Le proposte di instaurare un tetto al prezzo del gas si moltiplicano in queste ore; per rendere di più facile fruizione il dibattito riporto in questo 🧵i temi chiave
Tetto al prezzo del gas russo: l’idea è quella che, essendo difficile per la Russia vendere il proprio gas ad attori terzi rispetto all’Europa, imponendo un tetto al prezzo del gas si costringerà mosca a vendere più gas, a meno prezzo, all’UE
Il ragionamento ha una sua base
Mercantilistica, ma non tiene conto degli interessi geopolitici di Mosca: rendere il conflitto molto costoso all’UE, in modo che gli Stati Uniti siano più propensi ad una tregua o accordo
Improbabile quindi che funzioni: notizia di ieri la chiusura a tempo non determinato del
Gasdotto Russo-Europeo Nord Stream 1
Tetto al prezzo del gas pagato ai fornitori: l’idea sarebbe di porre un tetto all’acquisto del gas GNL,cioè quello su navi, di fatto l’unica fonte accessibile all’Europa non di origine Russa
Dato che le navi possono viaggiare liberamente per
Il mondo, il gas viene venduto al migliore offerente. Porre un limite di prezzo rischia di limitare le forniture dirette in Europa sotto i livelli necessari per evitare interruzioni nella fornitura di gas o energia (e le scorte, senza importazioni continue, non sono sufficienti)
Tetto al prezzo del gas ai clienti finali: questa soluzione prevede un tetto al prezzo pagato dai clienti finali; non potendo far fallire le società energetiche, questo tetto deve essere pagato dagli stati, o dalla UE; le spese sono tali che un intervento a debito è richiesto
Oltre alle difficoltà di condividere, a livello europeo, una tale spesa, e la relativa emissione di titoli di stato europei (EuroBond); questo approccio farebbe ulteriormente lievitare il prezzo del gas e l’inflazione in genere
L’investimento a livello Europeo, sarebbe quindi molto elevato, nell’ordine, Delle decine o centinaia di miliardi
Nessuna delle soluzioni sul tetto è quindi di facile implementazione, inoltre,la complessità delle soluzioni è tale a complessità delle stesse è tale da far dubitare
di una applicabilità, sopratutto in tempi brevi (o in termini assoluti, si veda il tetto al gas russo)
Ringraziandovi per il tempo dedicato a leggermi, resto a vostra disposizione per ogni eventuale chiarimento o approfondimento,
Vi segnalo questo interessante articolo sul concetto di "lavoro di qualità"; concetto che sta prendendo piede nel dibattito pubblico sul lavoro, contrapposto al lavoro contrassegnato da precarietà, incertezza e bassa produzione di valore aggiunto
L'articolo pone una tesi strutturalista, basata sulla triade tutele, sindacati, istruzioni: un approccio supportato da diversi studiosi
Segnalo altresì che anche altre tesi vengono addotte per spiegare la rarità dei "lavori di qualità"; secondo tali visioni il declino di questi
lavori è da ricercarsi prevalentemente nella polarizzazione, ad Oriente, nella produzione ed all'introduzione in Occidente di tecnologie che, più che aumentare la produttività, consentono l'uso di una forza lavoro meno strutturata e meno preparata
E' notizia di ieri il divieto, a partire dal 2035, di immatricolazione di auto o moto ad uso privato a motore termico (sia esso benzina o diesel); ma l'Unione Europea sembra avere problemi strutturali nella generazione di più corrente elettrica
Inoltre, con lo stallo sul nucleare, che, come la popolazione europea, decresce di anno in anno, l'unica soluzione sembra essere quella di comprare più pannelli solari dall'unico produttore in essere al mondo, la Cina
La probabile crescita di domanda di energia elettrica, spinta sia dai veicoli elettrici che la dalle normative sulla casa, che spingeranno verso l'uso di pompe di calore (e condizionatori, dato l'innalzamento delle temperature) sembrano spingere l'UE ad abbracciare la Cina come
Oggi il Parlamento Europeo ha deciso il blocco totale di immatricolazione di nuovi veicoli, auto o moto, alimentati a diesel o benzina
A partire dal 2035 si avranno solo EV
Quali sono le conseguenze per l'Europa? e per l'Italia?
Le auto elettriche hanno un filiera produttiva assai diversa da quelle a combustione interna: una filiera in mano quasi esclusivamente cinese
Un rischio sistemico per il sistema Europa; molto simile a quello preso 40 anni fa circa, eleggendo la Russia a partner energetico
E' il momento più opportuno per l'Europa per rilanciare una scommessa così grande? Con un guerra sanguinosa alle porte, una crisi economica grave, un'inflazione a due cifre e scandali non chiariti all'interno del parlamento?
In breve tempo, i paradigmi chiave dell'Unione stanno evolvendo, uno dopo l'altro, verso un nuovo equilibrio che è ancora ignoto, ma del quale si possono cogliere i primi tratteggi:
con il triplice obiettivo di una maggiore indipendenza dei singoli Stati nella gestione degli interessi geopolitici più rilevanti (ricorrendo maggiormente alla pressione bellica), creare filiere strategiche indipendenti
e di aumentare la quota parte di PIL sotto il diretto controllo dello Stato [Su questo punto ringrazio Giovanni Dall'Olio per il Suo contributo, potete leggerlo su Twitter @giovannidalloli]
I progetti di contenimento dell'Iran e di espansione nei territori occupati; la volontà di divenire potenza egemonica nel levante, anche da un punto di vista energetico, spingono l'amministrazione israeliana alla ricerca di un accentramento di potere, che si scontra con
In termini strutturali, però, Israele sembra rivolta alla ricerca di una struttura interna più solida, capace di proiettare con forza la propria volontà verso l'interno, nelle aree occupate, e verso l'esterno, imponendo il proprio
controllo sui giacimenti Leviathan e nel negare all'Iran la produzione di un arsenale nucleare;
Per approfondimenti, se interessati, Vi propongo il contenuto:
Mentre aumenta la visibilità che l'Italia, ed in particolare la Lombardia, stanno dando a Cortina '26, aumenta anche all'interno della comunità sportiva sciistica la perplessità su come mantenere in vita lo sci stante i marcati segnali di transizione climatica
L'aumento della temperatura previsto dai più recenti modelli (che supera i 2° gradi e si attesta ben sopra i 3° di aumento) per il 2050 rende necessario rivedere le politiche economiche; Austria e Svizzera stanno investendo nell'incrementare
il turismo estivo, ricovertendo le strutture sciistiche in centri benessere o complessi a maggior contatto con la natura
Ma al tema dell'industria sportiva, si affianca, superandolo in portato, il problema dell'irrigazione: senza neve sulle Alpi l'Europa centrale perde il suo