Gli studenti che vanno a prenderlo in aeroporto quando è di ritorno da uno dei suoi frequenti viaggi negli Stati Uniti sanno che avrà in mente qualche nuova idea e non potrà aspettare di arrivare all’università per raccontare come pensa di metterla a frutto. /1
Li aspetta una nuova e sorprendente lezione “on the road”. Lui è Giuseppe Colombo, padre di tante rivoluzionarie missioni spaziali grazie alla sua capacità di mettere insieme nella stessa persona le doti migliori di un matematico, un fisico e un ingegnere. /2
Giuseppe Colombo nasce a Padova nel 1920 da una famiglia modesta. È il nono di dieci figli.
Il suo intelletto e il suo spirito di sacrificio fuori dal comune gli permettono, grazie anche a una borsa di studio, di arrivare fino alla facoltà di matematica della Normale di Pisa. /3
Ma la guerra interrompe bruscamente il suo percorso. Partecipa alla sciagurata campagna di Russia e a differenza di tanti altri ha la fortuna di tornare indietro, ferito ma vivo e con una medaglia al valor militare. Riprende l’università e si laurea nel 1943. /4
Si paga gli studi dando ripetizioni. È così che conosce la sorella di un suo allievo e se ne innamora: lei assomiglia a Lauren Bacall e viene da una famiglia agiata, lui la conquista con la sua intelligenza sfavillante. Non si lasceranno più per i successivi quarant’anni. /5
Dopo la laurea, torna all’università di Padova come assistente di meccanica razionale e nel 1955 è già ordinario di meccanica applicata.
La svolta arriva nel 1958. L’anno precedente il lancio del primo satellite artificiale ha riportato in auge la meccanica celeste. /6
Giuseppe dà il suo primo contributo al settore con un articolo intitolato “Il problema del movimento di un satellite artificiale nel campo di influenza del sistema Terra-Luna”. Ne scriverà molti altri e in pochi anni diventerà uno dei massimi esperti mondiali del settore. /7
Si destreggia con pari familiarità tra problemi di fisica matematica, meccanica celeste, fisica spaziale, ingegneria spaziale, al punto che riesce spesso a immaginare idee fuori dagli schemi, semplici ma geniali, alle quali nessuno aveva pensato prima di lui. /8
La sua mente sempre in movimento lo porta qualche volta a essere troppo diretto e quasi scortese con i suoi colleghi, ma quando discute con loro non guarda il colore della pelle, il sesso o il valore dei vestiti; gli importa solo quello che c’è dentro la loro testa. /9
A quell’epoca si pensa ancora che Mercurio faccia una rotazione completa su sé stesso nello stesso tempo che impiega per girare intorno al Sole e quindi che mostri al Sole sempre la stessa faccia, così come fa la Luna con la Terra. /10
Da alcune nuove rilevazioni radar, Colombo suggerisce in una lettera a Nature che il pianeta faccia 3 rotazioni su sé stesso ogni 2 rivoluzioni orbitali, una scoperta storica. Studia poi la struttura degli anelli di Saturno ed è tra i primi a esaminare gli anelli di Urano. /11
Prende una cattedra alla Normale. Collabora anche con l’Aeritalia di Torino, il MIT di Boston, l’università Caltech e il JPL di Pasadena e gli osservatori dello Smithsonian e di Harvard. In America non riescono a pronunciare bene il nome Giuseppe, diventerà “Bepi” per tutti. /12
Nel 1970 viene invitato dalla NASA a una riunione sulla sonda Mariner 10, che dovrà sorvolare Mercurio. Propone di usare la tecnica della “fionda gravitazionale” per rallentare la sonda anziché per accelerarla, come si era fatto fino a quel momento. /13
Così facendo è possibile modificare leggermente la traiettoria del veicolo in modo che possa incontrare il pianeta non una volta sola ma ben tre volte. Il JPL si rende conto che la sua idea è realizzabile e permetterà di raccogliere molti più dati e la mette in pratica. /14
Lancia una serie di proposte rivoluzionarie di programmi spaziali, molte delle quali saranno realizzate dopo la sua morte: studiare da vicino una cometa (Giotto), mandare per la prima volta una sonda fuori dal piano dell’eclittica a studiare i poli del Sole (Ulysses), /15
collegare un satellite piccolo a uno più grande mediante un cavo lungo decine di chilometri per osservare parti dell’atmosfera altrimenti inaccessibili (Tethered). Per la prima di queste sonde propone il nome Giotto, pensando agli affreschi della Cappella degli Scrovegni. /16
Fa avanti e indietro tra Stati Uniti e Italia. Negli anni di piombo gli lanciano una molotov sulla porta di casa perché lavora con gli americani. Ignorano forse che in America ha rifiutato l’offerta di un posto ben pagato perché viene da un’azienda militare. /17
L’interesse di Colombo per l’astronomia non è esclusivamente scientifico ma anche estetico e quasi mistico. Sente «un’esigenza profonda di trovare quell’ordine nell’Universo che una sensazione interiore gli fa percepire». /18
Sa che il cancro gli impedirà di vedere realizzate molte delle sue idee, ma continua a consigliare e indirizzare i suoi colleghi anche dal telefono pubblico dell'ospedale.
