Avete trent’anni che cosa è sta mania delle punturine e dello zigomo protesico ma vi rendete conto che è un bisogno indotto che poi diventa una dipendenza? E io di dipendenze modestamente, eh. Quello che conta è aver testa, cuore e spalle. La dipendenza si porta via quello che conta, io modestamente sono arrivata in uno stato piuttosto preoccupante e non solo fisico. Non mi teneva più la testa. Non riuscivo più a leggere. Non ragionavo, viaggiavo in un triangolo obbligato in un ottundimento demenziale. Non ricordo.

#SerengetiEst Sabato. La gloriosa spedizione del Simiagrill amatori ciclisti scorpioni *Ancò gambeta, ragassi!*
“Ma stemo sul piano, èra Valdo, come se dise, fondisti…” interviene timidamente Franco, reduce dalla bicchierata coi potami, non completamente ripresosi. *QUALCHEDUNI IERI GÀ BEVUO AI POTAMI, me par giusto*
“Valdo i me ga invità, mi par cortesia, te sé.”
^On goto dai potomi no l’è on goto, l’è un mar par noialtri, fatte le debite proporzioni, ah!^
“Tasi, Mauro che te ghe seri anca ti e anca con compagnia.”
*AH*

È Sabato e stamattina finalmente splende il sole sul #SerengetiEst. L’era anca ora. Si desta all’alba il gruppo ciclistico amatoriale sponsorizzato da Simiagrill così composto:
Franco, lo scorpione medio che è sposato con la Selene, brava donna, lavoratrice, pragmatica. “Selene, scusa seto, ma no cato la tutina…”
-FRANCO L’È NEL CALTO SPORTIVO. (Maria scominsiemo de olta.)
“Ah.”
*casin, roersamenti, de armari, pantesar del marì, la moca che la se brusa, bastieme a meza boca, el calto.
“Selene, scusa seto, cual calto?”
-NIENTE NO CATEMO L’ACUA>

#VenetiACaccia
Variante venatorio-ludica di #VenetiInGita, pericolosissimi. Al netto del fatto che io e la caccia non andiamo proprio a braccetto, ma la vecchia generazione posso capire. Svolgimento: i tira su fagiani come piti in bataria, poarini, levamenti controllati, i speta el paston, i sta lì a far gnente tuto el giorno pori fagiani noia e ottundimento. Se verze la stagione venatoria. Ciapa i fagiani e moleli in giro. Pore bestie.

Lasciatemelo dire una buona volta. Questo neopauperismo da fricchettoni con il padre immobiliarista Gran Maestro della Loggia ha rotto i coglioni. E allora, in Ruanda? *sorseggiando l’amaro calice di bollicine bio presso bar finta trascuratezza tutto molto degradabile soli 60€. Avete rotto il cazzo con questo greenwashing delle coscienze quando basta accontentarsi di uno stile di vita popolare senza fare i radical chic a basso impatto ambientale. Basta fare due passi dietro la filiera produttiva per capire che la sostenibilità è reale se non andate>

Il pippone che nessuno vorrebbe ma che vi è necessario. Iniziamo con il dire che femminicidio significa che una donna viene uccisa in quanto donna.

Porcodio pure queste però se mi ammazzano cosa mettono madre di una gatta perché l’altro è morto? Cazzo c’entra essere incinte o madri? MA BASTA

https://twitter.com/telefonorosanaz/status/1664265623231414278

Io mi incazzo pure con queste oggi. Perché c’è bisogno di definire madri o madri in corso?

Oggi Twitter pullula di spunti per bestemmiare vieppiù vigorosamente, come se ce ne fosse bisogno.
Certo e ci mancherebbe che gli uomini non sono tutti assassini vili e narcisisti. Se così fosse, gentili amici, è dal 1977 che noi ci potremmo riprodurre da sole. Forse non è abbastanza noto che con la tecnologia di cui disponiamo da quarantacinque anni potremmo da domani decidere di riprodurre uno zigote da due gameti femminili e fondare così un bel new order di donne con figlie donne e perpetuare la specie senza quel cromosoma Y.

