Mario ha 33 anni adora i genitori ed è innamoratissimo della moglie e dei suoi quattro bambini.
Gli piace giocare a pallone e ha messo su, in via Papireto a Palermo, una squadra di calcetto.
Per il suo fair-play i compagni lo chiamano il “Facchetti”.
Mario è maresciallo ordinario dei carabinieri.
Oggi è in ferie, ma lo hanno appena chiamato.
Un collega si è ammalato.
Si offre subito per sostituirlo.
Lui è cosi, sempre disponibile, pronto a dare una mano a tutti
Salvatore, appuntato dei carabinieri, ha anche lui quattro figli.
Nella sua vita professionale si è distinto in varie operazioni e ha ricevuto due encomi solenni.
Uno di questi, tempo fa, dal Generale Dalla Chiesa in persona.
Stefano non fa il carabiniere.
E’ nato a Geraci Siculo, un piccolo paese agricolo sulle pendici delle Madonie.
Penultimo di cinque figli di una famiglia modesta, nonostante l’intelligenza vivace, ha lasciato gli studi per aiutare la famiglia nel lavoro dei campi.
Nel 1951 ha sposato Nunziata, che ama teneramente e con la quale si è trasferito a Palermo, con la speranza di una vita migliore.
Tutta la sua vita è per i suoi affetti più cari: la moglie e la nipote Lucia.
Ora fa il portiere in uno stabile di via Pipitone Federico.
Stefano si è alzato di buona mattina.
E’ arrivato al condominio di via Pipitone dove fa il portiere.
Lui è amico del giudice Rocco, forse per le stesse origini rurali.
Si intrattiene spesso a parlargli delle problematiche condominiali o degli argomenti più disparati.
Già, il giudice Rocco Chinnici.
Lui sapeva quanto fosse bravo.
Quanto avesse fatto per combattere Cosa Nostra.
Tutti sapevano che era stata sua l’idea di creare un pool antimafia tre anni prima.
Una svolta decisiva nella lotta alla mafia.
29/07/1983 – Ore 08.12 – Le macchine della scorta per il giudice Rocco sono arrivate.
Una è davanti all’ingresso.
L’altra dietro, entrambe blindate.
Sul marciapiede anche una Fiat 126 di colore verde.
Il giudice sta per uscire.
Anche Stefano, il portiere, esce con lui.
Poco lontano un uomo ha in mano un aggeggio.
Muove nervosamente le dita. E’ un attimo. L'esplosione di 100 Kg di tritolo fa salire la Fiat 126 fino al secondo piano del palazzo.
Una nuvola nera ha avvolto tutto.
Piano piano scompare.
Ci sono urla, feriti, anche bambini.
E morti.
Nella nuvola si vede Stefano, il portiere.
Ha il petto squarciato e la testa fracassata.
Salvatore ha il corpo squarciato ed è volato fuori su una macchina in sosta.
Mario è stato dilaniato ed è sul marciapiede.
Il giudice Rocco è sfigurato, immobile, tra le macerie.
Quel 29 luglio del 1983 morirono il giudice Rocco Chinnici, i carabinieri Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta.
Con loro morì anche il portiere, Stefano Li Sacchi.
L'unico superstite fu Giovanni Paparcuri, l'autista.
I primi ad accorrere sul luogo della strage furono proprio i due dei figli di del giudice Rocco Chinnici, ancora ragazzi, Elvira Chinnici di 24 anni e Giovanni Chinnici di 19, che erano in casa al momento dell'esplosione.
Quel tritolo "uccise" mogli, figli, madri, padri, fratelli, sorelle, parenti e amici.
Distrutti dal dolore.
La primogenita di Mario, sette anni, dopo la morte del padre, continuò a ripetere per giorni che voleva morire.
Che voleva raggiungere il suo papà.
“La cosa peggiore che possa accadere è essere ucciso. Io non ho paura della morte e, anche se cammino con la scorta, so benissimo che possono colpirmi in ogni momento. Spero che se dovesse accadere, non succeda nulla agli uomini della mia scorta". (Rocco Chinnici)
A questi magistrati e ai loro angeli della scorta sono dedicate vie e piazze in tutto il Paese.
Ma se queste piazze e queste vie poco a poco perdono il loro valore, il loro significato, la loro storia, che rimarrà a questo povero Paese?

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Aug 29
Thread n. 1.
Anno 1961 - Mario ha 26 anni e fa il panettiere.
Il negozietto che ha a Bagno a Ripoli però non gli permette di tirare avanti decorosamente.
E ha preso la decisione.
Lascerà i suoi affetti e cercherà un futuro migliore in un altro Paese.
Qualcuno dice in questo periodo attraversare la frontiera francese è facile.
Basta avere un visto sulla carta d’identità.
Ma lui sa che non gli verrebbe concesso.
Lui è un “miserabile” e ci vogliono soldi per fare il turista o avere un lavoro di là dal confine.
È il 30 dicembre.
