Buongiorno @stanzaselvaggia, purtroppo la malizia è sempre negli occhi di chi guarda. Fare la parte della Grimilde con persone note tipo #Fedez o ignote tipo me è un giochino che può durare fino a una certa.
Sono assolutamente convinta che per covare un tale livore dietrologico anche tu abbia ingoiato quintali di merda, ma ti prego di fare attenzione ai danni collaterali che tale sostenuto atteggiamento può creare. Poi va a finire che stanchi.
E stancare, nel tuo lavoro, è un seppuku che alla tua età non ti puoi permettere, visto che hai ampiamente dimostrato di essere Jack of all Trades, Master of None.
Se hai spessore, come mi auguro e in fondo credo, @stanzaselvaggia, mostralo. Conviene primariamente a te. Non sei Dacia Maraini. E l’età per fare la ragazzina ribelle fintamente controcorrente non l’hai più. È ora di maturare, cara.
Io non dimentico ciò che mi hai fatto, ma lo perdono. Non tutti sono ecumenici come me.
Anche per fare la giornalista di costume ci vogliono spessore, acume ed ironia. Non sei Irene Brin, al secolo Maria Rossi.
D eufonica a Cazzo de cane scusate
Senza autorevolezza, purtroppo, nel tuo mondo, si finisce per risultare macchiette caricaturali. Per poi precipitare nell’oblio, scalzate da giovani tenaci competenti e informate.
Mi puoi querelare, nella mail che ti scrissi misi ogni dato.
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Rubrica Tooxie vi insegna a vivere.
Le boccette delle benzo a breve emivita funzionano come talismano apotropaico. Bene portarle, si sa mai mi venga un attacco di panico. Chiuse. Ficca in borsa e vai.
È come avere una rassicurazione, una pietra portafortuna, un amuleto, voi e la boccetta che non si sa mai.
Fidatevi di me che ho fatto Militanz. Non prendete le gocce. Portatele, ma non prendetele. Perché con i breve emivita si sale facile e poi restate sotto in scimmia perenne. Nein.
Vorrei far presente che comunque io sono depressa per i motivi miei, ma c’è gente che oggi è andata a messa e poi a votare alle primarie del PD.
Neanche Rosy Bindi si è spinta a tanto.
Io un sacco di divertimenti con Tolstoj, poi sono approdata presso un outlet dove ho preso uno straccio che diventerà trendissimo, finendo con un karaoke dj set nel barrio con Colapesce e Di Martino a tutta. Rimango umile, ma lo straccio che ho comprato a ben 11 euro spacca.
Sono sempre stata quella che “Hai un fazzoletto in borsa?”
-No, ho un coltello di sopravvivenza, diciassette accendini, un profluvio di chiavi e 21 orecchini spaiati. Sempre che non ti serva una brugola, ne ho tre.
“Possibile che tu sia l’unica donna al mondo senza fazzoletti?”>
-Che palle, non li ho, portateli da solo.
Adesso li ho. Dopo aver pianto in mascherine, scontrini, sciarpe, cappelli, ora ho i fazzoletti.
Ce l’avevamo fatta a non piangere e a riempire la giornata di solenni minchiate e ora mia madre è piegata in singhiozzi perché manca la leggerezza di mio padre. Manca la sua generosità. Manca tutto intero.
Già.
Si piange.
Si piange quanto più si ha esperienza del vuoto, ed è paradossale che si pianga di più vivendo e frequentando persone che gli hanno voluto bene e lo ricordano allegro e leale, a tratti esaltante.
Fa bene, però, in fondo, anche se è dura, sentirne gli elogi, ma anche le critiche ai suoi innegabili difetti dai suoi amici più cari. Lo restituiscono alla vita, gli attribuiscono quell’osservazione che non ho testimoniato, o quel gesto di bellezza in cui non c’ero.
In Anna Karenina c’è quella lucidità implacabile e salvifica di Tolstoj, che analizza e perdona, comunque. L’interconnessione tra i personaggi e le loro relazioni sono autentiche, partecipate, credibili. Umane, insomma.
Le posizioni dell’Autore sono sempre in secondo piano rispetto alla narrazione che alterna abilmente alla saggistica. Come in Guerra e Pace, magistrali l’orchestra, il coro, lo svolgimento.
Manca però quel quid di folle rincorsa che a me piace, quel tipo di scrittura gomitolare, la variabile indipendente che irrompe e scompone.