È il primo maggio 1990. Mentre in Italia ci stiamo preparando ai mondiali di calcio di Baggio e Schillaci, la rete di antenne radio della NASA riceve dalla sonda Voyager 1 una serie di fotografie scattate tre mesi prima e non previste dal programma della missione. Una di queste, a prima vista poco appariscente, è destinata a entrare nella storia.
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Facciamo un passo indietro. Il 5 settembre 1977 vengono lanciate da Cape Canaveral le sonda gemelle Voyager 1 e 2 con una vita prevista di tre anni, fino all’incontro con le lune di Saturno. In realtà la missione dura molto di più e, nel 1990, dopo anni di discussioni, l’astronomo Carl Sagan convince la NASA a far ruotare all’indietro una fotocamera di una delle due sonde in modo da fare un’ultima fotografia ai pianeti del Sistema Solare, prima di allontanarsi troppo.
Delle due fotocamere a bordo di Voyager 1 viene usata quella con risoluzione più alta e angolo di visuale più stretto. Nel momento in cui viene scattata la fotografia, il 14 febbraio 1990, la sonda si trova a 6 miliardi di km dalla Terra, ossia 40 volte la distanza tra la Terra e il Sole, e si sta allontanando alla velocità di 64.000 chilometri all’ora. Da questa distanza si vedrà pochissimo, ma Sagan intuisce che proprio per questo è importante fare la fotografia: per farci riflettere sulla nostra vulnerabilità e sulla nostra posizione nell’universo. L’immagine non ha alcun valore scientifico, ma il suo valore simbolico si rivelerà incalcolabile.
La fotografia è composta da 640.000 pixel. La Terra è così piccola che occupa meno di un pixel (circa un decimo di pixel, secondo i calcoli della NASA). Come in tutte le fotografie della Terra dallo spazio, il suo colore è azzurro a causa della diffusione di Rayleigh attraverso l’atmosfera. Per questo Carl Sagan la chiamerà “Pale Blue Dot” (“puntino celeste”). Le bande luminose che si vedono nella fotografia sono un artefatto causato dalla riflessione della luce solare su parti della fotocamera.
La grande distanza dal nostro pianeta riduce le possibilità di trasmissione dei dati e costringe a usare un elevato tempo di esposizione per riuscire a catturare la debole luminosità della Terra. Quando l’immagine viene trasmessa al controllo missione, impiega cinque ore e mezza solo per arrivare a destinazione, viaggiando alla velocità della luce.
Nel loro insieme le fotografie dei pianeti del sistema solare scattate dalla sonda vengono ricordate come il “Family Portrait” (“Ritratto di famiglia”).
Dato che la potenza elettrica prodotta dai generatori a radioisotopi della sonda diminuisce continuamente e che gli altri strumenti hanno bisogno di energia elettrica, al termine di questa serie di scatti la NASA decide di spegnere per sempre le fotocamere della sonda. Dopo averci visti per l’ultima volta, Voyager 1 prosegue il suo cammino a occhi chiusi.
Oggi sono passati 35 anni dalla foto del puntino celeste e 48 dall’inizio della missione e incredibilmente Voyager 1 è ancora viva e comunica con il controllo missione della NASA, nonostante continui a essere bombardata dalle radiazioni cosmiche e abbia sempre meno energia a disposizione. A 25 miliardi di km dalla Terra è l’oggetto costruito dall’umanità più lontano da noi, è ormai entrata nello spazio interstellare e continua il suo viaggio verso l’ignoto.
Apr 2, 2024 • 15 tweets • 5 min read
Sapevate che i razzi riutilizzabili con atterraggio in verticale sono stati ideati sessant’anni fa dal figlio di due poveri immigrati siciliani? La storia del geniale Philip Bono è ingiustamente poco conosciuta.
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Giulio Bono e Maria Culcasi sbarcano da Trapani a Ellis Island il 7 gennaio 1920. Trovano casa a Brooklyn e Giulio viene assunto in un pastificio. Philip, il loro secondo figlio, nasce l’anno seguente e la famiglia si trasferisce prima in New Jersey e poi in Pennsylvania.
Mar 18, 2024 • 22 tweets • 7 min read
Mi chiamo Vera Florence Cooper e sono nata a Philadelphia nel 1928. I miei genitori sono ebrei immigrati dall’Europa orientale e lavorano come impiegati della compagnia telefonica Bell. Incoraggiano me e mia sorella Ruth a studiare qualsiasi cosa ci appassioni.
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Mia sorella diventerà un importante giudice. Io da grande voglio fare l’astronoma. Mio padre ma mi aiuta a costruire un semplice telescopio con due lenti e un tubo di cartone e mi accompagna regolarmente alle riunioni degli astrofili.