Mario ha preso il treno da Firenze verso Ventimiglia. Poi in autostop verso Grimaldi.
Perché da Grimaldi parte il Sentiero della Speranza. Tra Grimaldi e Garavan ci sono due sentieri che si riuniscono all’altezza della linea della frontiera.
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Aug 25
I bombardamenti sulle città italiane iniziarono l’11 giugno 1940, circa 24 ore dopo la dichiarazione di guerra alla Francia e alla Gran Bretagna.
Negli anni successivi quasi tutte le città italiane vennero bombardate.
Città importanti del nord, come Genova, Milano e Torino.
E del sud, come Messina e Napoli.
Il primo su Palermo avvenne il 23 giugno 1940.
Le bombe però mancarono l’obiettivo, che era il porto, finendo sulla città.
A rimetterci la vita furono 25 civili. 125 i feriti.
I primi obiettivi furono principalmente militari e industriali.
Non mancarono, come a Palermo, i “danni collaterali”. L’11 giugno 1940 a Torino per esempio.
Obiettivo la Fiat Mirafiori, ma alcune bombe caddero in città.
17 i morti.
Ma questa sera non voglio raccontare la storia dei bombardamenti che sono avvenuti sulle città italiane.
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Aug 24
Presso l’Archivio centrale di Stato, a Roma, ci sono cose interessanti.
Una di queste è la contabilità del Comitato centrale dei fasci.
Dentro c’è tutto. O meglio, quasi tutto.
Parlo dei finanziamenti al fascismo da parte di agrari, imprenditori, società commerciali e banche.
Non solo l’elenco dei finanziatori, ma anche i bilanci. Si può scoprire che tra ottobre del 1921 e lo stesso mese del 1922, entrò nelle casse del fascismo la somma di 2.789.000 lire.
La somma è certo parziale, mancando tutte le voci delle amministrazioni periferiche.
Comunque.
Il 61% di quella somma proveniva da società industriali e commerciali, il 33% dai privati (in buona parte agrari) e il 6% da istituti di credito e assicurazioni.
Il totale dei finanziatori circa 1.800.
Valore medio dei versamenti circa 1.500 lire.
Solo 9 superano le 10.000 lire.
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Aug 23
Certo, era un’operazione rischiosa, anzi rischiosissima, ma la prospettiva di concludere la guerra entro il Natale del 1944 era troppo allettante.
Il Generale Dwight Eisenhower aveva insistito e il Generale Montgomery aveva predisposto il tutto, anche se con troppa fretta.
Il piano di Montgomery era certamente ambizioso. Muovere truppe e mezzi corazzati attraverso l’Olanda e di qui fare un balzo al di là del Reno e penetrare in Germania.
Quell’operazione doveva essere il colpo di grazia che avrebbe fatto crollare il già vacillante Terzo Reich. Image
Dopo lo sbarco in Normandia i tedeschi si erano ritirati senza sosta, velocemente, e questo aveva permesso agli alleati di consolidare le proprie teste di ponte nella Francia nord.
Quell’idea avrebbe potuto funzionare.
In fondo, bisognava prendere solo quei cinque ponti in Olanda
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Aug 22
Fu un gesto romantico, almeno dal mio punto di vista, forse l’unico della sua vita.
Dopo la fulminea vittoria sulla Francia prese la decisione di riportarmi, dalla Cripta dei Cappuccini di Vienna dove mi trovavo, a Parigi nel Tempio degli Invalidi accanto alla tomba di mio padre.
Ero a Vienna da oltre un secolo, quella “restituzione” era forse un atto di giustizia postuma?
Non credo.
Hitler aveva in mente una cosa sola, attirare la simpatia dei francesi che tanto avevano a cuore la memoria dell’Imperatore mio padre. Image
E così il 15 dicembre 1940, mentre i miei resti venivano trasferiti agli Invalides in una tomba recante l'iscrizione Napoléon II Roi de Rome (Napoleone II Re di Roma), le truppe naziste scomparvero dalle pagine dei giornali, sostituite da una strana processione funebre. Image
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Aug 20
La notizia venne pubblicata sulla Gazzetta Piemontese il 31 maggio del 1867.
Titolo del trafiletto: “Disgrazia”.
Si annunciava la morte di Francesco Verasis Asinari, conte di Castigliole d'Asti e conte di Castiglione Tinella.
Una morte “…venuta turbare la gioia delle feste”.
“Disgrazia” la morte, ma non è che la vita del Conte fosse stata tutta rose e fiori.
Anzi.
Fin dalla nascita.
Quando poco dopo rimase orfano di padre.
Certo, il tutore non era niente male, essendo Camillo Benso di Cavour.
Come so tutte queste cose?
Esatto. Sono proprio io.
Vittorio Emanuele II quando giravo a corte mi chiamava “Castiùn”.
Fare una splendida carriera non mi fu difficile, complice l’ingente patrimonio che avevo ereditato. Francesca Trotti di Santa Giulietta fu la donna che sposai durante la Prima Guerra d’Indipendenza.
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