Un asteroide sta per colpire la Terra e bisogna organizzare una missione spaziale di emergenza che eviti la catastrofe. È lo scenario di diversi film di fantascienza, di solito più attenti agli effetti speciali che al rigore scientifico. Ma è anche una preoccupazione reale? /1
Ogni settimana vengono scoperti circa 30 nuovi asteroidi con un’orbita vicina a quella terrestre. La probabilità che uno di questi metta a rischio la vita sulla Terra è bassissima nel breve termine, ma aumenta man mano che ci spostiamo nel futuro. /2
Nel 2018 il fisico Stephen #Hawking nel suo ultimo libro, Le mie risposte alle grandi domande, l'ha definito la minaccia più grave per la Terra. Un asteroide di un kilometro provocherebbe terremoti, tsunami e sconvolgimenti climatici e metterebbe a rischio la nostra civiltà. /3
Per questo la NASA e l’ESA hanno deciso di lanciare due missioni collegate, #DART e #Hera, per misurare la nostra capacità di deviare il corso degli asteroidi.
DART è stata lanciata dalla NASA il 20 novembre 2021 con un razzo Falcon 9. /4
La sua destinazione è un sistema binario scoperto nel 1996, composto dall’asteroide #Didymos (che in greco significa “gemello”) e dal suo satellite #Dimorphos. Il diametro di Didymos è circa 760 metri, quello di Dimorphos circa 160 metri. /5
DART è un satellite a basso costo, grosso più o meno come un frigorifero se non si contano i pannelli solari e pesante poco più di mezza tonnellata. Nel prossimo mese di settembre dovrà colpire Dimorphos, un oggetto di 160 metri di lato, a 11 milioni di kilometri di distanza. /6
Sarà come centrare una monetina da 20 centesimi alla distanza da Roma a Los Angeles. DART verrà aiutato da un sofisticato sistema autonomo di navigazione e da una telecamera ad alta risoluzione che gli permetteranno di distinguere il corpo più grande da quello più piccolo. /7
Colpirà Dimorphos alla velocità di circa 6,6 km/s (oltre ventimila kilometri l’ora): dovrebbe modificare la velocità dell’asteroide di meno dell’uno per cento e il suo periodo orbitale di alcuni minuti, abbastanza perché i telescopi terrestri possano registrare la variazione. /8
Dieci giorni prima dell’impatto, si staccherà da DART un minisatellite, #LICIACube, costruito dall’azienda torinese @Argotec_Space per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana, grosso come un computer portatile e pesante 14 chili, che seguirà DART e osserverà l’impatto. /9
Nel 2024 l’ESA lancerà la seconda missione, Hera, che nel 2026 raggiungerà l’asteroide e il suo satellite e con l’aiuto di altri due satelliti miniaturizzati, #Milani e #Juventas, osserverà le conseguenze dell’impatto e in particolare il cratere lasciato su Dimorphos. /10
È una missione esplorativa: la deviazione causata da DART non sarebbe sufficiente a evitare l’impatto con un grosso asteroide in rotta di collisione con la Terra, ma l’esperimento ci aiuterà a capire se questa tecnica potrà essere usata in futuro su scala più ampia. /11 - fine
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«La Luna.» Quando le veniva chiesto il suo satellite preferito, Angioletta Coradini non esitava. Da neolaureata analizzava i campioni di roccia lunare che la NASA mandava al suo gruppo di ricerca. Ma la sua curiosità l'avrebbe portata a studiare tutto il Sistema Solare. /1
Angioletta Coradini nasce a Rovereto nel 1946. Figlia di un ingegnere edile, fin da bambina è incuriosita dai macchinari dei cantieri in cui lavora il padre. Decide di studiare fisica alla Sapienza di Roma, anche se la madre vorrebbe per lei una carriera da interprete. /2
Al momento di scegliere la specializzazione, il professore che tiene l’incontro di orientamento suggerisce alle donne presenti di diventare insegnanti. Nessuna di loro lo ascolta. Angioletta sceglie astrofisica, a cui si è appassionata seguendo le lezioni di Franco Pacini. /3