Mar 11, 2024 • 19 tweets • 6 min read
Il 21 luglio 1961 a Cape Canaveral è una giornata nuvolosa. In rampa di lancio c’è un razzo pronto a partire, il Redstone. Gli USA stanno per lanciare il loro secondo uomo nello spazio, due mesi e mezzo dopo Alan Shepard: è un altro ex pilota militare, Gus Grissom.
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La missione durerà solo 15 minuti: è un volo suborbitale, non un’orbita completa intorno alla Terra come quella compiuta il 12 aprile dal russo Jurij Gagarin, perché gli americani vogliono fare altra esperienza prima della loro missione orbitale con un razzo più grande, l’Atlas.
Mar 5, 2024 • 14 tweets • 5 min read
Il 1° febbraio 2003 lo Space Shuttle Columbia si disintegra durante il rientro in atmosfera, provocando la morte dei sette componenti dell’equipaggio. La tragedia è innescata da un danno avvenuto durante il lancio al “sistema di protezione termica”.
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È un rivestimento necessario per proteggere dal surriscaldamento tutti i veicoli che rientrano in atmosfera, non solo sulla Terra ma anche su altri pianeti, come Marte.
Feb 26, 2024 • 11 tweets • 4 min read
Ha formato le matematiche che hanno permesso agli Stati Uniti di vincere la corsa allo spazio e ha contribuito a uno dei più importanti razzi della NASA, ma da viva era quasi sconosciuta. Si chiama Dorothy Vaughan ed è la prima manager nera nella storia della NASA.
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Dorothy Jean Johnson nasce a Kansas City nel 1910. È una studentessa fuori dal comune e dopo il diploma riceve una borsa di studio per studiare matematica in un'università dell’Ohio riservata agli afroamericani. Nel 1932 emigra in Virginia con il marito Howard Vaughan.
Feb 13, 2024 • 26 tweets • 7 min read
Come si fa a simulare sulla Terra l’ambiente che un satellite trova nello spazio?
Occorrono due cose: il vuoto e il freddo.
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(Avvertenza: questo thread è un po’ tecnico, ma la matematica è ridotta al minimo indispensabile. È sufficiente sapere che un numero elevato alla quarta potenza è uguale allo stesso numero moltiplicato per sé stesso quattro volte e che
Feb 6, 2024 • 17 tweets • 4 min read
L’Italia ha costruito buona parte dei moduli pressurizzati della Stazione Spaziale Internazionale ed è coinvolta in diversi moduli sia della prossima stazione spaziale cislunare sia della futura stazione spaziale privata Axiom. Ma come è cominciato tutto?
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Per scoprirlo bisogna tornare indietro nel tempo di più di mezzo secolo.
Nel 1969 dopo lo sbarco sulla Luna il programma Apollo sta per terminare e si comincia a pensare a un nuovo progetto: lo Space Shuttle.
Jan 9, 2024 • 23 tweets • 7 min read
Novembre 1957. Sono appena stati lanciati i primi due satelliti artificiali della storia, gli Sputnik 1 e 2, e il loro responsabile, il “costruttore capo” Sergej Korolëv, si prende un meritato periodo di riposo con la moglie dopo il lavoro febbrile degli ultimi mesi.
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Vanno a Kislovodsk, una località termale a metà tra il Mar Nero e il Mar Caspio, che diventerà famosa per aver dato i natali allo scrittore Aleksandr Solženicyn.
Dec 22, 2023 • 9 tweets • 3 min read
Ai confini nordoccidentali di Torino c’è la sede centrale di un centro per i servizi di ingegneria e logistica spaziale che collabora con le agenzie spaziali di tutto il mondo, ha una filiale in Germania e uffici presso la NASA.
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Si chiama ALTEC, acronimo di Aerospace Logistics Technology Engineering Company, è stato fondato nel 2001 e ha 80 dipendenti specializzati.
Dec 15, 2023 • 23 tweets • 7 min read
Il 26 ottobre 1960 i giornali sovietici annunciano che il generale Mitrofan Ivanovic Nedelin è morto in un incidente aereo. È falso: Nedelin è morto nella più grave tragedia dell’era missilistica, ma ci vorranno quasi trent'anni per sapere la verità.
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Nedelin è un eroe di guerra, veterano dell’Armata Rossa, già comandante in campo dell’artiglieria e poi vice ministro della difesa. Convinto che i missili siano il futuro della guerra, non è soddisfatto dell’R-7 sviluppato da Sergej Korolëv. /
Nov 24, 2023 • 10 tweets • 4 min read
Vi siete ricordati di sorridere il 19 luglio 2013 alle undici e mezzo di sera ora italiana? Forse non lo sapete, ma quel giorno siamo stati tutti fotografati. Non manca nessuno (a parte chi non era ancora nato).
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Cominciamo dall’inizio. Il 14 febbraio 1990 la sonda Voyager scattò una fotografia della Terra che è passata alla storia come “il puntino azzurro” (the pale blue dot), perché ha messo in evidenza quanto il nostro pianeta sia unico e fragile.
