Comunque voi non lo volete davvero sapere quanta energia ha prodotto la #fusionenucleare nella National Ignition Facility, credetemi. Ma siccome sono crudele ve lo dico lo stesso. 1/6
Con 2,05 megajoule (MJ) forniti dai laser al bersaglio, sono stati prodotti 3,15 MJ.
Quindi il bilancio netto è di 1,1 MJ.
Al consumo domestico, 0,3 chilowattora.
Venti minuti di un phon di quelli scarsi. 2/6
Considerato che la baracca è costata 3,5 miliardi di dollari, una bolletta un filo onerosa.
È un gioco, questo thread, eh.
Ma può servire a capire quanto sia arduo anche un piccolissimo traguardo con una tecnologia così spaventosamente complessa. 3/6
Perché poi c’è da dire, come è stato detto in conferenza stampa, che quei venti minuti di phon di energia sono stati prodotti colpendo un bersaglio delle dimensioni di un grano di pepe in una frazione di secondo. 4/6
”Il tempo che la luce ci mette a percorrere un piede”, è stato detto in conferenza stampa. “Quite fast”.
Dato che la luce viaggia a 300.000 chilometri al secondo, quell’energia è stata prodotta in un impulso di un miliardesimo di secondo. 5/6
Il che rende l’idea dello straordinario potenziale della fusione nucleare. E del perché ha senso investirci tanto denaro. 6/6
P.S. Mi segnalano che in conferenza stampa è stato detto pollice, non piede, quindi parliamo di meno di un decimo di miliardesimo di secondo.
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Non so esattamente che cosa annuncerà il #DOE oggi a proposito della #fusione nucleare a Livermore, ma mi sento di dire che l’euforia che vedo in giro è un po’ prematura. Molto prematura. Per molte ragioni. 1/4
Tra queste, per esempio, il fatto che alla National Ignition Facility non ha mai avuto come obiettivo primario la realizzazione della fusione a scopo commerciale. 2/4
Un’altra è che lo stesso annuncio era stato fatto oltre un anno fa, molto più in sordina, e con scarsa riproducibilità, come racconta questo articolo su Nature. 3/4
Fare un versamento volontario alla scuola, un thread.
Ieri ho scoperto di dover fare un pagamento urgente alla scuola di figlia.
Si può fare solo attraverso pagoPA.
Con SPID o altre identità digitali.
Non avevo lo SPID. 1/8
Sono andato sul sito di Poste.
Mi sono registrato.
“Qualcosa è andato storto”.
Poi non mi lasciava rimettere il codice fiscale, dicendo che si stava già registrando qualcuno con lo stesso codice fiscale. Grazie al cazzo.
2/8
Ho telefonato al numero verde.
Non ho avuto nessun contatto con un essere umano e le risposte automatiche non sono state di nessun aiuto.
Ho provato a scrivere.
“Qualcosa è andato storto”.
Ho scritto all’account PosteWeb su Twitter.
Mi hanno risposto subito.
3/8
Io ci sono stato in #Iran, un thread. Molti anni fa. La mia guida era un libraio, appassionato di cinema. Sapeva tutto, anche degli ultimi film usciti in Occidente. Erano proibiti a Teheran, ma arrivavano lo stesso, di contrabbando. 1/9
A Teheran già si sopportava male l’oppressione del regime religioso. Nei migliori ristoranti della città, quelli dei grandi alberghi, le donne vestivano con eleganza e portavano un velo leggero e quasi trasparente, che scopriva la testa fin quasi alla nuca. 2/9
Ma a mano a mano che le città si facevano più piccole o più religiose aumentava il numero delle donne pesantemente velate. A Mashhad, poi, a est, la città sacra del quarto imam Reza, avevano tutte il chador. Tutte. 3/9
In un mese di guerra non ho scritto una parola. Non ho ritenuto che la mia opinione avesse un rilievo, non lo ha.
Forse perché la guerra mi fa orrore. Non riesco nemmeno a pensarla.
Forse perché ne ho incrociate due nel mio vagabondare su questa terra. O almeno i loro cascami 1/7
Così per me la guerra ha la faccia dì Phann Kok, sette anni, trafitta dalle schegge dì una mina antiuomo artigianale quando la sua famiglia era rientrata da poco al villaggio nel nord della Cambogia. Sconfitti i Khmer Rossi, la guerra civile era finita. 2/7
Ma le mine non li rispettano i trattati. Ve le risparmio le foto che ho scattato in sala operatoria mentre gli amputavano entrambe le gambe. 3/7
@nuclearIdini@eschatonit@massimosandal Infatti non sono paragonabili, sono proprio giornalisti, le piaccia o no. Però forse mi sbaglio io, che ho iniziato a fare il giornalista scientifico quando a dirigere Nature c’era Sir John Maddox, chimico e fisico di formazione, diventato corrispondente scientifico 1/
@nuclearIdini@eschatonit@massimosandal del Manchester Guardian dal 1955, all’età di trent’anni.
Detto questo, solo come precisazione, di persone che fanno quel sacrosanto lavoro, come lei lo ha definito, in Italia non ce ne sono poi così poche. A scrivere per le testate che immeritatamente dirigo 2/
@nuclearIdini@eschatonit@massimosandal ce ne sono numerose, che hanno scritto articoli profondi e di grande preparazione e competenza. Se vogliamo essere ancora più precisi, e magari severi quanto basta, 3/
Il grafico che vi allego lo ha fatto @MaxCRoser, ricercatore all’Università di Oxford e fondatore di Our World in Data. Rappresenta la percentuale di sopravvivenza in Inghilterra e Galles per i nati in diversi periodi. 1/6
Sembra arcano, ma a guardarlo bene dice un bel po’ di cose.
Per esempio, che un bambino su quattro, tra i nati nel 1851, non sopravviveva fino a cinque anni di età. Tra i nati nel 2011 siamo oltre il 99 per cento. 2/6
E si sa. In un secolo e mezzo o poco più la mortalità neonatale, perinatale e infantile è crollata.
Ma andiamo avanti.
Perché fino al 1871 solo una persona su due poteva sperare di superare i 45 anni. Per i nati nel 1971, che li hanno compiuti da un po’, era il 95 per cento. 3/6