Qual è stata, nella storia, la durata media di una guerra?
Una risposta non semplice.
Nel mondo antico e in quello medioevale ci sono state guerre di durata lunghissima.
Nel mondo moderno ci sono state anche guerre lampo, in tedesco Blitzkrieg.
Nel mondo antico sono diverse le guerre di una certa durata.
La Guerra del Peloponneso per esempio.
Venne combattuta in Grecia e nel Mediterraneo tra le due città rivali, Atene e Sparta e i loro alleati.
Durò all'incirca 27 anni, dal 431 a.C. al 404 a.C.
Le Guerre Puniche, che si sono combattute tra Roma e Cartagine per la supremazia del Mediterraneo, sono durate complessivamente circa quarantatré anni.
Ventitré la prima (dal 264 al 241 a.C.), diciassette la seconda (dal 218 al 201 a.C.) e tre la terza (dal 149 al 146 a.C.)
Nel periodo medioevale c’è stata la Guerra dei Cent’anni, che non durò cent’anni, ma di più, dal 1337 al 1453, tra Francia e Inghilterra, con la partecipazione di altri stati.
Tempo dopo ci fu una guerra lunga, molto nota, con milioni di morti: la Guerra dei Trent’anni.
Venne combattuta da quasi tutte le nazioni europee dilaniando l'Europa centrale tra il 1618 e il 1648.
Una delle guerre più lunghe e distruttive della storia europea.
Una parte di questa lunga guerra fa da sfondo alla vicenda dei Promessi Sposi del Manzoni.
C’è però una guerra di lunga durata di cui si parla pochissimo.
Sui libri di storia non c’è traccia e quando se ne parla ci si ferma quasi sempre alla prima fase, alla pace di Caltabellotta del 31 agosto 1302.
Sto parlando della Guerra dei Novant’anni che durò dal 1282 al 1372.
Una guerra combattuta tra gli Angioini di Napoli e gli Aragonesi di Sicilia e i loro alleati.
Come detto di solito i libri di storia accennano solo alla prima parte., quella che terminò con la pace di Caltabellotta tra il Papa e i due contendenti, ignorando gli altri due periodi.
Uno scandito dal trattato di Catania dell’8 novembre 1347 e l’altro, definitivo, di Avignone del 20 agosto 1372.
Come sia possibile che si parli così poco di una guerra durata quasi un secolo resta un mistero.
Ma come ebbe origine una guerra di tale portata?
Le prime avvisaglie si ebbero con la spontanea e generale rivolta della Sicilia.
Il “Vespro siciliano” del 30 marzo 1282 contro gli oppressori francesi.
Gli Angioini avevano occupato la Sicilia nel 1270 vincendo le resistenze dei siciliani capitanate dai fratelli Capece.
Corrado, Giacomo e Marino Capece furono fatti prigionieri e giustiziati.
Gli Angioini volevano la Sicilia per farne una base per la conquista dell’impero bizantino.
Carlo D’Angiò non perdonò mai ai siciliani quella loro resistenza.
Non li onorò mai di una visita ufficiale.
Con l’appoggio della Santa Sede preparò una flotta poderosa con base a Messina, anche per assicurarsi i rifornimenti di grano.
Per i suoi scopi dovette premere tributariamente sulle popolazioni locali, già provate per aver finanziato le avventure militari sveve di Federico II.
E di suo figlio Manfredi.
Carlo d’Angiò impose una nuova moneta, coniata con una lega detta di “biglione”, rame e stagno che gli abitanti dovevano accettare come moneta buona e pagarla come se fosse stata coniata in oro zecchino.
Un vero e proprio furto legale.
Non ti andava bene ed eri un funzionario pubblico? Zac, via la mano destra e confiscati tutti i beni.
Se eri un cittadino comune invece una bella marchiatura in fronte con una moneta arroventata.
I siciliani sopportavano tutto anche perché per legge non potevano possedere armi.
I nobili dovevano ospitare a loro spese i soldati di Carlo d’Angiò.
In pratica mantenere l’esercito che li opprimeva.
I siciliani avevano sopportato precedentemente anche le angherie di Enrico VI di Svevia, che aveva bruciato persino chiese con dentro i fedeli.
