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Aug 27, 2022 15 tweets 5 min read Read on X
Mario ha 33 anni adora i genitori ed è innamoratissimo della moglie e dei suoi quattro bambini.
Gli piace giocare a pallone e ha messo su, in via Papireto a Palermo, una squadra di calcetto.
Per il suo fair-play i compagni lo chiamano il “Facchetti”.
Mario è maresciallo ordinario dei carabinieri.
Oggi è in ferie, ma lo hanno appena chiamato.
Un collega si è ammalato.
Si offre subito per sostituirlo.
Lui è cosi, sempre disponibile, pronto a dare una mano a tutti
Salvatore, appuntato dei carabinieri, ha anche lui quattro figli.
Nella sua vita professionale si è distinto in varie operazioni e ha ricevuto due encomi solenni.
Uno di questi, tempo fa, dal Generale Dalla Chiesa in persona.
Stefano non fa il carabiniere.
E’ nato a Geraci Siculo, un piccolo paese agricolo sulle pendici delle Madonie.
Penultimo di cinque figli di una famiglia modesta, nonostante l’intelligenza vivace, ha lasciato gli studi per aiutare la famiglia nel lavoro dei campi.
Nel 1951 ha sposato Nunziata, che ama teneramente e con la quale si è trasferito a Palermo, con la speranza di una vita migliore.
Tutta la sua vita è per i suoi affetti più cari: la moglie e la nipote Lucia.
Ora fa il portiere in uno stabile di via Pipitone Federico.
Stefano si è alzato di buona mattina.
E’ arrivato al condominio di via Pipitone dove fa il portiere.
Lui è amico del giudice Rocco, forse per le stesse origini rurali.
Si intrattiene spesso a parlargli delle problematiche condominiali o degli argomenti più disparati.
Già, il giudice Rocco Chinnici.
Lui sapeva quanto fosse bravo.
Quanto avesse fatto per combattere Cosa Nostra.
Tutti sapevano che era stata sua l’idea di creare un pool antimafia tre anni prima.
Una svolta decisiva nella lotta alla mafia.
29/07/1983 – Ore 08.12 – Le macchine della scorta per il giudice Rocco sono arrivate.
Una è davanti all’ingresso.
L’altra dietro, entrambe blindate.
Sul marciapiede anche una Fiat 126 di colore verde.
Il giudice sta per uscire.
Anche Stefano, il portiere, esce con lui.
Poco lontano un uomo ha in mano un aggeggio.
Muove nervosamente le dita. E’ un attimo. L'esplosione di 100 Kg di tritolo fa salire la Fiat 126 fino al secondo piano del palazzo.
Una nuvola nera ha avvolto tutto.
Piano piano scompare.
Ci sono urla, feriti, anche bambini.
E morti.
Nella nuvola si vede Stefano, il portiere.
Ha il petto squarciato e la testa fracassata.
Salvatore ha il corpo squarciato ed è volato fuori su una macchina in sosta.
Mario è stato dilaniato ed è sul marciapiede.
Il giudice Rocco è sfigurato, immobile, tra le macerie.
Quel 29 luglio del 1983 morirono il giudice Rocco Chinnici, i carabinieri Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta.
Con loro morì anche il portiere, Stefano Li Sacchi.
L'unico superstite fu Giovanni Paparcuri, l'autista.
I primi ad accorrere sul luogo della strage furono proprio i due dei figli di del giudice Rocco Chinnici, ancora ragazzi, Elvira Chinnici di 24 anni e Giovanni Chinnici di 19, che erano in casa al momento dell'esplosione.
Quel tritolo "uccise" mogli, figli, madri, padri, fratelli, sorelle, parenti e amici.
Distrutti dal dolore.
La primogenita di Mario, sette anni, dopo la morte del padre, continuò a ripetere per giorni che voleva morire.
Che voleva raggiungere il suo papà.
“La cosa peggiore che possa accadere è essere ucciso. Io non ho paura della morte e, anche se cammino con la scorta, so benissimo che possono colpirmi in ogni momento. Spero che se dovesse accadere, non succeda nulla agli uomini della mia scorta". (Rocco Chinnici)
A questi magistrati e ai loro angeli della scorta sono dedicate vie e piazze in tutto il Paese.
Ma se queste piazze e queste vie poco a poco perdono il loro valore, il loro significato, la loro storia, che rimarrà a questo povero Paese?

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Jul 31
#MdT @MacchinadelTempo - 10 ottobre 1928
Palazzo Chigi.
Riunione dei direttori dei giornali.
Mussolini delinea la funzione e i compiti della stampa. Image
#MdT 10/10/1928 - Accolto da vibranti ovazioni, Mussolini ha pronunciato il seguente discorso. Image
10 ottobre 1928 – Discorso di Mussolini ai 70 direttori dei giornali.
