanno schiacciato i lavoratori iracheni quando sono scesi in piazza negli ultimi anni.
È una sollevazione gemella con la Siria e con le masse popolari palestinesi, dal momento che gli ayatollah sostengono Hezbollah come guardiani delle frontiere del sionismo.
Nel Maghreb e in Medio Oriente c'è resistenza e cresce la sollevazione rivoluzionaria iraniana, nonostante abbia subito le dure sconfitte delle rivoluzioni in Tunisia, Egitto, Libano, Iraq, l'invasione saudita del Bahrain e dello Yemen, il genocidio e la spartizione della Siria e
il tradimento da parte del PC della rivoluzione sudanese. È necessario trarre insegnamenti da ciò che è accaduto nell'ondata rivoluzionaria iniziata nel 2011 per portare alla vittoria le future sollevazioni rivoluzionarie.
Per le strade di Damasco e del nord della Siria si combatte per il pane, per recuperare la casa, per la libertà dei prigionieri e per espellere il regime e tutte le forze che invadono la Siria. Fuori Al-Assad! Fuori tutte le truppe d'invasione! Abbasso la conferenza di Ginevra!
Occorre rompere con le borghesie sunnite che hanno ceduta una ad una le città ribelli e, sotto il comando della Turchia, si sono sedute al tavolo di Ginevra insieme ad Al Assad per garantire la spartizione.
Istituiamo comitati di operai, contadini poveri e partigiani che cercano di tornare a combattere, come sono stati i comitati di coordinamento nel 2011! Dobbiamo recuperare le armi e costituire milizie operaie e contadine!
Chiamiamo i lavoratori curdi a rompere con il PKK e la borghesia curda che li ha sottomessi ad Al Assad e agli yankee, e ad essere parte di questa lotta per condurre la rivoluzione alla vittoria.
Solo la classe operaia di tutta la Siria può riunificare la nazione, espropriando le compagnie petrolifere, le banche e le fabbriche dove la borghesia si riempie le tasche a spese del supersfruttamento e del sangue del popolo siriano;
per recuperare il pane, la casa, sconfiggendo l'imperialismo e tutti i suoi agenti. Per un governo provvisorio rivoluzionario operaio e contadino!
Questa è la stessa battaglia in tutta la regione. I fronti per questo sono già aperti in Iran, Palestina e Damasco. Nel nord della Siria scoppiano sollevazioni contro la Turchia e HTS. Da Teheran a Idlib, da Damasco a Gerusalemme, la stessa intifada!
↓↓↓↓↓↓↓↓↓↓↓↓
22/05/2022
Siria: una nazione divisa, insanguinata e occupata
SOLO LA CLASSE OPERAIA PUÒ UNIFICARE LA NAZIONE E LIBERARLA DALL'IMPERIALISMO E DA TUTTI I SUOI LACCHÈ!
Con la rivoluzione siriana insanguinata, svenduta e tradita, ogni fazione borghese è rimasta nel controllo di una parte della Siria, gestendo lì gli affari.
Vediamo così una Siria divisa, con diverse aree tra le quali ci sono dogane che riscuotono le tasse su qualsiasi prodotto che varca i confini. Nel nord della Siria c'è l'area occupata dalla Turchia con i suoi lacchè dell'Esercito Nazionale.
In un patto con la Turchia, HTS è stata lasciata all'amministrazione Idlib. In quelle zone circola la moneta turca e non quella siriana. Gli Stati Uniti, con i loro gurka delle YPG, sono rimasti con la zona petrolifera che depredano direttamente.
Il resto delle aree è sotto lo stivale fascista di Al Assad, sostenuto da Putin, Hezbollah e Iran.
Questo è ciò che porta l'imperialismo quando si impone: la barbarie, e addirittura fa retrocedere gli stati nazionali, spartendoli in più pezzi, cioè il declino di questo sistema è così grande che per sostenersi distrugge ciò che il capitalismo stesso ha sviluppato.
Ma nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile senza il tradimento delle direzioni della classe operaia a livello internazionale.
Tutti le direzioni della sinistra riformista a livello mondiale si sono incaricate di tenere la classe operaia mondiale separata dalla rivoluzione siriana, calunniando le masse definendole "terroriste", "arretrate", "barbare"... e
giustificando tutti le azioni controrivoluzionarie e i massacri.
Basta con il fatto che la sinistra ha trattato gli operai siriani come “barbari” e “terroristi”! Sono stati la classe operaia e i contadini poveri a guidare la rivoluzione nel 2011 con i loro comitati di coordinamento.
Ora, nella resistenza, nelle mobilitazioni nel nord della Siria, affrontano non solo il regime basharista, ma anche la borghesia sunnita e la Turchia. Combattono per il pane, per recuperare la casa, per porre fine alla spartizione, per liberare tutti i prigionieri politici.
Questo può essere conquistato solo dalla classe operaia, l'unica classe che non ha niente da spartire con l'imperialismo e i suoi soci minori che hanno diviso la Siria.
Il compito di espellere le truppe d'invasione, sconfiggere Al Assad e riunificare la Siria e sottrarla alla barbarie è rimasto nelle mani della classe operaia, alla testa dei contadini poveri e di tutti gli sfruttati,
giacché è quella che ha in suo potere di espropriare i pozzi di petrolio, le banche e tutti gli uomini d'affari che si arricchiscono a spese del sangue del popolo.
Solo la classe operaia può condurre alla vittoria la rivoluzione, rompendo con tutte le frazioni della borghesia, costituendo nuovamente i comitati di coordinamento come nel 2011, e nella stessa lotta con la classe operaia iraniana che si è sollevata.
Gli operai hanno le stesse rivendicazioni in Siria e Iran, ma anche in Libano, Iraq e in tutta la regione. Una stessa classe, una stessa lotta in tutto il Medio Oriente!

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