::: #Caoslandia siamo noi ::: Ovvero come il discorso geopolitico contamini il nostro dibattito pubblico sulla guerra [RANT ALERT]
Da mesi leggo commentatori e accademici ultracrepidariani abusare del gergo militare per vendere le proprie (legittime) tesi. 1/
"Guerra per procura", "strategia", "escalation" sono alcune delle parole che ho sentito usare a sproposito qui, in TV e sui giornali. Spesso avviene in modo ingenuo, cioè per mancanza di dimestichezza e attenzione, senza l'intento di abbindolare il pubblico. Ma anche basta! 2/
Il gergo ha la sua raison d'être nella scienza militare e nel nostro bisogno di "capire e se possibile dirigere la guerra". Usando questo linguaggio tecnico, i commentatori ammantano i loro punti di vista di pretese scientifiche senza fare divulgazione scientifica. 3/
In Italia il problema è acuto: la guerra e la strategia si studiano poco e male da generazioni. E questo è il colmo per un paese che **per secoli** ha dettato all'Europa idee, canoni e linguaggio dell'arte della guerra. Per saperne di più, si leggano N. Labanca e V. Ilari. 4/
La geopolitica può essere un 'nobile' approccio scientifico. Molto più spesso da noi passa come una pratica discorsiva usata da giornalisti ed esperti--un modo di raccontare le grandi strategie. Ne ho parlato fino alla nausea su Twitter e qui:
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Tale discorso usa concetti politici e militari con molta nonchalance. Non stupisce, dato il disinteresse per tutto ciò che attiene all'accademia e alla teoria ostentato (anche in toni irrisori) da certi commentatori geopolitici. 6/
Ecco che la settimana prima dell'invasione dell'Ucraina, giornalisti (ed accademici non specialisti militari) parlavano di "escalation" americana. Il termine è vago, non rientra nemmeno nel vocabolario del Min. Difesa USA. Puoi salire i gradini verso la guerra in tanti modi... 7/
Ma se hai 190mila soldati russi e mezzi di ogni tipo ammassati tutt'attorno all'Ucraina, se hai Putin fare dichiarazioni al vetriolo.. ci vuole una tesi di partenza dogmatica per intendere le parole di Biden come "escalation". Chi sale di grado e chi può fare un passo in giù? 8/
Veniamo a Caracciolo che parla di "guerra per procura". È chiaro che l'Ucraina abbia bisogno delle nostre forniture di armamenti per sostenere una guerra convenzionale. 9/
Senza le nostre armi, gli ucraini continuerebbero probabilmente a combattere in modo irregolare (stile guerrilla tanto per intenderci). L'esercito russo occuperebbe un territorio più vasto di oggi e forse avrebbe insediato un governo fantoccio. Siamo nei controfattuali... 10/
Ma il punto flou che ci confonde è che una "guerra per procura" implica l'idea di agente e sponsor. L'idea cioè che gli ucraini facciano il 'lavoro sporco' sul piano tattico-operativo per realizzare gli obiettivi strategici-politici dei loro committenti americani. 11/
Ora volendo vedere le cose dal punto di vista del giocatore di Risiko (à la Caracciolo) è chiaro che l'Ucraina stia sfiancando l'esercito russo. Sì, per un certo verso fa il nostro gioco--noi, col didietro al sicuro. Ma non significa che l'Ucraina sia il nostro cagnotto. 12/
Caracciolo ha un approccio tipico di una certa geopolitica stanca che pretende di raccontarvi "il mondo così com'è" con il distacco del perspettivismo cartesiano: dal suo bel panottico vede tutto e bolla le cose a piacere, con pretesa oggettività. 13/
Ecco fioccare le mappe dalle etichette più improbabili. Caracciolo *vede* le cose dall'alto, le *situa* su una mappa immaginata, le *cita* in una tesi (per dirla con la critical geopolitics: sight, site, cite). Dà rappresentazioni del mondo più realistoidi che naturalistiche. 14/
Questo mondo ""osservato"" è un costrutto che si presta benissimo ad una teoria preconcetta--in questo caso: è tutto un "grande gioco" tra USA e Russia. L'Ucraina è solo una pedina sullo "scacchiere". (Lo sentite il brivido del narcisismo linguistico con cui vi solleticano?) 15/
Tornando coi piedi per terra e prendendo la prospettiva *degli Ucraini*: la lotta non risponde a nessuna strategia USA. Combattono una guerra di liberazione. Il comando politico-militare del conflitto sottende unicamente alla strategia di Kiev. Ma quale procura americana? 16/
Altra parola gergale abusata dalla 'geopolitica pop': la "strategia". Un amico twitterado m'ha girato un podcast in cui Dario Fabbri illustra una concettualizzazione bislacca del termine. (v. episodio su Pericle) group.intesasanpaolo.com/it/sezione-edi…
