🧵Stamattina al tribunale di Milano ho avuto modo di assistere all'udienza di Simone Ficicchia, attivista di #UltimaGenerazione che su richiesta della Procura di Pavia rischia di vedersi applicate le misure di sorveglianza speciale previste dal codice antimafia. 
È stata un'udienza interessante, che ha fatto emergere la discrepanza lampante tra uno Stato che muove accuse di violenza e pericolosità sociale e una persona che di fatto ha compiuto azioni di disturbo non violente e con effetti consapevolmente temporanei.
Per capire che questi attivisti non sono vandali basterebbe ascoltare le loro dichiarazioni, che però il più delle volte si perdono nell’assordante chiacchiericcio di chi vuole screditare questa protesta come un puro vezzo o blaterando di terrorismo verde e altre scemenze.
In un tribunale però il chiacchiericcio non esiste, perciò chi era presente (l’udienza era pubblica, quindi stavamo pigiati come sardine) non ha potuto fare altro che ascoltare.
Ficicchia ha spiegato che se ha deciso di mettere a repentaglio la sua fedina penale è perché la comunità scientifica da anni mostra come in assenza di una vera decarbonizzazione la sua generazione e quelle a venire si troveranno ad abitare un mondo più iniquo e invivibile
Di fronte a un governo che sistematicamente va in direzione contraria a quanto deciso ai tavoli internazionali, e ad aziende che investono miliardi per tenere in vita il settore fossile, sente la responsabilità di fare tutto il possibile per rompere l'illusione di normalità
Ma a colpirmi è stata anche l’arringa dell’avvocato, che di fronte a un cliente definito “socialmente pericoloso”, ha dedicato un passaggio a rimarcare la sostanziale differenza tra turbare la tranquillità di chi vive in una normalità illusoria e turbare l'ordine sociale.
Era un discorso volto a sottolineare l’assurdità giuridica della richiesta dalla Procura di Pavia, ma ha fatto emergere la sostanza della questione: azioni come quelle di Ultima Generazione non hanno come fine quello di sovvertire l’ordine sociale,
quanto piuttosto quello di squarciare il velo di normalità illusoria che ci consente di vivere le nostre vite ignorando una minaccia esistenziale che già oggi sta creando danni enormemente superiori a una teca coperta di zuppa o a mezz’ora di rallentamento su una tangenziale.
Il Tribunale di Milano si è preso 30 giorni per decidere. Comunque vada a finire, questo processo è già un pezzo di storia.🧵
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