Nov 22, 2023 • 18 tweets • 7 min read
Qualche mese fa la sonda #BepiColombo ha fatto il suo terzo flyby del pianeta Mercurio, fotografando un nuovo cratere e altri interessanti aspetti del pianeta. È uno dei programmi più complessi su cui abbia lavorato, perciò mi fa piacere raccontare la sua storia.
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Prima di tutto ci si potrebbe chiedere come mai Bepi Colombo entrerà in orbita intorno al pianeta più interno del Sistema Solare solo nel 2025, se già anni prima è riuscito ad avvicinarsi fino a meno di 200 km di distanza.
Nov 9, 2023 • 19 tweets • 5 min read
José Hernandez nasce in America da una famiglia di braccianti messicani. Ogni anno segue la sua famiglia in un percorso di lavoro sempre uguale che chiama “il circuito della California”.
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A marzo si trasferiscono dal Messico al sud della California, poi risalgono lavorando i campi fino a novembre, quando arrivano a Stockton, nei pressi di San Francisco. Per Natale ritornano in Messico e la primavera seguente ricominciano il loro lento viaggio.
Nov 6, 2023 • 27 tweets • 8 min read
L’Italia è stata il primo paese europeo e il quarto al mondo (dopo Unione Sovietica, Stati Uniti e Canada) a progettare, costruire e lanciare nello spazio un proprio satellite, il San Marco 1. Come abbiamo fatto?
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Come abbiamo fatto ad arrivare prima di potenze mondiali come la Gran Bretagna, la Francia, la Germania, il Giappone? (Il Regno Unito vanta un satellite realizzato prima del San Marco, l’Ariel 1, ma costruito e lanciato dagli americani.)
Oct 30, 2023 • 10 tweets • 4 min read
Sulle montagne della Marsica hanno vissuto generazioni di contadini le cui le sofferenze sono state narrate magistralmente da Ignazio Silone. In mezzo a queste montagne c’è una conca piatta come un tavolo da biliardo.
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Sono i resti di un grande lago prosciugato prima dall’imperatore romano Claudio e poi da Alessandro Torlonia nella seconda metà dell’Ottocento.
Oct 23, 2023 • 12 tweets • 5 min read
Come hanno fatto le missioni Apollo ad attraversare le fasce di Van Allen? Le fasce di Van Allen sono prodotte dall’interazione tra vento solare e campo magnetico terrestre e contengono particelle ad alta energia che possono essere pericolose per gli esseri umani.
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Dato che le fasce di Van Allen sono molto più spesse all’altezza dell’equatore e scompaiono in corrispondenza dei poli, teoricamente sarebbe stato possibile evitarle del tutto passando attraverso il Polo Sud o il Polo Nord magnetico, ma con una quantità proibitiva di propellente.
Oct 20, 2023 • 13 tweets • 5 min read
Chi ha visto la fotografia non la può dimenticare: un astronauta in tuta spaziale volteggia nel vuoto, con l’azzurra Terra lontana sullo sfondo. È forse l’immagine che meglio di ogni altra nella storia trasmette la libertà e la vertigine dell’esplorazione spaziale.
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Ritrae l’astronauta americano Bruce McCandless, il primo essere umano a muoversi nel vuoto senza essere legato con un cavo a un satellite.
Oct 16, 2023 • 16 tweets • 4 min read
Lo spazio è un ambiente mortale in più modi diversi. Il vuoto provoca gonfiore e morte in pochi minuti, anche se in modo meno appariscente che nei film di fantascienza; la temperatura di circa 270 gradi sotto zero finisce per causare il congelamento.
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Ma anche se le tute spaziali proteggono gli astronauti da questi due effetti, c'è un terzo male a cui è molto difficile sfuggire: le radiazioni.
Oct 10, 2023 • 13 tweets • 4 min read
Nelle foto dei satelliti artificiali si vede che sono in parte coperti da telini dai colori vistosi come oro, argento, bianco, nero. Che cosa sono questi “vestiti spaziali”? E perché hanno colori diversi?
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Non sono in effetti semplici telini, ma coperte fatte da dieci o venti strati di sottili materiali plastici o metallici: si chiamano MLI, acronimo di Multi Layer Insulation (cioè “isolamento multi strato”).
Oct 2, 2023 • 20 tweets • 7 min read
Se oggi sappiamo di che cosa è fatto l'universo è anche merito mio, ma la mia carriera è stata costellata di ostacoli. Mi chiamo Cecilia Payne e questa è la mia storia.
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Nasco nel 1900 in Inghilterra. Rimango orfana di padre a quattro anni. Nel 1912 ci trasferiamo a Londra per facilitare l’istruzione di mio fratello Humfry, che diventerà un importante archeologo. Mia mamma non ha i soldi per pagare l’università a entrambi e sceglie lui.