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Fabbri imbastisce una supercazzola esposta con coerenza e assertività. È di una chiarezza ammirevole. Ma offre un concetto completamente divorziato dalla storia del pensiero strategico--da come la strategia è stata codificata per secoli nella letteratura militare. 18/
Per Fabbri la strategia "è una linea che va da A a B", "esiste di per sé" e "bisogno solo saperla riconoscere". Mi è uscito Clausewitz fuori da un'emicrania! :) La strategia è un'arte, nasce sui libri come concetto educativo. 19/
È un sapere codificato in una letteratura che mira ad instillare nel lettore la virtù aristotelico-tomistica della prudenza militare. Ci aiuta a trovare il comportamento migliore in modo creativo. Un'arte aperta, la sua prassi emerge in modo proteiforme, non lineare. 20/
La strategia è notoriamente un concetto ambiguo ma Fabbri ha creato un mostro che è l'esatto contrario delle basi dell'ontologia strategica. 21/
Per lo meno F. non forza una tesi manipolando un concetto (come negli altri due suddetti esempi). Ma ci "dis-insegna" il concetto stesso alla base della materia che dovremmo studiare in questi mesi prima di opinare e contribuire al dibattito pubblico sulla guerra. Peccato. 22/
Ho fatto solo tre esempi che secondo me mostrano bene quanta confusione si faccia nel nostro discorso pubblico sulla guerra. Purtroppo la geopolitica pop, modo discorsivo che domina la comunicazione su questa materia, confonde più che illuminarci. 23/
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Si dà per scontato che dovremmo preoccuparci di non umiliare/rovesciare Putin. Si teme che il regime post-Putin debba essere per forza peggio, che arriverebbe un’ondata autoritaria e ultranazionalista—più del regime attuale? Dubito. 1/9
La Russia ha avuto un solo capo per 20+ anni mentre si è fatto il vuoto di leadership intorno a Putin: restano solo comprimari leali, miliardari impopolari, teppisti incapaci di governare… di uomini forti e/o statisti nemmeno l’ombra. 2/9
Nessuno avrebbe il potere, l’autorevolezza, i contatti, l’esperienza, le competenze, le dark arts e forse nemmeno la volontà per rimpiazzarlo ed imporsi come autocrate indiscusso. 3/9
:::Strategia russa e gergo:::
:::TLDR: Diffidate dei paroloni:::
"Dottrina Gerasimov, misure attive, maskirovka, profondità strategica, corsa ai mari caldi, guerra ibrida, infowar, Terza Roma, arte operativa russa, escalate to de-escalate, Dugin, le barriere orografiche" 🧵 1/15
Queste parole esotiche e sexy servono all'analista ad accreditarsi come specialista di Russia e a specchiarsi. E servono a fare sentire brillante chi legge senza però favorire una sua lettura intelligente (consapevole e critica) della realtà. Vanno usate/lette con giudizio. 2/15
La divulgazione si riduce spesso ad uno sfoggio di erudizione ed un esercizio di retorica. Ci si illude che le suddette nozioni bastino a raffigurare la realtà... basta inserirle in una trama logica ed adornarle con un contorno storico ed ecco "dipinta" la trama strategica. 3/15
::: Comando militare russo ::: Qualche appunto sui primi 8 mesi di guerra :::
TLDR: La struttura di comando russa è piena di problemi e i risultati si vedono nella qualità dei processi di comando e controllo. 1/15
Per dottrina, la Russia si affida ad una catena di comando molto gerarchica e rigida, con uno "stratega integrale" (individuale o collettivo) al vertice che concentra nelle proprie mani l'informazione e il potere decisionale. Teoricamente: più sai, meglio decidi. 2/15
È l'ambizione del controllo totale del vertice sull'effetto dell'azione ed è un modo di diminuire l'incertezza: si riduce l'iniziativa ai livelli inferiori ed intermedi. 3/15
::: Podcast studi strategici / guerra in Ucraina :::
Per chi vorrebbe approfondire certi temi ancora poco trattati sui media italiani (o trattati superficialmente), ecco qualche suggerimento dei miei podcast stranieri preferiti.👇
I podcast di War On The Rocks sono buoni.
Guardate che ce n'è uno dedicato alla guerra in Ucraina.
(Il sito internet è diventato il maggiore forum di discussione in materia a livello internazionale. Per gli strippati, una membership è d'uopo.) warontherocks.com/podcasts/
Horns of a Dilemma, il podcast della Texas National Security Review (associata a WOTR e al Clements Center) offre alcuni bei programmi. warontherocks.com/category/podca…