Apparentemente non c'entra nulla, ma di fronte alla piega che si vuol dare a #opzionedonna mi è venuta in mente una cosa.
Non so come sia ora il regolamento in merito alla @scuolanormale, ma quando ero studente io se un'allieva rimaneva incinta non poteva più stare in collegio 👇
Sia chiaro, non perdeva il posto di studio: poteva frequentare le attività didattiche, e le era versato in contanti il corrispettivo per vitto e alloggio. Ma doveva arrangiarsi da sola a trovare una sistemazione a Pisa (le probabilità che la famiglia ci abitasse erano minime) 👇
E sia altrettanto chiaro che si trattava di una norma che la Scuola prendeva in autotutela: i collegi non erano adeguati a portare avanti una gravidanza, e come istituzione non ci si poteva assumere questa responsabilità.
Tutto giusto, dunque, ma a me qualcosa non è mai tornato👇
Infatti, sul piano concreto, la vita da normalista senza il sostegno del collegio è molto difficile da affrontare, se la gravidanza non capita proprio negli ultimi mesi dell'ultimo anno, quando ormai gli obblighi didattici sono stati soddisfatti quasi tutti 👇
E questa attenzione più ad allontanare la ragazza che a offrirle misure alternative per continuare a studiare, magari dopo un periodo di congedo d'ufficio e usufruendo dei servizi per l'infanzia accordati ai dipendenti, mi è sempre suonata come un isolamento dell'impurità 👇
Questo tanto più che, considerate le abitudini sessuali normalistiche, quasi certamente nello stesso collegio viveva anche il padre del nascituro, il quale agli occhi della Scuola poteva continuare a starci e a studiare come se nulla fosse 👇
Ecco, questa idea per cui i figli sono una cosa "da donne", e che se arrivano sì è tanto bello ma in fondo sono fatti loro, ha permeato il nostro modo di pensare per troppo tempo, e in troppi aspetti. Ed è su questo punto che va impostata la battaglia culturale.
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Selettività gentiliana era già nel '23 fuori dal mondo, specie per i contenuti su cui selezionava (perché proprio e solo la cultura classica su tutto quel che di potrebbe sapere?) ma su una cosa non ammetteva compromessi: chi aveva possibilità di studiare doveva farsi il mazzo ->
E doveva farselo perché obbligato per legge, visto che proveniva generalmente da un ambiente privilegiato a avrebbe avuto una posizione sociale simile anche senza sbattere le corna su un esame di Stato da psicanalisi. Tant'è vero che dopo le dimissioni di Gentile...
...una delle prime cose che fa il regime per strizzare l'occhio alle famiglie degli studenti è rendere l'esame più facile, e sul piano degli esiti sociali nessuno se ne accorge.
Ecco: adesso i meritocrati all'italiana no guardano a Gentile ma al fascismo maturo ->
I miei genitori avevano la licenza elementare. Io sono stato ammesso nell'istituzione universitaria forse più selettiva d'Italia, mi sono formato in atenei di prestigio internazionale, e ora sono nel mio settore un esponente di rilievo riconosciuto in un dipartimento emergente
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Tutto "merito", dunque?
Per carità, ho dimostrato di avere qualità, indubbiamente. Ma proprio affiancare all'esperienza personale gli studi comparati sull'elite education che porto avanti da un decennio mi permette di vedere le cose da un'altra prospettiva
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1) La mia posizione di partenza era così svantaggiata? Insomma. I miei non erano colti, ma non erano poveri. Quando io sono nato la provincia piemontese era una delle zone più ricche e progredite d'Italia, e un artigiano come mio padre poteva fare dei soldi
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Ho fatto un giro su Internet per capire questa storia della "sovranità alimentare", e mi par di capire che sia una questione seria, sicuramente troppo seria per le mani in cui è ahinoi finita
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Fatta brevissima, riguarda gli interventi per l'approvvigionamento di materie prime, la verifica e la trasparenza delle filiere e l'equilibrio della bilancia commerciale. Questo almeno per un paese come il nostro
Un paese che (se Dio vuole) non ha problemi drammatici nell'approvvigionarsi, ma resta non autosufficiente e dipendente dall'estero per tutti i principali prodotti che consuma, dal grano duro al pesce
Se confermata, l'accoppiata Istruzione-Università nella lista dei ministri del prossimo governo è di per sé eloquente.
Da un lato, Giuseppe Valditara è uomo di lungo corso nelle permanenze di destra a viale Trastevere
Non aveva ancora quarant'anni che già sgomitava sulle pubblicazioni della destra intellettuale, come Liberal e Ideazione, operazioni con lo scopo dichiarato di legittimare culturalmente il nuovo spazio governativo creando nel contempo gruppo di potere accademico conservatore...
...alternativo a quelli generalmente orientati a sinistra o al cattolicesimo democratico. Proprio su scuola e soprattutto università troverà il suo campo di azione privilegiato da parlamentare, diventando nel 2008-10 uno dei principali estensori della riforma Gelmini
Ne ho parlato con gli studenti che, soprattutto se lavorano, trovavano della DaD un importante sostegno. La stampella che punta a trasformare tutti gli atenei in esamifici semi-telematici non può essere strutturale; la soluzione è quella tracciata oltre 50 anni fa da Cipolla:👇
"Troviamo assurdo che un secolo fa troppi fanciulli non potessero frequentare le... elementari poiché dovevano... lavorare.... Ma non troviamo assurdo oggi che la maggior parte dei nostri ragazzi non abbia la possibilità di avere un'istruzione superiore per le stesse ragioni. ->
Troviamo assurdo che nel passato i ragazzi dovessero pagare le tasse per essere istruiti 'nell'arte dello scrivere', ma non troviamo assurdo invece che oggigiorno debbano pagare tasse per conseguire un'istruzione superiore. ->
In questi mesi ci sono state più d'una notizia morti di studenti impegnati sul lavoro per programmi di formazione e stage, ce le ricordiamo. Non voglio commentare i casi specifici, tutti gravi e ognuno con le sue caratteristiche, ma le reazioni. Due cose mi hanno colpito
1) la pronta difesa dell'alternanza scuola-lavoro (o di quel che ne rimane) da parte dei commentatori libberali, specie se nel giro dell'istruzione privata cattolica di qualità, soprattutto quando l'attuale PCTO non c'entra
Difese che da un lato denotano il significato di bandiera neoliberale che quel relitto ha assunto: è il simbolo di una scuola che deve porsi come obiettivo l'adeguamento al mercato e in generale alla società così com'è, piuttosto che fornire gli strumenti per cambiari