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Mar 13, 2023 23 tweets 6 min read Read on X
Ha praticato con successo la medicina e l’ingegneria ed è fonte di ispirazione per milioni di persone in tutto il mondo, ma se avesse ascoltato i suoi insegnanti avrebbe dovuto lasciar perdere la scienza e la tecnica. È Mae Jemison, la prima astronauta afroamericana.

(continua)
Mae Carol Jemison nasce in Alabama nel 1956, ma cresce a Chicago. Fin da bambina mostra interesse per la scienza e quando vede nella serie televisiva Star Trek il tenente Uhura interpretato da Nichelle Nichols, afroamericana come lei, si appassiona anche allo spazio.
(continua)
Sono gli anni del programma Apollo: tutti sono entusiasti per lo sbarco sulla Luna, ma a lei dà veramente fastidio che non ci siano astronaute donne. Non sa ancora che sarà una delle prime.
A otto anni inizia a studiare danza e pratica diversi generi, dal balletto classico alla danza africana e giapponese. A quattordici anni fa un provino per il ruolo principale di Maria nel musical West Side Story, ma viene scelta come ballerina di riserva.
I genitori incoraggiano il suo amore per la scienza: una volta quando le si infetta un dito dopo una ferita la madre oltre a curarla ne approfitta per farle fare una ricerca sul pus.
Non fanno altrettanto gli insegnanti: all’asilo, quando dice che da grande vuole fare la scienziata la maestra risponde «Intendi l’infermiera, giusto?»
All’università le stesse domande che vengono trattate con sufficienza quando provengono da lei sono elogiate come molto intelligenti quando le fanno i suoi compagni maschi e bianchi. Ma lei va avanti per la sua strada e dimostrerà di avere una marcia in più di tutti gli altri.
È infatti una studentessa eccezionale e si porta avanti di diversi anni: inizia le scuole superiori a 12 anni e l’università (alla prestigiosa Stanford) a 16. Verso la fine dell’università è indecisa se tentare una carriera da ballerina o studiare medicina.
Sua madre la convince a scegliere la seconda strada e a mantenere la danza come hobby. «Puoi sempre ballare se sei un medico, ma non puoi fare il medico se sei una ballerina.»
A Stanford prende due lauree triennali, in ingegneria chimica e in studi africani e afroamericani.
Si laurea anche in medicina alla Cornell University di New York ed entra a far parte dei Peace Corps, un gruppo di volontari creato dal presidente Kennedy che fornisce assistenza medica nei Paesi in via di sviluppo. Presta servizio in Liberia e in Sierra Leone.
Durante questo periodo, un volontario si ammala e un altro medico gli diagnostica erroneamente la malaria. La condizione del volontario peggiora rapidamente e Jemison si convince che si tratti di meningite, da curare immediatamente in Europa.
Richiede un aereo dell’aeronautica militare per trasportare il volontario in Europa, al costo di 80.000 dollari. L'ambasciata mette in dubbio la legittimità della richiesta ma Jemison risponde: «Non ho bisogno del permesso di nessuno per una decisione medica.»
Quando l'aereo arriva in Germania con Jemison e il volontario a bordo, è rimasta con lui per 56 ore. È proprio meningite, ma grazie a lei il paziente sopravvive.
Nel 1985 si candida come astronauta alla NASA, ma dopo il disastro dello Shuttle nel 1986 la selezione viene rimandata. Nel 1987 ci riprova ed è tra i 15 prescelti, su oltre 2000 candidati.
Nel 1989 viene scelta come specialista di missione per il volo dello Shuttle STS-47, che avviene nel 1992. È la prima donna afroamericana ad andare nello spazio. Durante la sua permanenza sullo Shuttle compie diversi esperimenti medici.
A ogni turno inizia le comunicazioni con la frase «Frequenze di chiamata aperte», una citazione da Star Trek.
Nel 1993 lascia la NASA. Lancia una fondazione a cui dà il nome della madre e crea diverse aziende private in settori legati allo spazio. È determinata a sfruttare la notorietà guadagnata come astronauta per promuovere diverse cause:
l’alfabetizzazione scientifica, in particolare nei confronti delle minoranze, il riscatto della comunità afroamericana, il miglioramento della sanità nel Terzo Mondo.
Sempre nel 1993 diventa protagonista della trasmissione che l’ha ispirata a diventare astronauta: è il tenente Palmer in un episodio di Star Trek. Sul set a vederla c’è anche Nichelle Nichols, il suo idolo da ragazza.
Ma la celebrità non la mette del tutto al riparo dalle discriminazioni. Nel 1996 denuncia un poliziotto texano per brutalità, dopo un fermo che le procura diversi lividi e una ferita alla testa. Dopo un’inchiesta interna il poliziotto viene assolto.
Nel 2017 diventa un personaggio LEGO insieme a Margaret Hamilton, Sally Ride e Nancy Roman.
Nel 1992 la sua scuola superiore la celebra. Gli studenti la acclamano come una rockstar. Lei si commuove e li ringrazia con queste parole: «Non ascoltate le persone che vi vogliono limitare a causa della loro immaginazione limitata.» Lei non si è lasciata limitare.

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