Thread by @MarcoCantamessa

Dopo le affermazioni di #Crosetto sul “machete” da usare sui “burocrati solo capaci di dir di no”, sono arrivate le prevedibili obiezioni in “difesa” della PA, che giocano su due argomenti.

1. La PA agisce in base al principio di legittimità, per cui i “no” non sono frutto di capricci, ma colpa di leggi mal scritte, di cui la PA è vittima.
2. Se le leggi sono scritte male, è colpa della politica.
Affermazioni valide in teoria, ma temo un po' meno nella pratica.

La 1 sarebbe vera, se realmente le leggi determinassero ovunque il medesimo comportamento amministrativo. Chiunque operi nella PA, o abbia avuto a che fare con essa, può testimoniare che così non è.

E’ molto facile che la PA1 e la PA2 interpretino la medesima norma con regolamenti (ove previsti) e con decisioni amministrative diverse, per cui casi identici potranno dar luogo a esiti opposti.

Accade anche che nella PA1 il funzionario si adoperi responsabilmente per trovare un percorso giuridicamente sostenibile per ottenere determinati obiettivi, mentre nella PA2 il suo collega si metterà di traverso, elevando una barriera invalicabile di vincoli.

Che poi questo venga fatto per arroganza, sciatteria, o per “tutelarsi”, poco cambia.

La 2 sarebbe vera se le leggi fossero davvero scritte e decise dalla politica, e non dalla élite della PA.

In una giungla normativa sempre più intricata, nella quale si perdono addirittura insigni giuristi, è illusorio immaginare che un politico eletto possa scrivere una norma che stia in piedi, senza appoggiarsi ai “mandarini di Stato”.

Che i livelli più alti delle burocrazie ministeriali siano di nomina diretta e soggetti allo “spoils system” poco cambia, perché tanto si è costretti a “pescare” dal medesimo milieu, e molte cose vengono comunque determinate a livelli più bassi.

Peraltro, come già scriveva von Hayek, questa impostazione normativa, fatta di leggi sempre più particolari e intricate, è lesiva della democrazia, perché porta a invariabilmente a un peso sempre maggiore della tecnostruttura.

Per esempio, sarebbe interessante conoscere quanti emendamenti, approvati in commissioni parlamentari, vengono di fatto bloccati da anonimi funzionari ministeriali o quirinalizi e poi abbandonati, anche perché poi tutto viene travolto dal voto di fiducia (altro vizio...).

Concludo con un dubbio. Tra la 2 e la 1, sarebbe anche da approfondire il ruolo che viene giocato da quella parte “alta” di PA che si occupa di “formare” i colleghi di livello operativo sulle nuove norme, o tramite canali istituzionali, o tramite alcune “associazioni”.

Perché sono questi i luoghi dove si plasma il modo con cui il funzionario X valuterà, in base alla norma Y, i casi Z (anche perché X, che si deve esprimere su Z, tipicamente non è laureato in quella materia, e lo farà in base all'infarinatura che gli verrà data in quelle sedi).