Sopportarono i francesi per dodici anni, dal 1270 al 1282.
Poi un giorno si ribellarono.
Accadde il 30 marzo 1282, all’ora dei Vespri, quando un francese, tale Drouet, palpeggiò una donna nei pressi della chiesa di Santo Spirito a Palermo con la scusa di perquisirla.
Palermo insorse al grido rabbioso di “morte ai francesi”.
Una rivolta che trascinò con sé tutta la Sicilia.
In poco tempo gli Angioini furono scacciati dall’isola facendo cadere i sogni imperialistici di Carlo d’Angiò. Non essendo uno stupido si rese subito conto della situazione
La perdita della Sicilia avrebbe sconvolto irreparabilmente la situazione politico militare che aveva nel Mediterraneo fino a quel momento.
Nel frattempo i siciliani, dopo aver cacciato e ucciso tutti i francesi, si erano rivolti a Papa Martino IV per avere la sua protezione.
Protezione che venne rifiutata.
Il Papa non era solo un francese che appoggiava la politica di Carlo d’Angiò, ma quattro cardinali su sette da lui scelti erano francesi.
Due soli gli italiani e un inglese.
I siciliani chiamarono allora in loro soccorso Pietro III d'Aragona.
In quanto sposo di Costanza di Svezia, figlia di re Manfredi, legittima erede del regno siciliano. All’influenza francese sostituirono l’influenza spagnola.
Carlo d’Angiò non si diede per vinto.
Doveva obbligare i siciliani a tornare sotto la signoria angioina.
Per questo li minacciò facendoli scomunicare tutti, il 7 maggio 1282, da Papa Martino IV che a quei tempi non era solo la più alta autorità spirituale del mondo, ma anche la più alta autorità politica.
Dal periodo normanno il Papa era l’alto signore feudale della Sicilia.
Come reagirono i siciliani alla scomunica? Fregandosene della decisione papale.
Carlo d’Angiò le provò tutte per prendersi la Sicilia, a cominciare da Messina, che i francesi avevano eletto capitale dell’isola.
Venne respinto dagli uomini e soprattutto dalle donne della città
Esaurite tutte le strade per riprendersi la Sicilia, Carlo d’Angiò, valoroso guerriero, escogitò un qualcosa di tipicamente medioevale per riprendersi l’isola. Sfidando a duello l’illegittimo (per lui) Pietro III d’Aragona.
La proposta prevedeva un luogo neutro, a Bordeaux in Francia, il 1° giugno 1283.
Accompagnati ognuno da 100 cavalieri la vittoria avrebbe deciso le sorti della Sicilia troncando così l’inizio di una lunga guerra.
Tutto deciso nei minimi particolari, tranne uno.
L’ora del duello.
Fu Pietro III con i suoi 100 cavalieri a presentarsi per primo.
Non trovando il suo avversario, lasciò sul campo le sue insegne dichiarandosi vincitore.
Sul tardi arrivò anche re Carlo con i suoi cavalieri accompagnato pure dal re di Francia Filippo III.
E non trovò nessuno.
Si dichiarò quindi vincitore maledicendo il fellone che non si era presentato.
La guerra tra gli Angioini e gli Aragonesi continuò così fino al 1372.
Una guerra inutile visto che alla fine tutto rimase esattamente come prima.
Napoli agli Angioini e la Sicilia agli Aragonesi.
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Come sono finita su uno dei 10 tavoli della sala I dell’Obitorio?
Il medico legale non è rimasto sorpreso dopo aver visto i fori di sei proiettili calibro 6,35.
Due nella regione scapolare, uno nel petto, uno nel collo e due ai polsi.
Sì, ho cercato di difendermi, e di coprirmi.
Il professor Antonio Gazzaniga ha trovato acqua nei miei polmoni.
Che tenero.
Se ti scaricano un intero caricatore, poi ti tolgono collana, bracciale e borsetta e ti gettano nell’Olona presso il ponte di Via Renato Serra, l’acqua nei polmoni non è nemmeno la cosa più importante
Sono stata uccisa nella notte del 28 gennaio 1953 e ritrovata da alcuni ragazzini che giocavano a pallone lì vicino il mezzogiorno seguente.