Muore a soli 63 anni nel 1984. Sua moglie lo raggiungerà l’anno successivo, dopo un incidente stradale. /19
Prendono il suo nome tra le altre cose una separazione tra gli anelli di Saturno, il centro di geodesia spaziale di Matera, il centro di studi spaziali dell'università di Padova e un premio per giovani ricercatori. /20
In questo momento c’è anche un #BepiColombo in viaggio verso Mercurio: è la missione lanciata nel 2018 dall’Agenzia Spaziale Europea in collaborazione con quella giapponese per studiare il pianeta più interno del sistema solare con una precisione senza precedenti. /21
Appropriatamente, durante il suo complesso avvicinamento a Mercurio la sonda ha usato anche la manovra di fionda spaziale ideata da Colombo tanti anni prima. Lui si schermirebbe dicendo che quel suggerimento era una bazzecola. Lo era per te, Giuseppe. Solo per te. /22 - fine
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Sapevate che i razzi riutilizzabili con atterraggio in verticale sono stati ideati sessant’anni fa dal figlio di due poveri immigrati siciliani? La storia del geniale Philip Bono è ingiustamente poco conosciuta.
(continua)
Giulio Bono e Maria Culcasi sbarcano da Trapani a Ellis Island il 7 gennaio 1920. Trovano casa a Brooklyn e Giulio viene assunto in un pastificio. Philip, il loro secondo figlio, nasce l’anno seguente e la famiglia si trasferisce prima in New Jersey e poi in Pennsylvania.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale Philip Bono presta servizio in marina e nel 1947 si laurea in ingegneria meccanica. Lavora per molti anni nell’industria aeronautica, prima alla North American Aviation, poi alla Douglas e infine alla Boeing.
Mi chiamo Vera Florence Cooper e sono nata a Philadelphia nel 1928. I miei genitori sono ebrei immigrati dall’Europa orientale e lavorano come impiegati della compagnia telefonica Bell. Incoraggiano me e mia sorella Ruth a studiare qualsiasi cosa ci appassioni.
(continua)
Mia sorella diventerà un importante giudice. Io da grande voglio fare l’astronoma. Mio padre ma mi aiuta a costruire un semplice telescopio con due lenti e un tubo di cartone e mi accompagna regolarmente alle riunioni degli astrofili.
I miei professori delle superiori si stupiscono che una ragazza voglia studiare astronomia: se mi piacciono i corpi celesti, perché non provo a studiare arte e poi dipingerli? Non li ascolto e mi iscrivo al Vassar College, dove nel 1948 sono l’unica laureata in astronomia.
Il 21 luglio 1961 a Cape Canaveral è una giornata nuvolosa. In rampa di lancio c’è un razzo pronto a partire, il Redstone. Gli USA stanno per lanciare il loro secondo uomo nello spazio, due mesi e mezzo dopo Alan Shepard: è un altro ex pilota militare, Gus Grissom.
(continua)
La missione durerà solo 15 minuti: è un volo suborbitale, non un’orbita completa intorno alla Terra come quella compiuta il 12 aprile dal russo Jurij Gagarin, perché gli americani vogliono fare altra esperienza prima della loro missione orbitale con un razzo più grande, l’Atlas.
La capsula Mercury 11 raggiungerà una quota di poco meno di 200 chilometri e inizierà la sua discesa, per poi ammarare a circa 300 chilometri dalla costa della Florida.
Il 1° febbraio 2003 lo Space Shuttle Columbia si disintegra durante il rientro in atmosfera, provocando la morte dei sette componenti dell’equipaggio. La tragedia è innescata da un danno avvenuto durante il lancio al “sistema di protezione termica”.
(continua)
È un rivestimento necessario per proteggere dal surriscaldamento tutti i veicoli che rientrano in atmosfera, non solo sulla Terra ma anche su altri pianeti, come Marte.
Come le meteore, che rientrando in atmosfera si incendiano e ci appaiono come stelle cadenti, i veicoli spaziali si surriscaldano a causa di due fenomeni distinti.
Ha formato le matematiche che hanno permesso agli Stati Uniti di vincere la corsa allo spazio e ha contribuito a uno dei più importanti razzi della NASA, ma da viva era quasi sconosciuta. Si chiama Dorothy Vaughan ed è la prima manager nera nella storia della NASA.
(continua)
Dorothy Jean Johnson nasce a Kansas City nel 1910. È una studentessa fuori dal comune e dopo il diploma riceve una borsa di studio per studiare matematica in un'università dell’Ohio riservata agli afroamericani. Nel 1932 emigra in Virginia con il marito Howard Vaughan.
Nel 1941 Roosevelt vieta la segregazione nell’industria militare. Molti uomini sono impegnati al fronte e c’è bisogno di aumentare la produzione di aerei da guerra, così entrano in fabbrica sempre più donne, anche di colore.
Come si fa a simulare sulla Terra l’ambiente che un satellite trova nello spazio?
Occorrono due cose: il vuoto e il freddo.
(continua)
(Avvertenza: questo thread è un po’ tecnico, ma la matematica è ridotta al minimo indispensabile. È sufficiente sapere che un numero elevato alla quarta potenza è uguale allo stesso numero moltiplicato per sé stesso quattro volte e che
la temperatura in Kelvin è pari alla temperatura in gradi Celsius più 273. Per esempio 4 alla quarta fa 256, mentre 27 gradi Celsius sono pari a 300 Kelvin).