Ieri modestamente istigata dalla piromania che il mio disordine ha scatenato in @NOprisonersEVER et al., mi sono detta THE LAB MUST GO ON. Ho ordinato circa un millesimo evitando accuratamente la creazione vulcaniana. Tra tre anni sarà tutto fruibile. Rinvenimento: i miei orecchini preferiti

Domani è Giugno e io sono grassa. Ma ehi, oggi è Mercoledì, potrebbe essere quel mercoledì in cui muoio! Il bestseller autobiografico postumo di cui Infinite Jest è la prefazione “Morirò di Mercoledì” di cui devo ancora scrivere la prima riga, è tutto desumibile. Ghost writer qui su Twitter ne trovo.

E niente pare che io abbia salvato un marito che è una persona nuova e che io sia miracolosa anche per la moglie, per la statuetta votiva fatemi più tette allungatemi il femore grazie. Prego i colori abito che vorrei e collana borsa tutto @pettymagpie

Niente di personale, avevo dimenticato Pierluigi Diaco da qualche parte e quest’inconsistenza di spifferi senza spessore è tornata fastidiosa. Sarà che son passati quei trent’anni e la cervicale, e intanto Paolo Sesto non c’è più, è morto Berlinguer qualcuno ha l’AIDS qualcuno il pre, qualcuno è post senza essere mai stato niente. Nello specifico, Diaco. Resta un rigurgito di mediocrità dice prendi un pantoprazolo.

Rubrica Tooxie vi insegna a vivere.
Le boccette delle benzo a breve emivita funzionano come talismano apotropaico. Bene portarle, si sa mai mi venga un attacco di panico. Chiuse. Ficca in borsa e vai. È come avere una rassicurazione, una pietra portafortuna, un amuleto, voi e la boccetta che non si sa mai.

Vorrei far presente che comunque io sono depressa per i motivi miei, ma c’è gente che oggi è andata a messa e poi a votare alle primarie del PD. Neanche Rosy Bindi si è spinta a tanto.

Non so come facciate a resistere a Gattyny che fanno il bagnetto tutto insieme. È un trip che se pò levà proprio Eriksson. Ciao, ipnotizza tua madre.

Sono sempre stata quella che “Hai un fazzoletto in borsa?”
-No, ho un coltello di sopravvivenza, diciassette accendini, un profluvio di chiavi e 21 orecchini spaiati. Sempre che non ti serva una brugola, ne ho tre.
“Possibile che tu sia l’unica donna al mondo senza fazzoletti?”> -Che palle, non li ho, portateli da solo.
Adesso li ho. Dopo aver pianto in mascherine, scontrini, sciarpe, cappelli, ora ho i fazzoletti.

Ce l’avevamo fatta a non piangere e a riempire la giornata di solenni minchiate e ora mia madre è piegata in singhiozzi perché manca la leggerezza di mio padre. Manca la sua generosità. Manca tutto intero.
Già.
Si piange. Si piange quanto più si ha esperienza del vuoto, ed è paradossale che si pianga di più vivendo e frequentando persone che gli hanno voluto bene e lo ricordano allegro e leale, a tratti esaltante.

In Anna Karenina c’è quella lucidità implacabile e salvifica di Tolstoj, che analizza e perdona, comunque. L’interconnessione tra i personaggi e le loro relazioni sono autentiche, partecipate, credibili. Umane, insomma. Le posizioni dell’Autore sono sempre in secondo piano rispetto alla narrazione che alterna abilmente alla saggistica. Come in Guerra e Pace, magistrali l’orchestra, il coro, lo svolgimento.

Recensione non richiesta di Anna Karenina. Figlio mio, allora, mentre su Guerra e Pace ti ho visto ferrato, su quello che le donne non dicono andiamo come Enrico Ruggeri. Il delirio di Anna, che poi hai ammesso di essere il tuo, è psicopatologico.

Confessioni di una mente pericolosa: ho dei dubbi a una settimana dal tatuaggio.
Ne ho tre, ma qui si tratta della coscetta possente. Me devo depilare, ma con cosa? Rasoio, cherosene, ceretta, strappapeli, laser? Io direi una bella rasoiata e via andare.

Buongiorno @stanzaselvaggia, purtroppo la malizia è sempre negli occhi di chi guarda. Fare la parte della Grimilde con persone note tipo #Fedez o ignote tipo me è un giochino che può durare fino a una certa. Sono assolutamente convinta che per covare un tale livore dietrologico anche tu abbia ingoiato quintali di merda, ma ti prego di fare attenzione ai danni collaterali che tale sostenuto atteggiamento può creare. Poi va a finire che stanchi.