Studiava le stelle di professione ed era nata in via delle cento stelle, ma non dovevate azzardarvi a confonderla con un'astrologa: ve ne avrebbe dette quattro con il suo famoso accento fiorentino e senza peli sulla lingua. Era Margherita Hack, la signora dell'astrofisica. /1
Margherita Hack nasce a Firenze cent'anni fa esatti, il 12 giugno del 1922, da una miniaturista italiana cattolica e da un contabile svizzero protestante che avevano abbandonato le rispettive religioni per aderire alla società teosofica italiana, come Maria Montessori. /2
Scopre da sola la passione per la scienza, mentre dai genitori apprende l’amore per la libertà e la giustizia e quello gli animali: per tutta la vita sarà una convinta vegetariana e un'amante dei gatti, dei quali si circonderà sempre. /3
Gli studenti che vanno a prenderlo in aeroporto quando è di ritorno da uno dei suoi frequenti viaggi negli Stati Uniti sanno che avrà in mente qualche nuova idea e non potrà aspettare di arrivare all’università per raccontare come pensa di metterla a frutto. /1
Li aspetta una nuova e sorprendente lezione “on the road”. Lui è Giuseppe Colombo, padre di tante rivoluzionarie missioni spaziali grazie alla sua capacità di mettere insieme nella stessa persona le doti migliori di un matematico, un fisico e un ingegnere. /2
Giuseppe Colombo nasce a Padova nel 1920 da una famiglia modesta. È il nono di dieci figli.
Il suo intelletto e il suo spirito di sacrificio fuori dal comune gli permettono, grazie anche a una borsa di studio, di arrivare fino alla facoltà di matematica della Normale di Pisa. /3
Mi chiamo Vera Florence Cooper e sono nata a Philadelphia nel 1928. I miei genitori sono ebrei immigrati dall’Europa orientale e lavorano come impiegati della compagnia telefonica Bell. Incoraggiano me e mia sorella Ruth a studiare qualsiasi cosa ci appassioni. /1
Mia sorella diventerà un importante giudice. Io da grande voglio fare l’astronoma. Mio padre ma mi aiuta a costruire un semplice telescopio con due lenti e un tubo di cartone e mi accompagna regolarmente alle riunioni degli astrofili. /2
I miei professori delle superiori si stupiscono che una ragazza voglia studiare astronomia: se mi piacciono i corpi celesti, perché non provo a studiare arte e poi dipingerli? Non li ascolto e mi iscrivo al Vassar College, dove nel 1948 sono l’unica laureata in astronomia. /3
Una cosa simile, detta “#outgassing”, accade ai satelliti quando vanno in vuoto. Particelle di varie sostanze, intrappolate nei materiali organici finché l'ambiente è a pressione atmosferica, possono sublimare o evaporare ed essere rilasciate quando si va nel vuoto. 4/11
Queste molecole possono poi condensarsi e depositarsi sulle superfici più fredde, tra le quali ci sono delicati sensori, motori e apparecchiature elettroniche che si possono sporcare e danneggiare. 5/11
L'outgassing genera anche una sottile atmosfera che può confondere le misure degli spettrometri di massa o innescare devastanti archi elettrici sulle apparecchiature ad alta tensione. La storia delle missioni spaziali è ricca di incidenti causati dalla contaminazione. 6/11
Il successo dei primi satelliti era misurato dalla capacità di acquisire l’orbita corretta o di funzionare senza gravi guasti. Oggi i veicoli spaziali devono essere in grado di osservare galassie lontane o di misurare infinitesime variazioni nel campo di gravità terrestre. 1/11
Tutti gli aspetti del progetto diventano sempre più sofisticati e tra questi c’è il controllo della #contaminazione. 2/11
Per capire di che cosa si tratta pensiamo al caratteristico "odore di auto nuova" che abbiamo sentito tutti prima o poi: è causato dal fatto che le materie plastiche e gli adesivi usati nella produzione contengono sostanze volatili che vengono pian piano rilasciate in aria. 3/11