Teatro Studio Melato a Milano, fra poco si inizia e presentiamo il programma! Apre l’incontro l’assessora monzese Arianna Bettin.
È @rayamiata, a 120 giorni dall’inizio delle manifestazioni in Iran, a raccontarci l’esperienza di #donnavitaliberta. “Grazie per averci accompagnato a manifestare davanti al consolato iraniano in un momento cruciale. Avevamo pianto tutto il giorno, ed è stato un grande sollievo”
“Dobbiamo fermarli, e vi chiediamo di starci vicino nei prossimi giorni, qui in Italia, nelle città dove si manifesta, e a Strasburgo. Voglio ringraziare il presidente Mattarella che ci ha dato ulteriore energia per andare avanti”.
“Pier vai e vinci”. @emanuelefiano qui con noi ripercorre le tappe della lotta antifascista. “Noi non c’eravamo allora ma ci siamo adesso. La democrazia ce l’abbiamo, ma non c’è se non c’è uguaglianza dei diritti, per esempio nelle cure mediche, nei servizi ai cittadini”.
“Lo abbiamo visto negli Stati Uniti, lo abbiamo visto in Brasile, la democrazia non è per sempre. Peggiori le condizioni materiali delle persone, peggiori le loro paure per il futuro e la possibilità di essere manipolati. La democrazia ha bisogno di noi, a cominciare da qui”.
Mario Tomasoni interviene da imprenditore su fare e saper fare. “Non sempre a sinistra siamo più concreti dell’altra parte politica, a volte ci facciamo del male da soli. Ma sappiamo fare nell’amministrazione del territorio, e anche in Lombardia sarebbe ora di cambiare”.
Non pubblicheremo alcune foto che possono dare fastidio. Ma fidatevi. Le immagini delle schiene e delle braccia dei giovani profughi pestati nelle foreste comprese tra Polonia e Bielorussia sono un bel pugno in faccia.
Te le passano di nascosto mentre percorri i corridoi dell'ospedale e ti sussurrano che probabilmente "è stata la polizia".
E pochi minuti dopo vedi piangere una giovane madre curda sdraiata nel letto dell'ospedale, perché, ti spiega, da quando l’hanno ricoverata d'urgenza../..
le autorità polacche non le dicono dove sono finiti i suoi bimbi. "Li hanno messi in un centro, non mi spiegano dove. Quando mi dimetteranno non so se li rivedrò".
La dottoressa, emozionata, ti dice che non può aggiungere molto, il suo volto è segnato dalla paura.
Siamo in #Polonia, ad alcuni km dal confine. Parliamo con attivisti e volontari, che spesso chiedono di restare anonimi.
La polizia impedisce di portare aiuti e prestare soccorso ai migranti. Un'attivista, commossa, ci ha appena raccontato un episodio di questi giorni. 1/2
Una giovane donna che partorisce nel bosco, la totale assenza di assistenza. L'impossibilità di varcare i blocchi dei militari per prestare soccorso.
La giovane madre che non ce la fa e muore insieme al suo bimbo. 2/2