“Voi vi rendete conto che non poteva avvenire prima, perché solo dal gennaio del 1925, e più specialmente in questi ultimi due anni, è stato approntato e risolto quasi completamente il problema della stampa”. Image
Read 16 tweets
Jul 29
Johannes racconta ogni anno nello stesso giorno la mia storia.
Dice che lo fa per mantenere viva la memoria.
Non certo la sua visto che quest'anno si è dimenticato.
Comunque alla sua veneranda età lo posso capire.
Questa sera cercherò di rimediare.
Ci sono date che è impossibile dimenticare.
Per esempio il 19 luglio, una decina di giorni fa.
In quel giorno, nel 1992, la morte di Paolo Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta.
Poi ci sono date spesso dimenticate, come il 26 luglio.
Da raccontare.
Vero Johannes?
Oggi è il 26 luglio 1992.
Il 19 luglio scorso in via D'Amelio hanno perso la vita in un attentato il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta.
I loro nomi: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Image
Read 20 tweets
Jul 26
Il TIME mi definì “Atleta dell’anno 2021”.
La motivazione?
Per quello che era successo intorno alle ore 21:00 del 27 luglio dello stesso anno alle Olimpiadi di Tokio.
Mi ero allenata per cinque anni.
Mi pronosticavano, data la mia bravura, almeno cinque medaglie d’oro. Image
Già allora ero la più grande dei tutti i tempi.
La ginnasta più decorata del pianeta.
Quattro esercizi avevano già preso il mio nome.
Quello che vedete nel video sotto è il Double Layout Half realizzato ai Campionati del Mondo 2013.
Cosa successe quella sera eseguendo uno Yurchenko con due avvitamenti e mezzo al volteggio?
Lo sbagliai.
Eseguii solo un avvitamento e mezzo e poi persi il controllo durante la fase di volo.
Mi rivestii e mi ritirai dalla competizione.
Read 22 tweets
Jul 24
Quella volta andarono su tutte le furie.
I fascisti intendo.
E fui io a farli arrabbiare.
Avevano preso un ragazzo di 19 anni, Guido Radi, che stava sabotando le linee telegrafiche.
E lo avevano torturato, per avere i nomi dei compagni. Inutilmente.
Lo avevano ucciso e dopo averlo trascinato per le strade avevano lasciato il corpo straziato davanti al sagrato del Duomo.
Dissero che nessuno doveva toccarlo.
Fuggirono tutti.
Io no.
Trovai un carretto, composi la salma e lo portai al cimitero.
Chi sono?
Mi chiamo Norma. Image
Sono nata alle 19:00 del 1 giugno del 1921, al Podere Zuccantine di Sopra, nel Comune di Monterotondo Marittimo.
Mio padre aveva iniziato a fare il muratore, poi, dopo aver sposato mamma. aveva aperto con lei una trattoria, Trattoria Roma come il nome di mamma.
A Massa Marittima
Image
Image
Read 17 tweets
Jul 22
Se ho mai sentito la frase:"E' roba da uomini?"
Hai voglia.
Sono cose che dicono da sempre a noi donne.
Sei donna?
Mica puoi fare questo!
Mica puoi fare quello!
Non puoi certo avere il coraggio di guidare un'auto da corsa e battere i maschi!
Ricordo che era il 1962.
Ero una dei piloti di rally di maggior successo. Svedese.
Probabilmente non sarei mai andata a quella corsa in Argentina, una delle più dure al mondo.
Poi cosa mi vengono a dire?
Che non sarei mai stata capace di finire quella corsa. Figuriamoci vincere.
Ora.
So benissimo come siamo considerate noi donne quando si tratta di motori.
So anche che se chiedi ad una bambina cosa vuole fare da grande difficilmente risponderà “pilota di auto”.
Lo so.
Quello che voi forse non sapete, è questo.
Non bisogna mai sfidare una donna.
Mai.
Read 17 tweets
Jul 19
“Pilotino” mi chiamavano.
Rispetto ad oggi altro che pilotino.
Provate a farli correre con la Maserati dei miei tempi. Con quel volante che mi stampava una mezza smorfia ogni volta che lo dovevo girare, con il cambio in mezzo alle gambe e con l’acceleratore e freno invertiti.
Come sono arrivata, una contessa che abitava nel Palazzo Bianco di Merigliano e con un papà ingegnere che aveva elettrificato l’irrigazione in Campania, su un circuito?
Sinceramente non lo so.
Io amavo i cavalli.
Erano i miei fratelli che amavano correre.
Sono nata a Napoli l’11 novembre 1926.
E proprio grazie alla passione di due dei miei quattro fratelli, vinsi proprio in provincia di Salerno la mia prima gara.
Era il 1948 e su una Fiat Topolino 500 vinsi la 10 Km di Cava de' Tirreni.
E tutto per una loro scommessa Image
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