Per scoprire la mia identità è bastato confrontare i rilevamenti con i cartellini segnaletici contenuti negli archivi della Questura.
“Nessun fiocco di neve si sente mai responsabile in una valanga.”
(Stanisław Jerzy Lec)
Quelleo che segue è il testo della canzone "Matamoros Banks", cantata da Bruce Springsteen.
Racconta la storia del mio viaggio alla ricerca di un futuro migliore.
“Ogni anno molte persone
muoiono attraversando deserti
montagne e fiumi dei nostri confini meridionali
in cerca di una vita migliore
qui seguo il viaggio al contrario
dal corpo sul letto del fiume
all’uomo che cammina per il deserto
verso le rive del Rio Grande.
Per due giorni il fiume ti tiene giù
poi sali alla luce senza un suono
passi i luoghi di villeggiatura e vuoti
scali di smistamento
le tartarughe mangiano la pelle dai tuoi occhi
così giacciono aperti alle stelle.
Dai via i tuoi vestiti
10 ottobre 1928 – Discorso di Mussolini ai 70 direttori dei giornali.
“Voi vi rendete conto che non poteva avvenire prima, perché solo dal gennaio del 1925, e più specialmente in questi ultimi due anni, è stato approntato e risolto quasi completamente il problema della stampa”.
10 ottobre 1928 – Discorso di Mussolini ai 70 direttori dei giornali.
"Le accuse sulla soffocazione della libertà di stampa, non hanno più credito alcuno. La stampa più libera del mondo intero è la stampa italiana. Il giornalismo italiano è libero perché serve soltanto una causa”
10 ottobre 1928 – Discorso di Mussolini ai 70 direttori dei giornali.
“Non servono il regime coloro i quali non tengono la misura della dignità di fronte agli stranieri, sia quando sono ospiti dell’Italia, sia quando esprimono giudizi sul Regime, su Mussolini.”
Il 27 febbraio vi ho raccontato dei clandestini italiani che pur sapendo di rischiare la vita cercavano di attraversare il confine francese alla ricerca di una vita migliore.
Le guide li chiamavano “fenicotteri” perché sapevano che prima o poi avrebbero spiccato il volo.
Sapevano che “sperdutosi il tratturo dei Sette Cammini tra le erbe e la pietraia li aspettava il volo verso la morte".
Questa sera vi parlerò dei viaggi della speranza di milioni di italiani verso le Americhe.
Spesso su navi carretta di terza classe
Non erano certo barchini o carrette del mare, ma quei viaggi della speranza erano veramente sicuri?
E allora una domanda sorge spontanea.
Perché avevano tutti una paura folle di salire su quelle navi e fare quel viaggio?
Giudicate voi.
La fate facile voi.
«Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo, ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso».
Averlo saputo prima non saremmo certo partiti quel giorno. Io e il mio amico, intendo.
Saremmo rimasti nel nostro Paese, il Ghana, a spaccarci la schiena lavorando 10 ore al giorno nelle miniere d’oro per mettere un pezzo di pane sotto i denti.
Il Ghana allora, nel 2002, era uno dei maggiori produttori d’oro al mondo.
Qualcuno di voi è mai venuto a controllare che in violazione delle leggi Internazionali molti bambini ghanesi lavorano e muoiono ancora oggi nell’estrarre l’oro?
Mi chiamo Mario.
Nel 1961 avevo 26 anni e facevo il panettiere.
Il negozietto che avevo a Bagno a Ripoli non mi permetteva di tirare avanti decorosamente.
Ero disperato e per quello presi quella decisione.
Lasciare i miei affetti per cercare un futuro migliore in un altro Paese
Qualcuno diceva che era inutile rischiare di morire.
Bastava avere un visto sulla carta d’identità per andare in Francia.
Già, peccato che per quelli come me niente visto.
Noi “miserabili” non avevamo i soldi per fare il turista o per avere un lavoro di là dal confine.
Ricordo che era il 30 dicembre.
Avevo preso il treno da Firenze verso Ventimiglia.
Poi in autostop verso Grimaldi.
Perché da Grimaldi partiva il Sentiero della Speranza. Tra Grimaldi e Garavan c'erano due sentieri che si riunivano all’altezza della linea della frontiera.